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Anna Gaggio e la libreria Uscita di Roma



Nella libreria Uscita si entra all’inizio del ’69. L’idea è di Nanni Balestrini. Una piccola libreria d’avanguardia a Roma. Un laboratorio sperimentale, un’officina di produzione e diffusione culturale sotto la tutela del Gruppo ’63 quando con la sua rivista «Quindici» si apre all’esplosione del movimento studentesco. La voglia di conoscere e di sapere.

Uno spazio di indipendenza. Un emporio di strumenti più o meno complicati con linee di pensiero ricche, molteplici, mobilissime. La controcultura e la controinformazione. Riflettere, comunicare, comprendere.

Un microlocale al numero 9 di via dei Banchi Vecchi. Si progetta per l’esterno una vetrina tutta bianca, molto grafica-fotografica, con uno schermo per la proiezione di film e di documentari direttamente sulla strada. Si progetta per l’interno una quinta, un contorno, un fondale, una prospettiva, un locale tutto smaltato di bianco. Dentro: volantini, ciclostilati, fogli, giornali, riviste, documenti, poster, opuscoli, edizioni pirata. Tutte cose altrove introvabili.

Aperta la libreria c’è un periodo di euforia letteraria. L’analisi del linguaggio in tutte le sue dimensioni oltre le maglie di potere e di controllo sulla cultura. Un foglio bianco, una pagina aperta su cui scrivere e disegnare. La proposta delle invenzioni delle poesie visive, dei racconti, delle fotografie, dei film, delle musiche, dei manifesti, dei canovacci teatrali, dei libri-origami, dei libri- disco, dei libri-ventaglio, di audio e video cassette, di vinili, di opere di grafica d’avanguardia.

Dopo qualche tempo un vicino del palazzo accanto offre alla libreria, a un affitto simbolico, un grande locale al numero 45 della stessa via che ha anche uno altro spazio interrato. Nasce il Circolo del cinema Uscita. Dopo ogni proiezione di film e documentari o rappresentazioni di happening e performance le discussioni sono interminabili e finisce sempre che si va dormire alle tre del mattino.

C’è una svolta nell’Uscita e i materiali culturali sperimentali vengono man mano soppiantati da quelli sulle lotte di liberazione nel terzo mondo, sull’internazionalismo, sull’antimperialismo, sull’anticolonialismo, sull’antifascismo. Adesso le pareti e i tappeti sono diventati rossi. Un’impronta sempre più militante. Un punto di riferimento, di ritrovo, di scontro, di evasione che trasforma, frastorna, deforma, orienta. La banchina affollata del porto di un mare sempre agitato con zattere di folli, di naufraghi, di curiosi. Un approdo sicuro, un luogo di culto.

Una notte un attentato al fosforo. La libreria brucia. Spente le fiamme non rimane che un orrido buco nero. La grande vetrina in plexiglass antiurto, antiproiettile, antifiamma, è annerita, accartocciata come un sacchetto di plastica. Gli scaffali piegati, contorti, crollati. Il soffitto, le pareti, il pavimento neri e deformati. A terra un tappeto informe multistrato di carta, di carboni, di cenere. I libri ormai reliquie annerite dal fumo. La disperazione e il pianto. La cultura brucia. Poi le martellate, le pennellate, le sudate e gli appelli alla solidarietà. I mille soci che poi diventano quattromila e la libreria ricomincia da capo, sotterranea, clandestina, chiassosa, illuminata.

I libri. Venderli è più rischioso che farli. Scoprirli, trovarli, prenotarli, guardarli, maneggiarli, sfogliarli, ordinarli, leggerli, consigliarli, mostrali, venderli forse. Anna. Senza radicalità fuori luogo, disponibile ma schierata, dura ma non aggressiva, ostinata ma non didattica, familiare ma severa, e soprattutto seria. Anna. Con rigore e forza morale, con generosità e convinzione, con coerenza e determinazione. La voglia di verità e di chiarezza. Sempre indaffarata a scaricare i pacchi e a sistemare gli scaffali. Sempre di corsa nei magazzini editoriali alla ricerca del libro ordinato da un cliente.

I libri catalogati con cura infinita e allineati per temi sugli scaffali. Li guardi e sai che anche loro ti guardano. Silenziosi fuori e rumorosi dentro. Ognuno con un proprio particolare rumore. Una jazz session che attacca la mattina nell’attimo in cui si alza la saracinesca e si azzittisce la sera quando si spegne la luce. Vivere i propri giorni con migliaia di voci affollate che spiegano, raccontano, dicono.

L’ansia logorante per le condizioni commerciali disastrose. Le troppe ore di lavoro. L’occuparsi di tutto comprese le pulizie. L’unica fonte di sostentamento. La rincorsa delle scadenze di pagamento. Da sola, sommersa dai problemi economici e dalla dimensione del debito. Dopo ventitré anni solo il sorriso non ti si consumava.

Un ictus. Dopo quindici giorni di coma te ne sei andata così. Anna. Cara. Un rimpianto struggente. Credo che molti abbiano avuto modo di sapere chi è la madre e chi è il padre di Carlo Giuliani, se non altro in conseguenza del loro impegno pubblico a ricercare la verità su cause e circostanze della morte del figlio. Non credo però che in molti sappiano chi era la zia di Carlo, Anna Gaggio, sorella di Haidi, principale animatrice per oltre 23 anni della libreria Uscita di Roma la cui sede era prima al n. 9 e poi al n. 54 di via dei Banchi Vecchi. Una libreria nata dal ’68 e in molto corrispondente a un’altra libreria con forte internità ai movimenti antagonisti e rivoluzionari del nostro paese: la Calusca di Milano, gestita da Primo Moroni. Ho avuto la fortuna di conoscere Anna, una persona la cui vicenda esistenziale aggiunge straordinarietà alla famiglia di Carlo.


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