Recensione a Odio i lunedì di Diego Giachetti
Riprendiamo una recensione di Giuseppe Muraca a Odio i lunedì. Con Vasco Rossi negli anni Ottanta di Diego Giachetti, prima pubblicazione del marchio editoriale MachinaLibro.
Il testo è originariamente comparso sul numero 105 della rivista cartacea «Dalla parte del torto».
È possibile acquistare il libro sul sito machinalibro.com.
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Lo storico torinese Diego Giachetti è uno dei maggiori studiosi del ’68 e dei movimenti degli anni Sessanta e Settanta su cui ha scritto numerosi volumi e articoli, alcuni dei quali sulla musica beat e sui gusti e le tendenze musicali dei giovani. In questo ultimo libro discute di e con Vasco Rossi (è il terzo a lui dedicato, e uno a Caterina Caselli), ma diciamo subito che non è solo un libro di analisi e di critica musicale, ma anche (se non principalmente) un saggio storico-politico scritto con uno stile fluido e accattivante, un libro di grande passione e di amore per la musica (e non solo) che si legge d'un fiato. Nella bella intervista iniziale, raccolta dallo stesso Giachetti e dalla sua compagna Carla Pagliero, la rockstar italiana, nel ricostruire gli anni della sua formazione e del suo apprendistato (figlio di un camionista e di una casalinga, dice che voleva iscriversi al DAMS di Bologna ma che per volere del padre si è iscritto in Economia e Commercio per poi passare a Pedagogia indirizzo psicologico e infine abbandonare l’Università) afferma, tra l’altro, di volersi porre oltre la «stagione dei movimenti» e dell’impegno, oltre le ideologie e del «tutto è politica»; di aver rifiutato un lavoro sicuro in banca per dedicarsi interamente all’attività artistica, di abborrire quindi il tempo del lavoro alienante e di amare il tempo di vita, il tempo della libertà, della festa e del divertimento e per questo odia i lunedì (da qui il titolo del libro) quando si riprende a lavorare e ad andare a scuola. E sono affermazioni di straordinaria importanza che innervano tutta la sua «filosofia», la sua concezione della vita e dell’arte e quindi fondamentali per comprendere la sua personalità, la sua musica e le sue scelte di vita.
Dopo questo dialogo iniziale l’autore del libro ricostruisce le diverse tappe dell’iter artistico di Vasco Rossi inquadrandolo nel contesto della società italiana degli ultimi cinquant’anni, partendo dal discorso dei suoi modelli (i Rolling Stones e Lucio Battisti, per fare solo due nomi). Infatti quello di Giachetti si può considerare un lungo viaggio attraverso gran parte della storia dell’Italia repubblicana e delle nuove generazioni, dagli anni sessanta agli anni duemila, con puntuali ricostruzioni dei movimenti sociali che hanno attraversato questo lungo periodo: scorre il film della nostra generazione dagli anni della controcultura e delle grandi mobilitazioni di massa, del movimento per i diritti civili e sociali e del femminismo, della crisi della nuova sinistra e delle grandi utopie, il settantasette e il governo di unità nazionale DC-PCI, del terrorismo e del delitto Moro, e poi del riflusso e del ritorno al privato, della restaurazione e della repressione di stato, gli anni di Craxi, della modernizzazione capitalistica, del consumismo di massa e dell’omologazione culturale, il movimento dell’85 e della Pantera, la fine del socialismo reale e del PCI, Tangentopoli e l’avvento di Berlusconi, che conclude la fine della prima Repubblica, la crisi della politica e dei partiti tradizionali, con un senso di vuoto e la fine di ogni certezza. A questo quadro storico-sociale molto complesso e articolato corrisponde l’evoluzione artistica di Vasco Rossi che con le sue canzoni ha percepito e interpretato le aspirazioni, le idee, i sogni, le illusioni e le inquietudini di diverse generazioni. Il racconto di Giachetti procede in maniera suggestiva, con un intreccio perfetto tra biografia, musica e storia sociale. Alla fine del viaggio siamo arrivati così al nostro triste presente, con un profondo senso di solitudine che ci pervade, una solitudine generale, un male di vivere, ma Vasco non si arrende, malgrado la fatica del vivere quotidiano, e cerca di rompere il silenzio con le parole e le note delle sue canzoni:
E mi ricordo chi voleva
Al potere la fantasia
Erano giorni di grandi sogni sai
Erano vere anche le utopie, eh
Stupendo,
Voglio trovare un senso a questa vita
Anche se questa vita un senso non ce l'ha…
Un senso
Strano per uno che aveva dichiarato di fregarsene della politica! A settant’anni suonati egli ha ormai raggiunto un successo di molto superiore delle grandi voci della musica internazionale: malgrado tutto, infatti, riesce a riempire gli stadi con centinaia di migliaia di persone che lo seguono e lo considerano un mito, ma c’è voluto tanto lavoro. E allo stadio attuale della sua lunga e faticosa ricerca che cosa rimane? Alcune delle più belle canzoni della musica italiana contemporanea e la speranza e la fiducia che «Domani è un altro giorno, arriverà».
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Giuseppe Muraca è docente di lettere e saggista. Ha fondato e diretto la rivista «L’utopia concreta» e ha fatto parte della direzione delle riviste «InOltre» e «Per il ’68» e della redazione del giornale «Ora locale». Ha pubblicato vari libri, tra cui Utopisti ed eretici nella letteratura italiana contemporanea (Rubbettino, 2000) e Luciano Bianciardi, uno scrittore fuori dal coro (Centro di Documentazione di Pistoia, 2011); Piergiorgio Bellocchio e i suoi amici (ombre corte, 2018); Passato prossimo (ombre corte, 2019). Ha collaborato e collabora a numerosi giornali e riviste, tra cui «il manifesto», «Lotta continua», «Il Grandevetro» e «Dalla parte del torto».
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