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La crisi della politica in Occidente. Intervista inedita a Mario Tronti (II)



La crisi della politica in Occidente
Immagine: Deimantas Narkevicius, Galva (The Head), 2007, courtesy Museo Reina Sofia, Madrid

L’11 maggio 2023 il giovane studioso Andrea Ampollini poneva a Mario Tronti questioni importanti: dalla neutralizzazione del conflitto amico-nemico alla deriva anti-politica, dalla guerra alla vocazione weberiana, dal movimento operaio alla sinistra, dal destino del progetto europeo al compito catecontico della politica. Si tratta dell’ultima intervista a Tronti, da leggere, ascoltare e riflettere insieme al suo dialogo con Adelino Zanini. L’intervista, nella sua forma scritto, costituisce l’appendice della nuova edizione de La politica al tramonto (DeriveApprodi, marzo 2024), in questi giorni in libreria.

Qui la prima parte della videointervista.


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Domanda 5: Sempre ne La politica al tramonto, affermava: «Il movimento operaio non è stato sconfitto dal capitalismo. Il movimento operaio è stato sconfitto dalla democrazia». Potrebbe gentilmente chiarire il significato di quest’affermazione? Crede sia ancora possibile oggi, in assenza di un’organizzazione in classe della «rude razza pagana», parlare di un «punto di vista operaio»?




Domanda 6: «La competizione nel triangolo Washington-Pechino-Mosca investe il resto del pianeta». La guerra minaccia di ingrandirsi. Se la rissa tra le grandi potenze non verrà presto sedata, «la marea del caos s’alzerà fino a investire le avanguardie dell’invidiabile

umanità boreale». In questo momento, «noi europei abbiamo perso. Tutti, chi più chi meno». La tragedia bellica sembra rivelare, ancora una volta, la totale inconsistenza del «progetto europeo». Quale futuro toccherà a ciò che Paul Valéry chiamava «un petit cap du continent asiatique»? E per quanto riguarda, nello specifico, l’avvenire della penisola italica?




Domanda 7: Nel ricostruire la storia del concetto di crisi, Reinhart Koselleck si è soffermato, tra gli altri, sull’antico significato teologico del lemma: nel mondo cristiano, la parola κρίσις rimandava al Giudizio universale, quindi all’abbreviazione del tempo che avrebbe preceduto la fine del mondo. Proprio a partire da tale accezione, Koselleck ha elaborato la sua critica della modernità, evidenziando il ruolo svolto dalla versione secolarizzata della κρίσις teologica nelle filosofie della storia di stampo illuministico.

Tuttavia, in uno dei suoi saggi, lo storico tedesco ha affermato: «L’abbreviazione cosmica del tempo, che nel linguaggio mitico doveva precedere il giudizio universale, oggi può essere verificata empiricamente come abbreviazione delle conseguenze storiche degli eventi»; inoltre, «la potenza autodistruttiva dell’umanità autonoma si è moltiplicata», cosicché si pone la questione se il modello teologico della crisi «non abbia ottenuto più possibilità di realizzazione di quante non ne abbia mai ottenute prima in passato». Le pare plausibile l’ipotesi di una crisi dai contorni apocalittici? Crede, come Koselleck, che la politica dovrebbe svolgere un compito «catecontico», in modo da frenare e anticipare la catastrofe imminente?




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Andrea Ampollini ha studiato filosofia a Bologna, Lovanio e Milano. Sotto la supervisione di Andrea Tagliapietra e Alberto Burgio, ha lavorato a una tesi magistrale sull’idea di crisi nella modernità europea, la quale si è aggiudicata, nel 2023, il premio di laurea indetto dall’Istituto Gramsci della Sardegna e dal Centro di studi internazionali gramsciani (GramsciLab). É stato borsista presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli e ha collaborato con l’Università di Urbino nell’ambito del progetto «Genesi e sviluppo del neo-marxismo europeo». Attualmente, grazie a una borsa di studio, si trova a Vienna, dove si occupa di storia concettuale e storia del pensiero politico.

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