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Comporre il mosaico

Report della prima assemblea di Doc(k)s


metronomo

Domenica 24 settembre all'interno del Festival Kritik 00 si è tenuta la prima assemblea di Doc(k)s, di cui pubblichiamo il report.

Qui l'articolo che spiega il progetto complessivo.


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La prima assemblea di Doc(k)s, che si è tenuta domenica 24 settembre all’interno del Festival Kritik, è stata animata da una ricca discussione pubblica. Gli interventi, in presenza e da remoto, si sono succeduti per un paio di ore e hanno contribuito a disegnare, come tessere di un mosaico, il profilo della nuova progettualità di Doc(k)s. Ne è emersa un’immagine composita, ricca e in-definita ovvero nitida e al contempo in divenire. D’altronde la scommessa, ripresa dal primo progetto Doc(k)s che si è chiuso nel 2018, di una «strategia di indipendenza culturale» all’altezza dei tempi può essere vinta solo se si avvia un processo aperto all’incontro, che necessariamente dovrà funzionare per prove ed errori. Il concetto che più volte è ritornato nel corso della discussione infatti è stato quello di prototipo: la sperimentazione di forme e contenuti batterà il ritmo dei prossimi importanti passi.


Fare carovana: le riviste indipendenti

Come abbiamo già scritto nel testo di presentazione dell’incontro pubblico, siamo convinti che all’evidente desertificazione del nostro tempo ci sia un’alternativa che vive nel pullulare silenzioso delle nostre città piccole e grandi, di attività e sperimentazioni culturali, politiche e sociali. Si tratta di oasi nel deserto, che a volte si trasformano in lavoro, altre assumono una qualche forma associativa, altre ancora resistono nell’informalità. Tutte però sono animate dall’impegno, dalla cura, dal desiderio e dalla competenza di chi, in forma collettiva o individuale, le porta avanti immaginando un modo diverso di fare. Tra queste oasi Doc(k)s intende fare carovana. Per attraversare il deserto abbiamo bisogno di costruire connessioni, scambi e incontri e per pensare il futuro al di là del catastrofismo abbiamo bisogno di parole e immagini nuove o forse solo da scoprire lì dove già esistono, a cui dare l’importanza che meritano. Nel corso dell’incontro alcuni interventi hanno dato maggiore concretezza all’idea della carovana proponendo la costruzione di un percorso di connessione tra le tante riviste indipendenti, digitali e cartacee, che nascono e spesso muoiono nei circuiti più o meno formali della produzione culturale. Torneremo più diffusamente su questa proposta, qui ci limitiamo a sottolineare come le riviste, quantomeno a partire dal Novecento, hanno ricoperto un ruolo fondamentale nel campo artistico, letterario e politico per la loro capacità di narrare il proprio tempo con nuovi punti di vista e di squarciare il velo del proprio presente per lasciare intravedere le possibilità nascoste in esso. In altre parole le riviste hanno sempre svolto una funzione di avanguardia. Riteniamo che ancora oggi ci sia bisogno di chi si spinge in avanti oltre il deserto per mappare nuovi territori. Per questo la nostra prima carovana partirà dalle riviste.


Potenza del sapere e della formazione: l’Università parallela

A dimostrazione della centralità dell’ambito della formazione, il progetto dell’Università parallela ha suscitato moltissimo interesse soprattutto da parte di studenti e studentesse che hanno sottolineato come nell’Accademia, ma il discorso può essere esteso agli altri livelli del ciclo di istruzione, si esperisca una diffusa perdita di senso a causa di una trasmissione di saperi sempre più dequalificati e di una didattica sempre più impoverente. Questa forma di banalizzazione della formazione – che andrà indagata in una prospettiva storica e politica – interessa anche il lavoro dei docenti. Per questa ragione l’Università parallela nasce all'interno di comunità di progetto, una communitas che coinvolge insieme docenti e discenti nella produzione di discorso e, dunque, nell’organizzazione delle attività formative, oltre la gerarchie che segnano la più tradizionale produzione dei saperi, sfruttando le potenzialità di una piattaforma digitale in via di costruzione. Ai tre dipartimenti già annunciati (Arti e Scienze, Studi umanistici e sociali, Inchiesta e Conricerca) se ne aggiungerà un quarto dedicato all’operaismo. Lo scopo di quest’ultimo non è quello di costruire una scuola dell’operaismo poiché questa corrente del pensiero marxiano non può essere cristallizzata in un rigido canone teorico, bensì quello di tenere insieme diverse generazioni di figure intellettuali e militanti, le più vecchie delle quali hanno fatto la storia dell’operaismo, proprio per sperimentare e mettere alla prova del presente un metodo di lavoro e di ricerca. D’altronde il fuoco della tradizione per essere custodito deve continuamente essere alimentato.

Agire insieme L’invito ad agire insieme è stato il principale leitmotiv di questa prima assemblea pubblica. Nella discussione, agli strumenti progettuali più sopra menzionati, si è accennato anche alle microlibrerie che – come l’esperienza del Punto Input di Bologna ci segnala – possono rappresentare il prototipo di uno spazio materiale e immateriale di aggregazione sociale, di confronto e di discussione e alla collana Doc(k)s, presso la casa editrice DeriveApprodi, che ha bisogno di essere completamente rinnovata e che può diventare da un lato l’amplificatore del progetto, dall’altro il mezzo con cui costruire altre connessioni e narrazioni del nostro tempo.

Alberto Magnaghi che con le parole di stima e amicizia di Aldo Bonomi e Sergio Bianchi, abbiamo voluto omaggiare nella giornata inaugurale del Festival Kritik, in una bella e ricca intervista, rilasciata nel 2001 e poi confluita nel volume Gli Operaisti pubblicato da Derive Approdi, interrogato sui limiti e le ricchezze del movimento della fine degli anni Settanta notava: «nascono tutta una serie di esperienze propositive, i discorsi sulla salute ambientale, sui problemi dell’alimentazione, cominciano le tematiche sull’ecologia, nascono le ipotesi di produzione biologica, nascono i discorsi di un diverso rapporto di cura del territorio e dell’ambiente, nasce il movimento femminista e quindi c’è tutto un discorso di trasformazione dei rapporti di convivenza, di relazione, di nuove problematiche comunitarie. Quindi, nascono le istanze identitarie, rinasce un discorso di comunità che riguarda le esperienze di autorganizzazione nei quartieri, nel territorio e via discorrendo». Alberto aveva compreso che l’antidoto alla desertificazione è già presente nel tessuto sociale, scorre nei suoi circuiti produttivi e nelle tante forme del fare, che chi non si accontenta di quello che c’è già sperimenta con dedizione. Da qui Doc(k)s intende partire.


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Doc(k)s è un'associazione di promozione sociale che si occupa di formazione, cultura e forme di aggregazione sociale.

Per info scrivere a: docksaps@gmail.com

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