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Decedere (deceduti)

Guarda non c’è acqua nella martesana

come mai, come mai... ci avranno sepolto

i morti sul lavoro dell’expò ci avranno!,

prosciugano sotterrano e rifanno scorrere

l’acqua sopra, non c’è da stupirsi, no...

guarda riemergeranno prima o poi,

guarda sta già succedendo, là un braccio

e più giù una gamba, verranno fuori

sempre più, insieme l’esercito dei morti,

lavorando, ai loro piedi attaccati dei cartellini

c’è segnato il mestiere che facevano, guarda,

dicon che fu per dar fiato alle pompe funebri,

guarda come il piede è gonfio e sta per esplodere,

scarpe troppo strette per il defunto, eppur si muove,

eppur si muore ma mica più d’una volta per vita,

se capita non ci pensi più, ma chissà cos’è preso a loro,

guarda come si muovono tutti sbilenchi per i traumi

che non hanno potuto comporre, cosa fanno, cosa fanno...

ricordano l’odore di sugo che si diffondeva nell’obitorio

dalla vicina mensa dell’ospedale e loro fame hanno...



Decedere (decedendo)

Era il regno dei morti a misurarmi i passi,

non voltarsi mai non puntare gli occhi mai

addosso a tutti ’sti morti in giro premio,

sono qui di passaggio, penso ma non dico,

non ho mai avuto il culto dei morti e sì

mi è morto ogni culto, – perbacco voi altri

mantenere le distanze, please! accidenti!

mi son candidato a spartire i cadaveri

al loro arrivo nell’aldilà e son stato preso,

non potevo più non guadagnare nulla,

– rispetto voi altri, dannazione! a me ancor

non tocca, quando sarà il giusto momento

l’ultimo programma a cui mi son iscritto

prevede che le telecamere siano nella bara,

sì, nella mia cassa da morto per farmi vedere

la decomposizione in diretta, l’ho dovuto fare

quando mi hanno cacciato via dalla magna aula

ad anfiteatro dove mostravo i cadaveri,

i loro difetti, le loro impreparazioni, loro

appena defunti, tra una folla plaudente,

il tempo indeterminato non è di questa terra,

lavoretto precario in somministrazione

– ehi voi, rispettate la fila, manco da morti!

incredibile...


Immagine: Thomas Berra, Untitled, 2012


* * *


Paolo Gentiluomo suonò musica industriale, performò in ogni dove finendo persino a danzare, scrisse assai, assai lesse, cosse e infine prolassò. I libri: Logoi spermaticòi (Altri Luoghi, 1990), Novene irresistibili (Periferia, 1995), Catalogo (Zona, 1998), il manualetto per ragazzi Poemificio (D’If, 2003), Dice con quanti denti quest’amor ti morde (Mazzoli, 2005), La ragion totale (Zona, 2007), il romanzo Lo smaltimento (Round Robin, 2010), Manuale Portatile per la Devozione del Fertile Gaudio (Sartoria Utopia, 2012 e 2015), L’onnivoro digiuno (Oèdipus, 2014), Numeri dei matti (Zona, 2021).



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