
Pubblichiamo su scatola nera il comunicato della tavola rotonda che si svolgerà lunedì 19 dicembre alle ore 15 nell'Aula magna della Scuola di Scienze Umanistiche dell'Università di Genova, via Balbi 2 sul tema «Anni Settanta, verso una nuova storiografia?». L'incontro nasce in occasione dell'uscita del libro Claudio Costantini. Storia, politica, insegnamento (1933-2009), edito dall' Archivio dei movimenti (www.archiviomovimenti.org).
Di questo libro Machina ha recentemente pubblicato, nella sezione ritratti, il contributo di Giorgio Moroni dal titolo L'incessante attivismo di Claudio Costantini (https://www.machina-deriveapprodi.com/post/l-incessante-attivismo-politico-di-claudio-costantini).
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Lunedì 19 dicembre alle ore 15 nell'Aula magna della Scuola di Scienze Umanistiche dell'Università di Genova, via Balbi 2, si svolgerà la tavola rotonda sul tema «Anni Settanta, verso una nuova storiografia?». L'iniziativa è organizzata dall'Archivio dei movimenti di Genova in collaborazione con il Dafist, Dipartimento di Antichità Filosofia e Storia dell’Ateneo genovese. All'incontro parteciperanno Sergio Luzzatto, storico, Università del Connecticut (Usa); Monica Galfrè, storica, Università di Firenze; Elena Petricola, storica, Archivio delle donne in Piemonte, Torino; Luca Rolandi, storico, Polo del ’900, Torino; Carlo Tombola, insegnante e ricercatore, Milano; Giorgio Moroni, saggista, Archivio dei movimenti. Coordina Giuliano Galletta, presidente dell’Archivio dei movimenti.
L'incontro nasce in occasione dell'uscita del libro Claudio Costantini. Storia, politica, insegnamento (1933-2009), edito dall' Archivio dei movimenti (www.archiviomovimenti.org). A partire da alcune delle tematiche sviluppate nel volume, la discussione si concentrerà su quel «lungo Sessantotto» che ha cambiato il volto della società italiana. Una stagione sempre più al centro dell'interesse degli storici ma anche della cultura di massa; basti citare la recente fiction di Marco Bellocchio Esterno notte, dedicata al rapimento Moro, mandata in onda dalla Rai. Il punto di vista dell’Archivio si discosta però, sin dalla sua nascita nel 2009, dal pensiero mainstream che tende ad appiattire gli anni Settanta sul tema del terrorismo, delle misure giudiziarie e politiche poste in atte dallo Stato per contrastarlo e dei misteri che ancora continuerebbero ad avvolgerlo. Una prospettiva che impedisce di capire tutta la ricchezza e complessità di quel decennio.
Su questi temi l’Archivio dei movimenti ha lavorato, non soltanto raccogliendo e conservando i più svariati documenti donati da diverse generazioni di militanti, ma anche attraverso mostre, libri, laboratori innovativi per studenti e insegnanti. L’archivio è stato poi fortemente impegnato nella raccolta di fonti orali nella logica della Public History. A quasi mezzo secolo dagli avvenimenti sta diventando convinzione comune la necessità di un ripensamento sugli anni Settanta, sui quali si sono formate nel tempo troppo facili certezze ed equivoci anche gravi. Risulta fondamentale sottrarre quel periodo ai ricorrenti rischi di una ricostruzione esclusivamente giudiziaria e mortifera e diventa sempre più necessario riconoscergli la dignità di evento storico, caratterizzato dallo slancio utopico e dal grande fermento culturale e politico che a vari livelli pervase il paese, qualcuno ha parlato di «ultima rivoluzione» in Occidente.
Nell’analisi di quel periodo si possono distinguere e si devono approfondire diversi aspetti ed esiti, autonomi tra loro: il nuovo protagonismo della classe operaia nell’azione sindacale e sociale lungo tutto il decennio a partire dall’«autunno caldo» e l’attivismo politico di ampie fasce della popolazione, in specie quella giovane. Assieme, i due fenomeni danno vita a un tipo nuovo di militanza e di intervento politico di massa per trasformare la società, ma anche alla riproposizione di modelli organizzativi primonovecenteschi finalizzati a uno sbocco rivoluzionario attraverso il ricorso alla violenza. In quello stesso periodo le mobilitazioni popolari consentono di realizzare grandi riforme come divorzio, nuovo diritto di famiglia, aborto e legge Basaglia. A queste si aggiungono, sul fronte del lavoro, lo Statuto dei lavoratori, la nascita dei Consigli di fabbrica e l’inquadramento unico operai-impiegati. Si riafferma poi il ruolo del movimento pacifista, del dissenso cattolico e si assiste alla nascita dell’ecologismo. Storicamente centrale è infine il movimento femminista, che ha prodotto un cambiamento radicale nei rapporti umani e sociali, i cui effetti sono pienamente operanti anche nella realtà contemporanea.
A quel decennio seguì una restaurazione che tentò di condannare quella realtà in modo sommario e seppellirla con una pesante lapide di piombo. Notoriamente la storia non si occupa del giudizio ma della comprensione, e se questo è un esercizio oltremodo difficile sempre, lo è particolarmente nel caso del periodo in questione, per gli strati di giudizi e pregiudizi che con finalità strumentalmente politiche si sono accumulati e sedimentati nel tempo. Ciononostante una nuova e rigorosa storiografia sta lavorando per restituire agli Anni Settanta il loro vero volto, in questa direzione anche lo studio della figura umana, culturale e politica di Claudio Costantini può dare un significativo contributo.
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