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Lettera di Lenin a Ines Armand





La biografia di Guido Carpi su Lenin (recensita in questa sezione lo scorso mese) si conclude con una lettera che il dirigente bolscevico invia all’amata compagna Ines Armand. La missiva (inviata da Zurigo e successivamente pubblicata in italiano nel volume XXXV delle sue Opere complete) reca la data 18 dicembre 1916. Sappiamo come sono andate le cose nei mesi successivi. Comunque sia andata, tuttavia, è un passaggio in particolare che attira la nostra attenzione: «Una campagna di lotte dopo l’altra contro le balordaggini e insulsaggini politiche, contro l’opportunismo ecc. Questo dal 1893. E l’odio degli sciocchi per questo. Nondimeno, non darei in cambio questo destino per la “pace” con gli sciocchi». È un destino che, vada come vada, ne sarà comunque valsa la pena.


* * *


Cara amica,

è arrivata oggi un’altra lettera da Pietrogrado; da un po’ di tempo a questa parte scrivono assiduamente.

Oltre alla lettera di Guckov, che va nel n. 57 dell’organo centrale (già in tipografia per la composizione) e che Grigori vi avrà mostrato a Berna, abbiamo ricevuto lettere di Lvov e Celnokov, tutte sullo stesso argomento: la collera che vi è nel paese (contro i traditori che conducono trattative per una pace separata) ecc.

L’umore, scrivono, è arcirivoluzionario.

Il mio manoscritto sull’imperialismo è giunto a Pietrogrado ma ecco che oggi scrivono che l’editore (ed è Gorki! oh, che vitellino!) è scontento delle frasi aspre contro... indovinate contro chi? contro Kautsky! Vuole tentare un accordo per lettera con me!!! È ridicolo e increscioso.

Ecco la mia sorte. Una campagna di lotte dopo l’altra contro le balordaggini e insulsaggini politiche, contro l’opportunismo ecc.

Questo dal 1893. E l’odio degli sciocchi per questo. Nondimeno, non darei in cambio questo destino per la «pace» con gli sciocchi.

E ora eccoci di nuovo a Radek. Nel n. 6 della «Jugend-Internationale» (l’avete visto?) c’è un articolo firmato Nota Bene. Di colpo abbiamo riconosciuto (io e Grigori) Bukharin. Ho risposto alle sue formidabili stupidaggini sul n. 2 dello «Sbornik». (L’avete visto? Uscirà tra qualche giorno).

Oggi Grigori manderà il n. 25 della «Arbeiterpolitik». C’è lo stesso articolo (con dei tagli, evidentemente della censura) a firma di Bukharin. (Abbiamo ricevuto un altro numero del «Novy Mir» da New York; c’è una critica – ahimè! giusta: è un vero guaio che un menscevico abbia ragione contro Bukharin!! – evidentemente dello stesso articolo di Bukharin apparso in un numero precedente del «Novy Mir», che noi non abbiamo).

Radek, dal canto suo – «metodi alla Tyszko», mi scrive oggi Grigori, – pubblica sul n. 25 della «Arbeiterpolitik» un elogio di Bukharin («giovane forza») e una notarella, tra l’altro, «sui tre redattori del “Kommunist”»!

Cerca di insinuarsi nella crepa aperta dai nostri dissensi: politica inveterata delle canaglie e dei bricconi, incapaci di discutere con noi in modo aperto e che ricorrono agli intrighi, agli sgambetti, a tutte le viltà.

Eccovi il quadro di quello che è e di quello che fa Radek (l’uomo si giudica non da quello che dice o pensa di se stesso, ma da quello che fa: ricordate questa verità marxista?).

Voilà.

Ecco contro quale «gente» bisogna combattere!!

E che cumulo di cose vergognose e assurdità teoriche nelle «tesi» di Radek…

Ho letto la Plaidoirie di Humbert-Droz. Dio mio, che campione banale del tolstoismo!! Ho scritto un’altra volta ad Abramovic; possibile che sia incorreggibile? Penso: che in Svizzera ci sia il bacillo dell’ottusità piccolo-borghese (e di piccolo Stato), del tolstoismo, del pacifismo, che rovina gli uomini migliori? Probabilmente c’è!

Ho letto il secondo opuscolo di P. Golay (L’antimilitarisme): che gigantesco passo indietro rispetto al primo (Le socialisme qui meurt) e verso lo stesso pantano...

Una forte stretta di mano.


Vostro Lenin


P.S. E a sciare ci andate? Fatelo senz’altro! Imparate, comprate gli sci e andate in montagna, senza meno. Si sta bene in montagna, d’inverno. È un incanto e sa di Russia.


Scritta il 18 dicembre 1916.

Spedita a Clarens da Zurigo.

Pubblicata per la prima volta nel 1949 nel «Bolscevik», n. 1.

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