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senza cominciamento (variazioni rohmeriane)



Pubblichiamo una poesia di Lorenzo Mari, autore che sarà presente al Festival 6 di DeriveAprrodi che si terrà il 9, 10 e 11 giugno a Bologna.


* * *


Non è l’ora blu

e manca ogni traccia

di cominciamento.

Solo le ossa – fuori,

giù – a prender fresco:


un libro che è come

un ventaglio e senza

un cominciamento

eccole iniziarsi

ecco: già iniziate.


Già sono parole –

dicono tra loro,

e di loro stesse

dicendo tutto –

per quel che valgono.


Per quel che valgono

sono da scambiare

con moneta: presto,

e bella e sonante.

Un gran bel guadagno.


E questo sempre anche:

predicando fame.

Predicando vuoto.

Predicando niente.

Per dire: potere.


Il potere è il suono.

Il potere è il gioco

del ventaglio o del

libro aperto, del

libro chiuso – non


il respiro, non

l’aria storta, non

il corpo, e ancora

non il niente, e non

il vuoto ecc. ecc. ecc.



senza alcun cominciamento


quel che è fuori è tutto fuori


perse case e altre sponde


cose scarse e altre menti


ossa esili e carni grasse


genti rade e rime grevi


fronti aperti e guerre sparse –


basso il fiume eppure enorme



moltitudo non contiene:


mai contenuto, e senza


flebile traccia di impulso


spazio o cornice – è certo,


là fuori, là sì che esiste


moltitudo che è distratta


già in fuga – nessun confino –


la moltitudo, e sempre



tutte: parlate e vissute


sono atomi, ed esistono


porte ecco: rimaste aperte


un altro modo di mondo


nel modo dei mondi della


genealogia che è


invisibile altrettanto


fragile però su un altro



versante che già da qui


si scorge composto in ombra



diceva che la sostanza nella quale si ripeteva


con esattezza è quella dove non meglio


ma più disperatamente cercava di uscire



da sé, e altrettanto, di non morire, o peggio:


era qualcosa del genere, come eco eco ahimè ripeteva


con un lungo respiro, poi, sfuggito – senza per questo



arrischiarsi mai per un momento


a fare un salto, a dire


ma, di fatto, insisteva:



non è che qui

esista poco


futuro, è molto e diverso

diverso e molto ma uno


è l’ombra e uno poco più in là

è l’ombra e all’oscuro: uno si fa


prendere dalle cose, e al muro si fa

prendere la mano


e si fa: scrivere ancora

e si fa: divagare, e aumentare


e diminuire l’intervallo –

si fa,


quel che è cancellato

è anche il morituro, si fa:


non si distinguono più

le direzioni del canto


o dell’altro, la fame

non si sa


dov’è

il diavolo: nei dettagli – dicono –


nei figli – dicono –

si


fa – comunque –

lo stesso




capiterà ora o non capiterà: non più

che finisca il mondo ovvero continui: oh

vero sempre continuerà a finire: disse

“per la precisione, serve la fine”: oh

come sarebbe bello non sapere – ma

creare – né finire né iniziare: né

dire: questo – infine – può poi essere: su

o giù – dentro oppure fuori – vero: è sì

eh – le ossa – sì – creare, altro: l’ora blu:


Immagine

Thomas Berra


* * *


Lorenzo Mari (Mantova, 1984) vive e lavora a Bologna. Ha pubblicato alcuni libri di poesia, tra i quali i più recenti sono Querencia (Oèdipus, 2019) e Soggetti a cancellazione (Arcipelago Itaca, 2022), e alcuni saggi, tra cui Il taccuino dell’intellettuale. Disegno e narrazione nell’opera di John Berger (Mimesis, 2020). Traduce dall’inglese e dallo spagnolo, come nel caso del saggio Riot Sciopero Riot. Una nuova epoca di rivolte (Meltemi, 2023) di Joshua Clover e del libro di poesia Trilce di César Vallejo (Argolibri, 2021). Ha curato l’edizione italiana di ZURITA. Quattro poemi di Raúl Zurita (Valigie Rosse, 2019) nella traduzione di Alberto Masala.

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