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«La storia siamo noi»: sei domande all’Archivio Autonomia

Intervista a Giacomo Despali




Quando e come vi è venuta l’idea di organizzare un Archivio elettronico dei materiali prodotti dal lavoro politico delle realtà territoriali dell’Autonomia operaia? Questa nostra «avventura» inizia con la pubblicazione poco più di un anno fa per DeriveApprodi del libro, mio e di mio fratello Piero, sulla «Storia dei Collettivi politici veneti per il potere operaio». Durante la stesura del libro ci eravamo chiesti, con gli altri compagni, se oltre ai nostri «io ricordo» fosse utile e necessario riportare altro materiale documentale di quell’esperienza rivoluzionaria e di quel periodo storico.

Non potendo pubblicare un libro di migliaia di pagine ci venne l’idea di creare un archivio elettronico, accessibile in rete, a partire dal materiale proveniente da quello che si era salvato dai sequestri e dalle perquisizioni, che ciascuno di noi aveva conservato per decenni negli scatoloni e nelle cantine, e dal materiale proveniente dalla digitalizzazione parziale degli atti giudiziari che una cooperativa aveva fatto sulle carte processuali dell’ inchiesta del 7 aprile 1979. Creammo così l’archivio dei Collettivi politici veneti e lo aprimmo in contemporanea con l’uscita del libro. Poi ci venne un’altra idea e con DeriveApprodi lanciammo sulla pagina Facebook della casa editrice lo spazio «Pragma», aperto al dibattito sulle questioni politiche che il libro proponeva ai suoi lettori. Un dibattito con 24 interventi e con il nostro annuncio (l’intervento n. 21) della proposta «Per un archivio dell’Autonomia». Così scrivevamo: «…inoltre il nostro progetto di memoria intende allargarsi e offrire lo spazio dell’archivio alle molteplici esperienze dell’Autonomia a partire dall’Autonomia operaia organizzata degli anni ’70…». Dunque un archivio delle realtà territoriali del’Autonomia operaia, come contenitore della loro memoria storica (documentale, audio e video) e del loro reale radicamento sociale e politico.

Quante e quali persone sono state coinvolte nella realizzazione pratica del progetto?

Come ho detto, per l’ideazione e la realizzazione dell’ Archivio dei Collettivo politici veneti eravamo un piccolo gruppo di vecchi compagni, a parte il nostro giovane informatico, gruppo che poi ha contribuito a realizzare anche l’Archivio Autonomia. Per le spese ci siamo autotassati. È da luglio dello scorso anno che lavoriamo per la messa a punto dell’Archivio. I compagni che praticamente hanno costruito l’Archivio, a parte il sottoscritto, sono Donato Tagliapietra (autore sempre per DeriveApprodi del V volume de Gli autonomi. L’Autonomia operaia vicentina), Carlo Levi Minzi, Vittorio Forte (che ha partecipato fin dall’ inizio alla costruzione dell’Archivio dei Collettivi politici veneti e che segue ora l’Archivio Autonomie del Meridione) e Fabio d’Alessandro, il nostro «direttore di macchina», senza il quale non avremmo potuto varare la nave archivio. Abbiamo avuto il prezioso aiuto e il sostegno di una rete di compagne e compagni: chi ci ha mandato il materiale che aveva, chi ha riordinato scatoloni recuperati pieni di volantini e documenti, chi ha scansionato il materiale, chi ci ha aiutato a «caricarlo nella macchina».

Quali sono stati i criteri di scelta della strumentazione tecnica necessaria?

Per creare l’ Archivio abbiamo utilizzato strumenti informatici che ci rendessero «autonomi» nella gestione e nell’organizzazione delle informazioni, soprattutto indipendenti dalle grandi piattaforme di hosting, ricerca e marketing. Perciò l’intero sito è costruito utilizzando esclusivamente strumenti open source, a partire dal motore di ricerca della nave archivio basato sul popolare CMS WordPress. Abbiamo utilizzato il più possibile servizi di terze parti che potessero tracciare i visitatori del sito, evitando le potenzialità di tracciamento, ad esempio, di Facebook o di Google che effettuano marketing a partire dalle preferenze dell’utente. Garantiamo in tal modo a chi si occupa del sito e ai suoi visitatori di evitare di incappare in sistemi di potenziale controllo da parte di queste multinazionali. È una scelta che abbiamo seguito anche per archiviare «in proprio», su un proprio server, i quasi 30 gigabyte archiviati finora, non utilizzando quindi strumenti terzi come Google Drive o Amazon AWS. Questo ha determinato un costo per il sito ma garantisce piena libertà di gestirne ogni parte e ogni informazione, evitando censure e interferenze. Abbiamo seguito la saggezza di un detto informatico che così recita: «se il servizio è gratis, il prodotto sei tu».

Come ho detto stiamo superando i 30 gigabyte di carico. Per gli attuali quattro archivi c’è ancora tanto materiale a disposizione sulla banchina, che va caricato nella stiva della nave, oltre ad altro materiale che ci auguriamo potremo recuperare. Se altri archivi si aggiungeranno alla navigazione la nave potrebbe diventare una vera e propria «portacontainer» per la navigazione.


Attualmente quante e quali sono le realtà partecipi e quali altre potrebbero essere coinvolte nel prossimo futuro?

Siamo partiti con quattro archivi. L’Archivio dei Collettivi è stato il primo a essere creato, ha fatto da apripista, attualmente è il più ricco di materiale caricato. L’Archivio delle Autonomie del Meridione vuole recuperare la memoria storica di una vasta e importante area, una bella sfida ma siamo fiduciosi. L’Archivio Fondo DeriveApprodi ha già un discreto carico che aumenterà sempre più nel tempo. Anche l’Archivio Autonomia Bolognese è all’inizio del viaggio. I compagni del Centro di documentazione F. Lorusso e C. Giuliani, in particolare Valerio Monteventi e Nicola Pezzi, hanno risposto subito e con entusiasmo al nostro invito a fare questo viaggio insieme. Il loro centro di documentazione è ricco di materiali e ben organizzato, con un impegno costante e serio stanno inserendo il materiale a loro disposizione. Diventerà un bell’archivio!

Avevamo scritto nel nostro primo appello ai naviganti: «Questo Archivio non si contrappone ai vari archivi cartacei, grandi e piccoli, sparsi nei territori. Anzi, ne vorrebbe salvaguardare nel tempo il patrimonio e la ricchezza documentale». Ecco, lanciamo un appello a tutte queste realtà perché ci diano una mano nell’impresa. Abbiamo creato e mettiamo a disposizione nello spazio «Blog» (lo trovate in alto a sinistra nelle pagine di ricerca) la sezione «Centri di documentazione».

Certo, mancano ancora importanti realtà territoriali dell’Autonomia operaia degli anni ’70 del secolo scorso. Mi riferisco ad esempio all’ Autonomia romana, in particolare ai Comitati autonomi operai di via dei Volsci, all’Autonomia torinese, milanese, genovese e toscana.

A chi pensate possa essere prioritariamente indirizzato il vostro lavoro e per quali scopi?

L’Archivio Autonomia è indirizzato a tutti/e coloro che hanno e avranno, oggi e nei prossimi anni, la curiosità e l’interesse di leggere e studiare il materiale messo a disposizione. Negli ultimi quarant’anni sono uscite numerose pubblicazioni sull’Autonomia operaia degli anni ’70. Bene. L’Archivio Autonomia offre la possibilità di consultare le «fonti», di leggere quel volantino, quel documento, di sentire quelle voci, di vedere quelle immagini, di farsi un’idea concreta, senza mediazioni o «punti di vista», su quel periodo, su quello che realmente faceva, scriveva, disegnava, urlava nelle manifestazioni, nelle lotte e nelle occupazioni un intera generazione politica rivoluzionaria. Il visitatore può navigare e incrociare i dati. Finora abbiamo inserito quasi 2000 articoli (che potrebbero raddoppiare entro l’anno) e quasi 2800 tag, cioè quelle parole/argomenti che permettono di navigare all’interno dell’archivio generale e in ogni singolo archivio. Questo mancava e questo abbiamo fatto!


Un’altra vostra creazione è «Pragma», uno spazio di riflessione e dibattito teorico-politico inaugurato con gli interventi relativi alla pubblicazione da parte di DeriveApprodi del VI volume della serie «Gli Autonomi». Storia dei Collettivi politici veneti per il potere operaio», di Giacomo e Piero Despali e con la cura di Mimmo Sersante. Che destino futuro potrebbe avere «Pragma» e quale rapporto ha nello specifico con l’Archivio?

Lo spazio «Pragma» era stato inserito nell’Archivio dei Collettivi politici veneti e riporta il dibattito sulla loro storia. Questo spazio è adesso anche parte di tutto l’Archivio Autonomia. Spazio a disposizione per ulteriori dibattiti e riflessioni, in particolare sui libri già usciti e che usciranno nella fondamentale serie «Gli Autonomi» di DeriveApprodi. Spazio che l’Archivio vuole continuare a gestire in collaborazione con la casa editrice.

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