Prosegue la pubblicazione completa del giornale «Potere operaio» in «archivi». Qui i numeri 31 – 39, scaricabili in Pdf in fondo alla pagina. Il documento di presentazione, «1969: dal movimento ai gruppi (Potere operaio)», è di Andrea Colombo. Ricordiamo inoltre la pubblicazione: Potere operaio. La storia. La teoria. Volume I, di Marco Scavino, DeriveApprodi, 2018.
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1969: dal movimento ai gruppi (Potere operaio)
Andrea Colombo
Alla fine del luglio ’69 si tiene a Torino il convegno dei comitati e delle avanguardie operaie. L’obiettivo, dopo il grande ciclo di lotte autonome alla Fiat nella primavera, è di costruire un’organizzazione rivoluzionaria nazionale. Il convegno è organizzato dal settimanale «La Classe», in circolazione da maggio, che ha svolto un ruolo determinante nel coordinare a livello cittadino le lotte dei vari reparti Fiat.
Il progetto unitario però fallisce e le due principali correnti che avevano dato vita all’assemblea operai-studenti di Torino, centro organizzativo delle lotte autonome nei mesi precedenti, escono dal convegno divise. Da un lato il gruppo di «La Classe», dall’altro i militanti del gruppo toscano Il potere operaio e il Movimento studentesco torinese. I motivi della divisione non sono esenti da personalismi, ma riguardano anche questioni più sostanziali. «La Classe» punta sul carattere politico degli obiettivi salariali, sulla direzione operaia dello scontro sociale, sulla lotta contro il lavoro.
Durante l’estate il gruppo di «La Classe» dà vita a Potere operaio, con centri forti a Roma e nel Veneto, dove confluiscono nel gruppo i quadri che già da anni intervengono negli stabilimenti di Porto Marghera. Il primo numero del giornale esce in settembre, l’editoriale è intitolato Da La Classe a Potere operaio e illustra le posizioni del gruppo: «[...] va detto chiaramente che esiste un salto dal discorso portato avanti con “La Classe” a quello che si intende impostare con Potere operaio. Non è un salto determinato in astratto, ma provocato dal livello delle lotte e in primo luogo dalle urgenze d’organizzazione [...].
«Diciamolo chiaramente: Agnelli ha scoperto i limiti della “lotta continua”, del blocco della produzione, benché questa prospettiva lo terrorizzi al punto di fargli perdere la testa [...] è necessario quindi andare oltre la gestione operaia della lotta di fabbrica, oltre l’organizzazione dell’autonomia, per impostare una direzione operaia sull’imminente, sul presente e sul futuro ciclo di lotte sociali. Il semplice coordinamento non basta più, l’unificazione degli obiettivi non è più sufficiente [...]. «Che significa direzione operaia su questo ciclo di lotte? Significa innanzitutto assicurare nei fatti l’egemonia della lotta operaia sulla lotta studentesca e proletaria.
«La fine dell’autonomia del movimento studentesco, come organizzazione specifica articolata in varie tendenze (operaista, m-l, anarchica) è stata decretata proprio dall’esperienza torinese dell’assemblea permanente operai-studenti [...].
«È perfino superfluo dire che Potere operaio rifiuta di presentarsi come organo delle presenti o ancor più future assemblee operai-studenti, sia per l’assurdità che per la scorrettezza di un progetto di questo tipo. La battaglia di linea per la creazione di una direzione operaia del ciclo di lotte è un’altra cosa. Innanzitutto richiede una sede e un raggio d’intervento dei quadri operai che non sia limitato all’organizzazione della lotta in fabbrica: ma non è certo una teoria dei quadri che può garantire una direzione politica. È il problema del rapporto tra autonomia e organizzazione, e il ruolo delle avanguardie di classe, è il complesso rapporto che lega lotte operaie e lotte di popolo in generale, che va affrontato [...].
«Organizzazione del rifiuto del lavoro, organizzazione politica operaia [...] ieri il problema era quello della lotta continua, oggi il problema è quello della lotta continua e della lotta organizzata [...].
«Perché allora Potere operaio? Non certo per raccogliere una parola d’ordine o una denominazione dei gruppi minoritari degli anni Sessanta. Al contrario. Potere operaio per cogliere la dinamica della lotta di massa di classe operaia degli anni Sessanta, per conquistare questa formidabile spinta all’organizzazione operaia complessiva, da centro la lotta di massa, per l’organizzazione soggettiva, per pianificare, guidare, dirigere le lotte operaie di massa [...].
«L’urgenza operaia della direzione dello scontro rivoluzionario contro l’organizzazione capitalistica del lavoro è quindi la chiave di volta per interpretare la nostra assunzione del grido Potere operaio: come costruzione effettiva dentro la lotta di classe, attraverso la lotta di massa, della direzione politica, dell’organizzazione operaia della rivoluzione».
«Potere operaio» continuerà a uscire fino allo scioglimento del gruppo, alla fine del ’73, con scadenza prima quindicinale poi mensile. Nel settembre del ’71, dopo il fallimento di un progetto di unificazione con il Manifesto, al mensile, ormai esclusivamente di carattere teorico, viene affiancato un settimanale, «Potere operaio del lunedì», che entrerà effettivamente in circolazione a partire dal febbraio ’72.
Da: Andrea Colombo, Supplemento a «il manifesto», Dal movimento ai gruppi, Roma, 1986; poi in Nani Balestrini, Primo Moroni, L’Orda d’oro. 1968-1977. La grande ondata rivoluzionaria e creativa, politica ed esistenziale, nuova edizione a cura di Sergio Bianchi, Feltrinelli, Milano 1977.
Qui sotto è possibile scaricare in Pdf i numeri da 31 a 39 di «Potere operaio»:
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