top of page

Come si immagina «L'uomo dall'altro mondo?»

Aggiornamento: 18 ott


Immagine di Eugenio Barzaghi
Immagine di Eugenio Barzaghi

Esce oggi per MachinaLibro L'uomo dall'altro mondo. Fantascienza di un'Italia (im)possibile di Daniele Comberiati ed Eugenio Barzaghi: nell’Italia degli anni Sessanta la possibilità di un colpo di Stato militare era reale: che cosa sarebbe successo se fosse accaduto davvero? Sulla scia dell’America nazista di Roberto Bolaño, e con in testa le narrazioni ucroniche di Philip K. Dick e Robert Harris, gli autori immaginano come sarebbe stato il cinema di fantascienza sotto questo regime, proponendo un’antologia corredata da schede dei film, locandine, fotogrammi e immagini di scena. Ci ritroviamo così in un paese autoritario, dove il 1968 non c’è mai stato, che possiede ancora le colonie, in cui si proiettano film sugli italiani che vanno sulla Luna, sugli alieni ad Asmara e su militari che sconfiggono mostri venuti da altre galassie. Ma anche in cui si girano film di fantascienza clandestina, da far circolare all’estero per testimoniare quello che sta davvero accadendo.


Nell'(auto)intervista che pubblichiamo oggi gli autori ci portano dentro al processo creativo del libro.


***


L’idea del libro nasce da una serie di letture e visioni in comune, dai tempi degli studi universitari, però anche da un luogo fisico, in un quartiere di Roma, una domenica in inverno. In che modo questo luogo reale ha influenzato e connotato il libro?


D.C.: L’idea embrionale – forse senza neanche rendercene conto, almeno nel mio caso –, è nata una domenica invernale, penso fosse dicembre, prima del Covid, quando Eugenio che all’epoca viveva nel quartiere romano di Tor Marancia mi ha portato a fare una passeggiata sulla Colombo, non lontano da casa sua. Siamo entrati in un edificio enorme costruito negli anni Sessanta, totalmente vuoto. L’atmosfera era un po’ inquietante: muri umidi, acqua che cadeva da un punto del soffitto. Era l’ufficio dell’Agenza delle Entrate, il giorno dopo ci sarebbero state centinaia di impiegati a lavorare, eppure sembrava un luogo post-apocalittico, che della burocrazia moderna – una modernità già vecchia, rimasta davvero agli anni Sessanta – portava solo i segni della scomparsa. Non ricordo con precisione se già in quel momento abbiamo parlato della possibilità di scrivere un libro così, però quell’immagine mi è rimasta in testa anni, anche per questo il libro ha senso solo come oggetto anche visuale, con le immagini legate ai testi.


E.B.: Una delle cose che condivido con Daniele è l’interesse per luoghi urbani sia edifici ma anche interi quartieri, che nel corso del tempo, sia negli anni ma anche banalmente nei diversi momenti del giorno o della settimana, modificano la loro funziona originale ma mantengono la forma e la struttura per la quali erano stati edificati. Non parlo di luoghi abbandonati, pur affascinanti visivamente, ma luoghi ancora vivi che reinventano continuamente il modo in cui vengono attraversati. Luoghi in bilico che raccontano il passato ma respirano il presente e lasciano vedere il futuro.  Il palazzo dell’Agenzia delle Entrate tra Tormarancia e Montagnola a Roma è uno di questi.  Vivendo lì vicino lo avevo già fotografato qualche volta, ma quando ci andai con Daniele, è stato diverso. Era una domenica sera di fine dicembre del 2019, l’aria rarefatta, le luci a cavallo del tramonto, alle spalle il grosso parco del quartiere che poi si ricongiunge fino a quello della Caffarella sulla via Appia. Completamente vuoto mi sembrò sospeso quasi fosse in una altra dimensione. La mattina seguente sarebbe di nuovo cambiato e ripopolato del via vai dei lavoratori e dei passanti. Nella decadenza silenziosa di quel momento trascinava quasi lo spettro di un potere repressivo e compiaciuto del proprio continuare ad esserci. Elio Petri ci avevo visto qualcosa molto prima di noi e lo aveva usato come set di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, che proprio della violenza asettica del Potere, dell’impotenza sessuale, della crisi sociale e umana, lo avevo reso protagonista tanto quanto il commissario interpretato da Volontè.

Tornando a casa mia insieme, qualcosa o forse tutto questo ce l’eravamo portati. Non ricordo se l’idea principale del libro sia nata allora, ma credo proprio di sì.


 

Qual è stata la relazione fra testo e immagini? Sono state concepite prima le schede dei film o prima le immagini di scena o locandine? In che modo l’una ha influenzato l’altra?


D.C.: In parte l’ho già detto nella risposta precedente, però qualche altro elemento vale la pena aggiungerlo. Da parte mia, anche per formazione professionale, c’è stata più attenzione ai testi, nel senso che mi veniva naturale partire sempre prima dal testo. L’idea per me partiva sempre dal contenuto del film prima che dalle immagini, ma magari Eugenio ragiona diversamente. Poi le trame dei film che si leggono ora nella forma finale, al di là di chi li ha scritti (che non è così importante), nascono da un dialogo costante, costituito da bozze, riprese, modifiche, riscritture varie e questo sarebbe stato impossibile senza la sensibilità visuale di Eugenio. Perché alcune cose nei film potevano funzionare come trama, ma magari erano incoerenti o inverosimili rispetto al tipo di estetica che si usava all’epoca. Diciamo che tutto sommato la trama, una volta incastrata nella struttura ucronica, era più facile da modificare, mentre era difficile la coerenza complessiva della struttura, che si doveva tenere al di là del singolo film, anche grazie alle immagini, che propongono, così come i testi, un’evoluzione anche politica di quegli anni.


E.B.: Fin da subito ci era chiaro che nella costruzione di questa ucronia dovevamo lavorare sia sul testo che sull’immagine in una maniera più sincrona possibile. Parlavamo di cinema come prodotto culturale di una realtà alternativa, per altro cinema di fantascienza, e per rendere verosimili le trame e il contesto storico che le aveva prodotte dovevamo costruirci un immaginario visivo intorno. In questo modo il passaggio dalle immagini (inquadrature, locandine o altro) alle storie dei nostri film è arrivato molto facilmente. L’idea dietro i diversi film del libro, indipendentemente da chi tra me e Daniele l’abbia poi avuto, poteva nascere a partire da un immagine e arrivare al testo per poi ritornare nuovamente all’immagine modificata o arricchita oppure partire da un testo passare dall’immagine e tornare al testo per essere modificata.  Questi passaggi spesso erano talmente rapidi da sembrare simultanei. Poi io sono un patito di cinema di genere specie degli anni sessanta e settanta e mi occupo per lavoro di immagini quindi per me la componente visiva è predominante, Daniele si occupa di scrittura quindi in questo siamo riusciti a trovarci bene, oltre il fatto che ci conosciamo da anni e abbiamo condiviso nel tempo esperienze di vita, passioni, letture e film. Diciamo che ci siamo scoperti un po’ di più anche tra di noi e non era per niente scontato.


 

L’ucronia proposta da una parte propone una storia alternativa dell’Italia – irreale però verosimile, basti pensare ai colpi di stato in Grecia o in Cile –,dall’altra però molti elementi della “vera” storia di quegli anni sono rimasti: l’esondazione dell’Arno, l’allunaggio, la figura di Bettino Craxi come leader del PSI. In che modo e con quali modalità avete incrociato storia vera e alternativa?


D.C.: Il concetto di base, che avevamo chiaro fin dall’inizio, era quello di creare una curva credibile nella storia d’Italia, ma una curva che poi si ricongiungesse alla storia reale del nostro paese. In questo caso siamo stati anche avvantaggiati dalla cronologia scelta: nel 1965 c’è il colpo di stato immaginato, che porta a un presidenzialismo autoritario, con elezioni ogni sette anni. Alla fine del secondo mandato del nuovo presidente – un oscuro burocrate dei servizi che governa con l’appoggio dei partiti di centro e di destra – cioè nel 1979, la storia ucronica si ricongiunge alla «reale». Però è un’Italia reale con dei vuoti: non c’è stato il ‘68, non ci sono stati gli anni Settanta, niente rapimento Moro, ecc. Eppure nella nostra immaginazione gli anni Ottanta delle due realtà si assomigliano molto: in entrambi i casi c’è una sorta di riflusso: nell’Italia reale dopo le tensioni degli anni Settanta, nella nostra ucronia l’edonismo degli Ottanta vede la sua ragione, un po’ come è in parte successo in Spagna dopo il franchismo, nel tentativo di dimenticare il regime militare e di recuperare la modernità perduta. Sono diversi anni che, da studioso di fantascienza e in particolare di fantascienza italiana, sostengo – ovviamente non sono l’unico – che nei tempi distopici che stiamo vivendo la fantascienza sia una sorta di nuovo realismo. Il genere popolare che, proprio come il neorealismo degli anni Cinquanta, sottolinea le contraddizioni della realtà. Ecco, se la fantascienza è il nuovo realismo, l’ucronia è un liquido di contrasto che ci fa vedere non un altro passato, ma un altro presente. O almeno il presente da una prospettiva diversa. Nel nostro caso, vediamo come l’Italia di oggi sia molto più una conseguenza degli anni Ottanta che degli anni Settanta, al punto che, se quel decennio fosse stato diverso, forse il nostro presente non sarebbe così dissimile da quello che è. Si tratta ovviamente una provocazione, ma con un fondo di verità, se ci pensiamo bene.


E.B.: Non volevamo creare una distopia, la linea temporale doveva modificarsi in un punto e «tornare» poi in un’altro della Storia dell’Italia contemporanea, di questo eravamo sicurissimi. Il confronto di personaggi reali e fatti realmente accaduti con fatti e  personaggi inventati, ci ha permesso di rendere credibili gli sviluppi storici ucronici. Oltretutto quei personaggi e quei fatti ci sono serviti per rendere verosimile la possibilità che da quella storia si sia o meglio si possa arrivare comunque alla nostra storia attuale.

Dopo aver inventato l’Italia di Paoloni, conservatrice, spaccona e repressiva nella politica interna quanto vigliacca e servile in quella estera, Meloni e il centrodestra hanno vinto le elezioni e lo scenario sembra diventato estremamente simile alla nostra ucronia, nonostante l’avessimo chiusa, almeno la parte del contesto storico, più di due anni prima delle elezioni del 2022! Il nome inventato Paoloni visto in questo senso sembra quasi un oscuro presagio.


 

C’è la storia alternativa, c’è l’ucronia, ma più prosaicamente c’è anche il cinema di fantascienza italiano degli anni ‘60 e ‘70 che si vede dietro i film che costituiscono l’ossatura del libro. Quali sono stati i film di riferimento delle vostre riscritture cinematografiche?

 

DC: Ovviamente ho visto più e più volte i film di fantascienza anni Sessanta e Settanta, non solo italiani. Ce ne sono di molto interessanti (penso a quelli di Margheriti, ad esempio), anche meno ingenui di quanto si pensa e comunque il disprezzo per le produzioni culturali popolari e non intellettuali francamente non l’ho mai capito. O forse lo intuisco, ma non mi trova d’accordo. Però in questo caso il vero esperto è Eugenio: è lui che conosce perfettamente quel momento del cinema italiano, che ha visto come ad un certo punto il discorso politico ed estetico si stesse spostando dalle produzioni cinematografiche a quelle televisive, che conosce non solo registi e attori dell’epoca, ma anche direttori della fotografia e tecnici vari. Io in tal caso non ho fatto altro che seguirlo.

 

 E.B.: Come ti dicevo io ho un interessa per il cinema di genere e più in generale per il cinema pop e popolare, come Daniele d’altronde, ma io sono stato nel corso degli anni più maniacale e ossessivo. Se dovessi dirti dei film o degli autori che hanno influenzato questo lavoro ce ne sono davvero tanti. Prima ti citavo Elio Petri, lui sicuramente forse più per La decima vittima che per Indagine. Poi Mario Bava e Antonio Margheriti assolutamente ma ancora tanto del cinema di fantascienza politico. Mi viene in mente Colpo di Stato di Luciano Salce, un capolavoro di fantapolitica che ho adorato, oppure Omicron di Gregoretti, o N.P.- il segreto di Agosti o tanto cinema di Ferreri.  Ancora Ubaldo Ragona de L’ultimo uomo della Terra e saltando da un autore all’altro anche Luigi Cozzi o Corrado Farina. Anche tanto cinema internazionale da Zardoz a 1975:Occhi bianchi sul pianeta terra ai primi film della saga de Il pianeta delle scimmie. Ci piace pensare che i nostri film potrebbero benissimo essere stati girati da uno di questi autori e che le loro trame e i loro fotogrammi possano rientrare a tutti gli effetti in una storia del cinema di genere.


***


Eugenio Barzaghi è fotografo, documentarista e direttore della fotografia. Nel 2024 ha realizzato il suo primo lungometraggio documentario Bocca d’Inferno.


Daniele Comberiati è professore in italianistica all’Università di Montpellier e scrittore. Ha pubblicato Italian Science Fiction (2019), Ideologia e rappresentazione (2020), La fantascienza contro il boom economico? (2023, finalista al Premio Italia).

6 commenti


best iptv Elevate your entertainment with 4K IPTV streaming that brings sports, movies, and TV shows to life with vivid detail. best iptv

abonnement iptv

tung tung tung sahur

tung tung tung sahur

tung tung tung sahur

tung tung tung sahur

tung tung tung sahur

tung tung tung sahur

tralalero tralala

Mi piace

If you want to quickly check your mouse accuracy, try DPI Analyzer at DPIAnalyzer.org. It’s a free, easy-to-use online tool to test your mouse DPI and sensitivity instantly. Perfect for gamers, designers, or anyone who needs precise mouse control.

Mi piace

oscar
oscar
04 nov

Addicted to SoFlo Wheelie Life — the ultimate motorcycle stunt experience! Feel the thrill of realistic bike physics, master your wheelies, and dominate the streets with pure speed and skill!

Mi piace

At 7Stami, we're dedicated to empowering women through wellness, support, and career development. Our Women's Wellness Center offers holistic health services tailored to women's unique needs, while our community health and wellness programs promote balance and connection. We provide guidance on careers for women, host rejuvenating wellness retreats for women, and create safe spaces where Women with Women can grow and thrive together. Whether you're seeking healing, purpose, or professional direction, our women's center for health and wellness is here to support every step of your journey. 7Stami is where women uplift women—mind, body, and spirit.

Mi piace

Bros Kart
Bros Kart
27 ott

In Kart Bros, a vibrant and entertaining racing game, players put their driving skills to the test on a variety of circuits with twists and turns, all while racing at high speeds.

Mi piace
bottom of page