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Il virus e gli asparagi. Una saga europea (Terza parte)





Pubblichiamo l'ultima parte dell'articolo di Libero Maesano che affronta il tema della pandemia e il lavoro agricolo stagionale dei migranti. In un'Europa dominata ovunque dal lockdown, l'Unione europea e i suoi Stati membri neoliberisti hanno spinto centinaia di migliaia di persone a lasciare le loro abitazioni, a intraprendere viaggi pericolosi in aerei e auto affollate, ad attraversare le frontiere e ad approdare in campi di lavoro dove sono stati rinchiusi in container stracolmi e messi a lavorare per raccogliere e piantare colture, pagati una miseria, dall'alba al tramonto, dieci ore al giorno, sette giorni su sette.

Viene così raccontata l'avvincente saga dei lavoratori stagionali rumeni nei campi di asparagi tedeschi. L'articolo è stato scritto nella prima fase di diffusione del Covid-19 e dunque, pur sviluppando riflessioni importanti e ancora di strettissima attualità, propone una descrizione dei meccanismi di trasmissione e delle politiche di contenimento del virus che riflette la comprensione dell’autore propria all’epoca e ormai datata.

L’articolo, originariamente scritto in inglese ne 2020 (preprint su https://www.researchgate.net/publication/342599987_The_virus_and_the_asparagus_-a_European_saga?fbclid=IwAR3guYZ1M2Ms6-fv3nY3jqN9Q2mTcpbvIg79cKGXKTJiCy3VGnL8z3Lhr00) è presentato in tre parti a cui si aggiunge un post scriptum scritto 2022 che aggiorna le tesi presentate sui meccanismi di trasmissione del virus e sulle politiche di contenimento.


* * *


I rischi del «bare lockdown»

L’isolamento «nudo e crudo» presenta alcuni inconvenienti. A parte lo svantaggio più importante (per uno stato neoliberale) dell’inevitabile rallentamento economico, tutti gli altri problemi derivanti dalle conseguenze del «bare lockdown» riguardano le pratiche medico-sanitarie (o la loro assenza).

La prima insidia è che il luogo di isolamento è il domicilio familiare. Senza Ttsit, gli infetti identificati, che non vengono ricoverati perché malati lievi o non ricoverabili, vengono rimandati a casa e rischiano di contagiare tutti i membri della famiglia.

Quindi, soprattutto nella prima fase di isolamento, si verifica una ripetizione indipendente e concorrente dello stesso processo micro-epidemico di trasmissione nel domicilio in tutte le famiglie in cui l'infezione entra. Le ricerche in corso cercano di dare conto di questo processo[1], che si amplifica con il sovraffollamento, cioè in abitazioni di superfici ridotte, con un alto numero di abitanti e situate in zone ad alta densità di popolazione a basso reddito (ed anche nei container che servono da alloggio dei lavoratori agricoli stagionali). Inoltre, spesso alcuni dei membri delle famiglie di cui sopra sono lavoratori «essenziali». Continuano a lavorare in luoghi di lavoro critici che richiedono la loro presenza fisica (aziende agricole, fabbriche, supermercati, magazzini, trasporti, raccolta e trattamento dei rifiuti, ambienti medici, ospedali, case di riposo) perché hanno bisogno di reddito e sono sottomessi ad una forte pressione sociale. Possono infettare e essere infettati in casa e fuori casa e trasmettere il virus dall’esterno all'interno del nucleo familiare e viceversa.

Quasi tutti i governi occidentali non hanno avuto la capacità e la volontà di fornire strumenti di protezione personale ai lavoratori «essenziali», pur facendo eco a manifestazioni pubbliche di gratitudine e strombazzando propaganda che li presenta come «eroi» della pandemia. Attenzione: viene in mente il David Graeber dei «bullshit job» («lavori di merda») e dei sentimenti di chi li svolge [2]. Ricordiamo la definizione di Graeber di «bullshit job»: sono quelli che potrebbero scomparire in una nuvola di fumo senza alcun danno concreto per le persone (e a volte anche con qualche beneficio). I titolari dei lavori di merda non sono spariti, molti di loro sono sempre ben pagati, se ne stanno tranquilli in case spaziose e continuano a produrre ancora più stronzate con il telelavoro (il telelavoro è particolarmente produttivo di stronzate). I politici di professione e i funzionari dello stato neoliberale costituiscono un campione non trascurabile di questa popolazione. Seguendo la classificazione di Graeber, essi sono principalmente «spuntatori di caselle» e «mastri di compiti». Gli «spuntatori di caselle» esistono solo o principalmente per consentire a un'organizzazione di affermare che sta facendo qualcosa che, in realtà, non sta facendo. Il ruolo dei «mastri di compiti» consiste nel creare compiti fasulli da far svolgere ad altri, nel supervisionare il loro svolgimento, o addirittura nel creare veri e propri nuovi «lavori di merda». Tali lavori non sono solo inutili, ma possono anche essere dannosi. Invece di procurare mascherine per i lavoratori in prima linea e per tutta la popolazione, i politici e i funzionari dello stato neoliberale compilano note sulle procedure che l'amministrazione è tenuta a seguire (o che, al contrario, deve assolutamente evitare – un dominio aperto e illimitato di stronzate !) quando occorre procurarsi le mascherine. Naturalmente queste procedure complicano e rendono più difficile l'approvvigionamento. Altri danno comunicazione del fatto che l’amministrazione si sta rifornendo di mascherine anche quando non è vero.

I sentimenti dei titolari di «lavori di merda» verso i lavoratori «essenziali» sono guidati dalla consapevolezza, conscia o inconscia, della loro inutilità e dannosità e dal risentimento che ne deriva. Essi pensano che gli «eroi della pandemia», che effettuano lavori sempre indispensabili e ora pericolosi, debbano accontentarsi della consapevolezza della loro utilità e delle manifestazioni pubbliche di considerazione e gratitudine. Non avranno il cattivo gusto di chiedere, in più, salari più elevati e migliori condizioni di lavoro e sicurezza! Sono o non sono eroi?

La seconda difficoltà riguarda l'unica pratica medico-sanitaria messa in campo nell’ambito del «bare lockdown», e cioè il ricovero in ospedale dei malati gravi. Più tardi questi pazienti vengono ricoverati, peggiore è il loro stato di salute, più difficile il loro recupero, e più alto il tasso di mortalità ospedaliera. Per esempio, è dimostrato che, in molti casi, l'uso di ventilatori invasivi nelle unità di terapia intensiva con persone in condizioni critiche peggiora la situazione. Tra l'altro, il basso tasso di successo (raramente superiore al 50%) di un ospedale ad alto carico di lavoro, a cui si aggiungono la scarsità delle risorse (strumenti di protezione individuale, posti letto, farmaci, dispositivi medici) e la loro continua e frenetica ricerca, accresce lo scoraggiamento e il senso di impotenza del personale ospedaliero. Lo stato neoliberale ha compiuto la prodezza di garantire che la sensazione di inutilità non sia monopolio di chi fa «lavori di merda».

La terza difficoltà riguarda la stessa struttura che il «bare lockdown» pretende di preservare: l'ospedale. In tutti i Paesi europei, tranne la Germania, il sistema ospedaliero si è rivelato inadeguato a far fronte ad una grave pandemia. Non solo riposa su infrastrutture vecchie e inadeguate, ma è stato ampliato in fretta e furia con attrezzature di fortuna. Contro un virus che si trasmette per via aerea, la gestione della circolazione dell'aria e della vantilazione nelle unità di terapia intensiva deve essere impeccabile, il che è ben lungi dall'essere il caso. Il risultato paradossale è che l'unità di terapia intensiva diventa facilmente un focolaio di contaminazione. Gli operatori sanitari sono ad alto rischio di contagio, soprattutto quando mancano di dispositivi di protezione adeguati e, a causa della carenza di personale, medici e infermieri vengono inviati «in prima linea» anche se sono risultati positivi ai test o sono stati a stretto contatto con persone infette al di fuori dell'ospedale (l'autore è personalmente a conoscenza di diversi casi di questo tipo).

A ogni modo, se il lockdown viene applicato molto presto nello sviluppo della pandemia, potrebbe avere un relativo successo nel limitare il contagio e, di conseguenza, il numero di ricoveri ospedalieri.


L'eccezione tedesca

La Germania ha rappresentato un'eccezione tra i Paesi europei. Il governo federale e i governi regionali, dotati di una rete robusta ed efficace di strutture mediche e ospedali, hanno praticato una strategia di Ttsit efficace, accompagnata da un isolamento moderato e senza nessun ricorso allo stato di emergenza. All'inizio della pandemia, le amministrazioni federali e regionali tedesche possedevano le capacità, le risorse, i protocolli, le organizzazioni e le infrastrutture sanitarie per combattere la pandemia attraverso la pratica medico-ospedaliera.

Le cifre relative ai posti letto ospedalieri sono impressionanti: alla fine di gennaio, erano operativi in Germania 28.000 posti letto in terapia intensiva, contro appena 5.000 in Francia. I risultati parlano da soli: la Francia, che aveva applicato il «bare lockdown», ma dove, bisogna ammetterlo, la tripla I (impreparazione, incompetenza e incapacità) dell'amministrazione di uno stato molto centralizzato si é dimostrata molto elevata, ha avuto un tasso di letalità cinque volte superiore a quello della Germania.

La questione è: l'approccio del governo tedesco nei confronti dei servizi dello Stato sociale è stato diverso da quello dettato dalla posizione neoliberista degli altri Stati europei? La risposta è: non proprio.

Il governo tedesco ha applicato coscienziosamente la dottrina ordoliberale del deficit «zero nero»[3]. Johann Chapoutot, docente francese di storia ed specialista della Germania contemporanea afferma:«La Germania ha fatto economie su quasi tutto, e c'è un problema reale che è messo in rilievo anche dalle organizzazioni padronali: la mancanza di investimenti in strade, ponti, scuole... ma la Germania non ha fatto economie sul sistema sanitario. Perché? Per lo stesso motivo per cui ha fatto economia sul resto. Ha applicato il suo mantra ordoliberale sui deficit zero, lo "Schwarze Null". Come richiesto dall'elettorato tedesco di destra, un elettorato composto da pensionati che hanno pensioni finanziate privatamente e che quindi votano per una politica di risparmio e deflazione. Allo stesso modo, e cioè a causa di ciò che vuole questo elettorato, non ci sono state economie negli ospedali, perché si tratta di un elettorato anziano che vuole risparmiare, ma non a scapito della propria salute» [4]. «Forzieri pieni, paese distrutto!» lamentava una copertina di Stern nel 2019. Regioni-stato tedesche molto ricche stanno smantellando scuole fatiscenti. Inoltre, la Germania aveva altri due vantaggi rispetto, ad esempio, la Francia:

1. un'organizzazione di governo funzionale con una dialettica positiva tra il potere centrale (federale) e quello locale (regioni-stato).

2. un robusto settore industriale in grado di fornire rapidamente le risorse necessarie per mettere in piedi una risposta medica efficace.

Ciononostante, questa eccellente organizzazione aveva un punto debole. Il governo tedesco disponeva largamente di risorse fisiche di riserva per far fronte all'aggravarsi della pandemia di coronavirus, ma disporre di personale medico e paramedico a sufficienza è un'altra questione. Gli Stati regionali stanno facendo pubblicità per colmare la carenza di medici e infermieri. In Sassonia, il consiglio medico locale sta cercando medici immigrati. «I medici stranieri che si trovano in Sassonia ma che non hanno ancora la licenza per esercitare la professione medica possono aiutare a curare il coronavirus», si legge nell'appello su Facebook. Il 23 marzo, il consiglio ha reso noto che 300 volontari avevano risposto all'appello tra cui «molti medici stranieri le cui procedure di abilitazione non sono ancora state completate, ma il cui aiuto sarebbe molto gradito». La città-stato di Amburgo, dove il 25 marzo il numero di contagi è salito a 1.450, ha lanciato un appello alle persone con formazione medica o infermieristica, tra cui studenti e infermieri esperti, a lavorare come volontari. Più di 1.000 persone hanno già risposto all'appello su Facebook. Per quanto riguarda i lavoratori stagionali, la Commissione europea ha operato per facilitare il movimento di medici e infermieri, e cioè il flusso unidirezionale dai paesi a basso reddito verso i paesi ad alto reddito - «It’s the economy, stupid!».

In ogni caso, quando la pandemia è esplosa, le autorità politiche tedesche erano pronte a intervenire. Possedevano la capacità politica, sociale e tecnica di valutazione e mobilitazione. La struttura federale della Germania prevede che il cancelliere non possa decidere senza aver consultato tutti i ministri-presidenti delle sedici regioni-stato. Oltre alla preparazione, l'enfasi è posta sul dialogo e consultazione. La cancelliere Angela Merkel e il presidente Frank-Walter Steinmeier, massime autorità dello Stato federale, hanno fatto appello alla ragione del pubblico quando altri governi europei invocavano una mobilitazione bellica stupida e tragicamente farsesca (per inciso, notiamo una forte correlazione tra la tripla I e l’appello alla mobilitazione bellica).

La Merkel, il 19 marzo, ha detto: «... siamo una democrazia; non viviamo di imposizioni ma di condivisione del sapere e di collaborazione». Steinmeier l'11 aprile ha aggiunto: «... Siamo una democrazia vitale, con cittadini responsabili. Una democrazia in cui ci fidiamo gli uni degli altri per ascoltare fatti e argomenti, decidere saggiamente e fare la cosa giusta.». È un peccato che questa meravigliosa democrazia «comunicativa» non sia capace di fare altro che dividere il mondo in cittadini «comunicanti» e stranieri «muti» e impedisca a questi ultimi, e, in particolare ai lavoratori stagionali,di fornire «fatti e argomenti», di partecipare alla «saggia decisione», e di contribuire a «fare la cosa giusta».


Un ponte aereo per i lavoratori agricoli

Da un lato, il governo tedesco, grazie al suo sistema sanitario funzionante, alla sua amministrazione e al suo robusto sistema industriale, è riuscito a contenere la pandemia con iniziative medico-sanitarie efficaci e un isolamento mite. D'altra parte, anche il blocco militare imposto molto presto dal governo rumeno, privo di capacità medico-sanitarie, sembra aver funzionato, almeno fino a quando non sono entrati in gioco gli imperativi della catena di approvvigionamento degli asparagi.

Pressato dalle lobby agricole tedesche, il governo di Berlino ha chiesto al governo rumeno di concedere una deroga su misura al blocco e di consentire un ponte aereo per i lavoratori agricoli. Il governo rumeno non ha nessun sistema di sostegno del reddito per questo gruppo di «dannati della terra» che di solito sono invisibili ai media (a meno che non siano oggetto di disprezzo di classe), ma potrebbero diventare a medio termine un problema di ordine pubblico se rimanessero indigenti. Alla fine della giornata, il governo rumeno ha accettato la proposta tedesca.

Quindi, l'imperativo degli asparagi ha avuto la meglio sul confinamento, anche se la Germania aveva precedentemente vietato l’ingresso ai lavoratori stranieri, e l’isolamento totale rumeno stava per essere prolungato per un altro mese. Il 2 aprile 2020, il ministro degli Interni Horst Seehofer e il ministro dell'Agricoltura Julia Klöckner si mettono d'accordo e avviano il terzo piano per salvare gli asparagi. Il 4 aprile, il ministro degli Interni rumeno Ion Marcel Vela annuncia che i lavoratori agricoli stagionali sarebbero autorizzati a lasciare il Paese per lavorare all'estero. Vela dichiara che il governo aveva deciso di permettere ai lavoratori di volare direttamente in Germania nonostante le preoccupazioni per la trasmissione nei due sensi di virus estremamente contagioso [5] .

La filiale di Lufthansa, Eurowings, annuncia che collaborerà con l’associazione degli imprenditori agricoli Dbv per far arrivare decine di migliaia di lavoratori stagionali per il raccolto di primavera. Eurowings crea un sito web specializzato per i lavoratori rumeni desiderosi di raggiungere la Germania.


Caporalato e fretta

Dato che l'amministrazione e l'agricoltura tedesche sono efficienti e moderne (digitali!), molti lavoratori stagionali sono stati «uberizzati», cioè assunti attraverso il portale di lavoro daslandhilft.de. Più precisamente, essendo il portale in lingua tedesca, solo coloro che parlano tedesco (sono più numerosi di quanti si immagina) può accedere al portale e cercare il suo datore di lavoro, iscriversi e ricevere i loro contratti attraverso l'applicazione. Tutti gli altri devono passare attraverso la variante tradizionale della procedura di assunzione. Il vecchio «caporale» (chiamato eufemisticamente «broker», «middleman» o «intermediario» - cioè qualcuno che guadagna trovando e impiegando braccianti rumeni che non parlano tedesco o che non hanno ancora attraversato il «digital divide» per la raccolta degli asparagi) era già nel giro, ma si assiste ad un’esplosione del numero di «caporali», molti dei quali rumeni.

In conclusione, sia il lavoratore sceglie un datore di lavoro sul portale del «caporale digitale» (in tedesco), sia viene assunto (per telefono) da un «caporale» in carne e ossa e assegnato ad una azienda agricola. In ogni caso, il lavoratore è ingaggiato per l'intera stagione e non è possibile cambiare datore di lavoro. L'impegno standard richiesto è di dieci ore al giorno per sette giorni alla settimana.

Il 9 aprile, una folla di 1500-2000 lavoratori rumeni si raduna nell'aeroporto internazionale di Cluj-Napoca per volare in Germania. A Berlino, l'ambasciata rumena si lamenta del fatto che le autorità rumene non avevano ricevuto alcuna informazione ufficiale a questo proposito dal governo tedesco e avevano appreso la notizia dalla stampa. Il governo tedesco non smentisce, ma la dinamica Julia Klöckner va oltre dichiarando che: «… tutti gli attori coinvolti sono ora informati. Sono stati informati gli aeroporti e le compagnie aeree, che, insieme al governo rumeno e il ministero dei Trasporti, hanno diffuso le corrispondenti direttive».

I lavoratori che si sono precipitati all'aeroporto di Cluj-Napoca provengono principalmente dalle regioni della Transilvania e della Moldavia. Molti di loro non conoscono la loro destinazione finale. Addio alle drastiche restrizioni per il distanziamento sociale imposte dalle autorità rumene: su Internet circolano foto di assembramenti densi e promiscui in attesa dell'imbarco. Tutti sanno che gli aeroporti e gli aerei sono fra gli snodi preferiti per la circolazione delle infezioni e la formazione di cluster. «Non ci saranno viaggi individuali, e ogni azienda deve garantire il mantenimento di una certa distanza interpersonale durante il trasporto e il lavoro di gruppo», ha affermato l'imperturbabile Julia Klöckner [6].


La realtà delle linee guida

Fin dall'inizio della campagna degli asparagi, c'è stata una notevole e deliberata confusione su come applicare le famose linee guida pubblicate dai ministeri degli Interni e dell'Agricoltura. Molti imprenditori agricoli hanno interpretato i regolamenti pro domo, per esempio come se le restrizioni sui gruppi di lavoro e sullo spazio da garantire per gli alloggi non si applicassero ai 20.000 raccoglitori che erano entrati in Germania prima del 2 aprile. Inoltre, molte aziende hanno ritenuto che le linee guida non fossero più legalmente vincolanti dopo i 14 giorni di quarantena. In linea di principio, anche se non esistevano norme speciali per i lavoratori arrivati in precedenza, essi rientravano comunque nelle regole generali per la sicurezza sul lavoro.

Vale la pena notare che, a suo dire, il Ministero del Lavoro non era stato coinvolto nella concezione di nessuno dei tre piani successivi. Il ministro del Lavoro Hubertus Heil (SPD) dichiara: «Le norme della sicurezza sul lavoro si applicano a tutte le aziende e devono essere applicate anche nella situazione attuale. Il livello di protezione non deve essere abbassato». Di conseguenza, «… [i lavortori] dovrebbero lavorare insieme in squadre le più piccole possibile (ad esempio, da 2 a 3 persone)». Le camere a più letti che erano solitamente utilizzate per ospitare i lavoratori stagionali non sono conformi alla legge, e devono essere proposti alloggi monopersonali [7].

Questa situazione crea il caos nelle regole, alcune delle quali diverse da distretto a distretto. Il portavoce dei Verdi al Bundestag per la politica agricola, Friedrich Ostendorff, anch'egli imprenditore agricolo, dichiara: «Le richieste del ministro federale dell'Agricoltura non sono altro che una farsa. Fingono sicurezza laddove non c'è». Il professore Stefan Sell, ricercatore in scienze sociali presso la facoltà di scienze applicate dell’Università di Konlenz, interpreta le principali direttive dei ministeri degli Interni e dell'Agricoltura solo come un «tentativo di fornire sicurezza attraverso una politica simbolica, perché ovviamente molto di ciò che è scritto sulla carta, in realtà non può essere realizzato». Il caos di regole crea anche notevoli distorsioni della famosa « concorrenza libera e non distorta» tra le aziende agricole, perché l'osservanza delle regole di sicurezza sanitaria richiede costi aggiuntivi sostanziali.

Il produttore di ortaggi Rudolf Behr, della Bassa Sassonia, aderisce alle norme per tutti i suoi dipendenti e prevede costi aggiuntivi per 1,2 milioni di euro. Affitta stanze in alberghi e strutture simili, utilizza servizi di gastronomia, installa contenitori igienici, allestisce unità di vendita in tutti i suoi punti di lavoro, permettendo ai lavoratori di acquistare tutti i prodotti di cui hanno bisogno a prezzi ragionevoli, senza dover andare a fare la spesa al supermercato. Behr teme di lavorare in perdita, perché i prezzi di mercato delle verdure sono molto bassi e i coltivatori di ortaggi sono sottoposti ad una intensa pressione concorrenziale. «Ovviamente, se molti credono di poter aggirare le regole in modo da poter lavorare a minor costo, è un pasticcio», ha affermato. Chi viola le regole ottiene un vantaggio competitivo come ricompensa per aver messo in pericolo la vita dei lavoratori.

Ma non tutti gli imprenditori agricoli si comportano come Rudolf Behr. Nonostante vi siano norme di protezione dal coronavirus per i lavoratori dei campi, queste norme sono spesso violate. Secondo una ricerca a largo raggio, nelle grandi aziende agricole, ad esempio in Renania-Palatinato, gli addetti al raccolto sono trasportati dalla fattoria ai campi in gruppi di 40-70 persone sopra rimorchi per camion. Presumibilmente, non indossano mascherine. I gruppi di lavoro sono costituiti da circa 45 persone. Molti lavoratori dormono in spazi esigui. Secondo le norme di tutela della salute, le stanze dovrebbero essere occupate solo per metà. Tuttavia i lavoratori sostengono di dormire, come negli anni precedenti, in stanze a più letti riempite completamente all'interno di container abitativi.

Così il raccolto è assicurato, solo gli addetti al raccolto non lo sono. Nei supermercati tedeschi gli scaffali di frutta e verdura fresca sono pieni come sempre. E le verdure sono più a buon mercato che mai. I pensionati tedeschi sono felici. Il costo aggiuntivo è finanziato, alla fine, da tutti coloro che colgono il raccolto dieci ore al giorno e sette giorni alla settimana per una paga miserabile.


Vogliono fare soldi!

Dato che molti lavoratori provenivano da Suceava, focolaio di Covid in Romania, essi avrebbero potuto essere asintomatici, presintomatici o falsi negativi sia prima del decollo che dopo l'atterraggio. Nicolae Bahan era uno dei lavoratori stagionali portati in aereo in Germania per raccogliere gli asparagi. Era originario di Solca, una località della Bucovina, nel nord della Romania. Sua moglie era venuta a lavorare in una fattoria nove anni fa per la prima volta e due anni dopo aveva portato con sé il marito.

L'uomo, 57 anni, lavorava a Bad Krozingen, nel Baden-Württemberg. La mattina dell'11 aprile è stato trovato morto nel container in cui alloggiava. Un test successivo ha dimostrato che era infetto dal Covid. Der Spiegel ha citato il ministro dell'Agricoltura, la vivace Julia Klöckner, che ha affermato con sicumera in un programma televisivo che l'uomo era morto a causa di un attacco di cuore [8]. Abrebbe mentito con l'unico obiettivo di rassicurare gli altri lavoratori stagionali, in modo da non mettere a rischio il raccolto dell'«oro bianco» ?

L’azienda rumena che ha assunto Nicolae e la maggior parte dei raccoglitori di Suceava, e che ha sede proprio a Solca è ora accusata di negligenza perché avrebbe inviato in Germania lavoratori provenienti da zone della Romania in quarantena, scrive Der Spiegel.

Il «caporale» rumeno si è rifiutato di rispondere alle domande dei giornalisti tedeschi e ha affermato che avrebbe pagato il salario minimo di 9,35 euro l’ora e anche gli straordinari. Un raccoglitore che lavora sodo potrebbe guadagnare circa 2.000 euro al mese, ha detto il «caporale». Una parte del denaro è destinata ai «costi di intermediazione» (non sappiamo quanto), un'altra parte va ai costi di trasporto (non erano forse a carico del datore di lavoro?), 8 euro al giorno per l'affitto della capanna, altri 4 euro al giorno per il pranzo. Ma nei container esigui, non ventilati e spesso fatiscenti in cui vivono molti lavoratori stagionali rumeni, il pericolo di contagio è diventato un rischio professionale: altre quattro persone sono risultate positive al coronavirus nella fattoria di Bad Krozingen. Ma il raccolto non si ferma, l'«oro bianco» deve essere salvato - «It’s the economy, stupid!». I giornalisti di «Der Spiegel» hanno parlato con il sindaco di Solca, Cornel Tehaniuc, che ha spiegato con una sola parola perché molti residenti scelgono di andare a lavorare in Germania, anche in presenza della pandemia di coronavirus: fame ! A Solca, la segheria, la fabbrica tessile, il birrificio e un sanatorio sono stati chiusi uno dopo l'altro negli ultimi 30 anni. La povertà colpisce 2000 dei 5000 abitanti e li costringe a cercare altrove il necessario per sopravvivere. Il capo dell'unità agricola di Bad Krozingen ha dichiarato ai giornalisti autori dell’articolo che ora aiuterà la vedova di Nicolae Bahan a completare le formalità amministrative.

Fortunatamente, e grazie all'economia di sussistenza, non tutti gli immigrati morivano di fame a casa prima di arrivare. Nel 2019, Ioan, un giovane rumeno che vive a Cluj con la moglie e i figli, ha per la prima volta raccolto asparagi in Germania. Dopo quasi tre mesi di lavoro massacrante – dieci ore al giorno, sette giorni su sette – e dopo aver coperto vitto, alloggio e altre spese, è tornato a casa con la misera cifra di 1.800 euro. Recentemente è stato licenziato dai suoi datori di lavoro a Cluj e non aveva altre fonti di reddito. Ha detto che, fortunatamente, sua moglie e i suoi figli erano in buona salute e che l'orto di casa loro avrebbe fornito tutta la frutta e la verdura di cui avevano bisogno (meglio degli asparagi tedeschi ?). Ioan non parlava tedesco e lo stesso «caporale» che lo aveva assunto nel 2019 lo ha chiamato di nuovo quest'anno per offrirgli un lavoro in Germania. Al telefono, gli ha assicurato che le condizioni di lavoro sarebbero state migliori quest'anno e che avrebbe guadagnato soldi veri. Il datore di lavoro avrebbe finanziato il viaggio di andata e ritorno. Ioan ha richiamato il «caporale» per dire che avrebbe accettato l'offerta e che sarebbe arrivato in Germania dopo Pasqua.

La straordinaria Julia Klöckner, reginetta del vino nel 1995, ora descrive da ministra la situazione in questi termini: «Ci sono lavoratori che possono decidere liberamente dove lavorare in Europa perché vogliono fare soldi». Viene in mente il poema del suo connazionale B. Brecht: «Per chi sta in alto discorrere di mangiare è cosa bassa. Si capisce: hanno già mangiato, loro».


La «quarantena virtuale con possibilità di lavoro»

Il ponte aereo potrebbe rivelarsi uno dei canali di super diffusione dei virus in Europa. Per fortuna si può contare sulla leggendaria ingegnosità, competenza ed esperienza dei politici e dei funzionari tedeschi nell'organizzazione del flusso dei «freiwillig fremdarbeiter» (lavoratori stranieri volontari), che risale a prima degli anni '40, per confinare questi potenziali «untori» in ambienti ermeticamente isolati in modo tale da non infastidire la popolazione tedesca. I lavoratori stranieri devono affrontare 14 giorni di stretto isolamento da tutti gli altri, ma - e questo è il frutto della grande ingegnosità dei ministri tedeschi, gli impareggiabili Julia e Horst - possono comunque lavorare ! Vivrebbero in quello che politici e funzionari del governo hanno descritto come «quarantena virtuale con possibilità di lavoro» [9].

La capacità di innovazione del governo tedesco non ha limiti ! O, forse, si tratta più modestamente della lunga esperienza in materia di lavoro «volontario» ! In ogni caso, sanno giocare con le parole. Ovviamente, è inconcepibile che i datori di lavoro li tenessero chiusi a chiave per due settimane a non fare nulla: gli asparagi devono essere raccolti ora, dall'alba al tramonto, dieci ore al giorno e sette giorni su sette.

Comunque, niente paura, «arbeit macht frei», ieri, oggi e per sempre: il lavoro in condizioni di promiscuità allevia la quarantena. I «Freiwillig fremdarbeiter» sono confinati nel luogo di lavoro e non possono ricevere visite per tutto il periodo della loro permanenza, anche quando il confinamento sarà alleggerito. In realtà, sono in quarantena rispetto alla popolazione residente in Germania. Sembra che un peccato solo per le lavoratrici del sesso che, come ha detto in modo esplicito il quotidiano «Bild»: «… vorrebbero stuzzicare gli asparagi»[12]. Inoltre, per tutta la durata del contratto, non possono cambiare di datore di lavoro e rimangono in balia di colui che ha il potere di organizzare il viaggio di ritorno.

In linea di principio, i lavoratori stagionali dovrebbero operare in piccole squadre e dovrebbero utilizzare in modo separato le cucine comuni, con utensili puliti in acqua calda per ridurre al minimo i rischi virali. I loro alloggi dovrebbero essere occupati solo per metà della loro capienza per garantire la distanza interpersonale e le visite dovrebbero essere vietate. Sembra essere un miglioramento rispetto alle vecchie baracche dell'antica tradizione tedesca, ma il responsabile dell'azienda agricola di Bad Krozingen non ha voluto mostrare ai giornalisti di «Der Spiegel» le condizioni in cui vivono i lavoratori. Su Internet circolano foto che rivelano la realtà di queste condizioni. Una coppia di rumeni che attualmente lavora per un'unità agricola nel sud della Germania e che è venuta a raccogliere asparagi in questa fattoria di Bad Krozingen dal 2007 al 2013, ha parlato con i giornalisti di «Der Spiegel». Nel 2013, ricevevano quattro euro all'ora, erano alloggiati in stanze con 5-7 persone, con letti di ferro (come in prigione, hanno detto) e armadi arrugginiti. Nel bagno in comune, le docce erano separate solo da tende di plastica, e in cucina non c'era nemmeno un lavandino. I loro documenti d'identità erano stati sequestrati e non avevano mai ricevuto né una copia del contratto di lavoro né le busta paga (niente carta, siamo moderni!). Per ovvie ragioni, non ci sono notizie sull'attuale sistemazione dei lavoratori nel 2020, ma le condizioni sopra descritte erano presumibilmente in vigore fino all'anno prima e la probabilità che siano cambiate in pochi giorni per la stagione 2020 è piuttosto piccola.

E, soprattutto, chi controlla? I ministeri del lavoro e degli affari sociali delle regioni/stati, ai quali è affidata l'attuazione/applicazione delle norme federali a livello statale, stanno facendo il loro lavoro?


Chi si occupa della salute dei lavoratori stagionali?

E i lavoratori che sono stati infettati nelle aziende agricole? Il loro destino non è chiaro [10]: sono rimasti in Germania, dove avranno ricevuto le cure del fantastico sistema sanitario tedesco ? O sono stati rimpatriati ? E gli altri lavoratori che sono stati in contatto con loro? Anche il loro destino non è chiaro. I medici hanno testato gli altri membri della squadra di raccolta di cui faceva parte il lavoratore infetto ? Cosa è successo a coloro che sono risultati veri/falsi positivi? Anche se le offerte di lavoro su Internet indicavano che ai lavoratori stagionali veniva offerta un'assicurazione medica, i lavoratori rumeni non erano assicurati in Germania, ha dichiarato Horațiu Dancu, assistente sociale e consulente per i migranti rumeni.

Il trucco sta nel fatto che i lavoratori stagionali stranieri vengono rimandati a casa prima che scada l'esenzione dai contributi sociali di 115 giorni per i datori di lavoro, cosicché, quando essi portano il virus a casa con loro o quando si rompono la schiena, il servizio sanitario tedesco non deve occuparsi di loro. È un sistema geniale: non solo gli imprenditori agricoli tedeschi non pagano l’assistenza sociale, ma anche il sistema sanitario tedesco non deve sostenere l'onere dell'assistenza. Quindi, se i lavoratori si ammalano in patria, le loro cure ricadono, senza alcuna compensazione finanziaria da parte dei datori di lavoro tedeschi, sul sistema sanitario rumeno. Lo stesso sistema che negli ultimi anni, per la maggiore soddisfazione dei pensionati tedeschi, ha perso in massa medici e infermieri che «vogliono fare soldi» e che emigrano in Germania.

In fin dei conti, le masse che hanno riempito gli aerei diretti ai campi della Germania non possono contare né sul proprio Paese, né sul sistema sanitario del «Paese ospitante», né sull'Unione Europea.


E i sindacati tedeschi?

In tempi di pandemia, gli influenti sindacati tedeschi sono stati probabilmente molto occupati dalla cogestione delle aziende, ma hanno comunque trovato il tempo di criticare (a bassa voce) l’accordo per i lavoratori stranieri stagionali e di sollevare questioni (sempre a bassa voce) su salari, condizioni di lavoro e misure di protezione della salute. L'unica azione sul campo sembra essere stata l'iniziativa «Faire Mobilität» («mobilità equa») [11], un'organizzazione con centri di consulenza in alcune regioni (fisicamente inaccessibili ai lavoratori confinati), un sito web (irraggiungibile per i lavoratori confinati senza accesso a Internet) e un numero di telefono. I rappresentanti di Faire Mobilität forniscono informazioni, consigli e risposte a domande in diverse lingue, tra cui il rumeno. Siamo in piena democrazia «comunicativa», come piace a Habermas.

Ovviamente, l'isolamento ha ridotto la capacità di consulenza di Faire Mobilität. Szabolcs Sepsi, un rappresentante sindacale che lavora per Faire Mobilität, ha parlato con DW [12] dei lavoratori rumeni. Ha detto che l'intera iniziativa del governo è stata fatta in fretta e furia e, a quanto pare, senza un piano concreto. Finora, in pratica, la legislazione sul lavoro non è stata applicata, ci sono poche speranze che lo sia entro i 115 giorni di permanenza dei lavoratori nelle fattorie tedesche, e non c’è nessuna speranza per il seguito. Egli ha illustrato i problemi segnalati ai centri di consulenza che, a causa del confinamento, possono essere raggiunti solo per telefono e via Internet.

Utilizzando diversi trucchi, il salario minimo (9,35 euro l'ora) non è stato rispettato. Il trucco più usato è stato quello di dichiarare invece delle 70 ore settimanali effettive (10 ore al giorno per sette giorni su sette), 40 ore alla settimana. Il «caporale», che è il datore di lavoro diretto, può produrre una bella busta paga con un generoso salario di 10 euro all'ora per un numero ragionevole di ore!

Manca l'assicurazione sanitaria, e gli alloggi sono in condizioni terribili. L'arrivo e la partenza dei lavoratori stagionali sono organizzati esclusivamente dai datori di lavoro e le persone non possono lasciare le baracche in cui sono alloggiate. Le persone non hanno il diritto di scegliere per chi lavorare. Hanno solo il diritto di iscriversi in una lista per esprimere il proprio desiderio di venire in Germania. Le condizioni contrattuali sono stabilite unilateralmente dall'Associazione degli agricoltori tedeschi e dal governo federale.

Se il datore di lavoro non rispetta gli accordi o se i lavoratori vogliono cambiare per ottenere condizioni migliori, non c'è la possibilità pratica di rinunciare al contratto perché il rientro in patria è organizzato centralmente dai rappresentanti dei datori di lavoro. La «sospensione» della «concorrenza libera e non distorta», cara all’Europa, nella ricerca della forza-lavoro è particolarmente gradita agli imprenditori agricoli in questo periodo di intensa domanda di lavoro, quando i lavoratori potrebbero avere più potere contrattuale, cercare condizioni più vantaggiose e scegliere (e cambiare) i loro datori di lavoro.

Szabolcs ha affermato: «Credo sia cinico etichettare la situazione come «quarantena virtuale con possibilità di lavoro», dato che i lavoratori stagionali sono di fatto rinchiusi in caserme, senza alcun contatto con il mondo esterno… In questa cosiddetta quarantena, non sembra avere importanza il fatto che migliaia di persone abbiano viaggiato senza mantenere le distanze sociali e che lavoreranno, mangeranno, dormiranno, si laveranno in contesti sovraffollati… Ciò che conta di più è che queste persone siano tenute a distanza dalla popolazione tedesca... Le condizioni nei campi, che conosciamo... non sono conformi alle regole di contenimento del coronavirus. La salute dei lavoratori del raccolto è a rischio».


Gli imprenditori agricoli tedeschi, Seehofer e la Ce sono soddisfatti

Gli imprenditori agricoli tedeschi si sono sentiti sollevati quando hanno potuto «importare» lavoratori stagionali stranieri per la raccolta degli asparagi bianchi. «Siamo lieti che il governo abbia acconsentito all'ingresso nel Paese di lavoratori stagionali dall’ Europa dell'Est», ha dichiarato Joachim Rukwied, presidente dell'associazione tedesca degli aziende agricole (Dbv). «Grazie a questo accordo, le nostre aziende possono continuare a produrre», ha aggiunto Joachim Rukwied.

La continuità aziendale è garantita e l’«oro bianco», patrimonio culturale tedesco, è salvo. E che dire dei residenti e dei calciatori tedeschi che avevano manifestato il loro interesse per il portale di annunci di lavoro all'inizio della stagione di raccolta degli asparagi? Secondo le parole di un imprenditore intervistato dal tabloid «Bild»: «La maggior parte dei tedeschi non è abituata a lavorare con la schiena china nei campi per ore e ore. Si lamentano del mal di schiena. I rumeni e polacchi sono più forti e lavorano nei fine settimana e nei giorni festivi». Capiamo meglio cosa intendeva Joachim Rukwied quando ha detto di essere scettico sull'esperienza e l'affidabilità dei lavoratori tedeschi per svolgere un compito che, in linea di principio, non richiede abilità o esperienza particolari. In effetti, per esperienza e affidabilità, egli intendeva la resistenza, la sopportazione, la disponibilità a lavorare dieci ore al giorno e sette giorni alla settimana, e l'accettazione di paghe che, in Germania, sono molto «competitive».

Anche il ministro degli Interni Horst Lorenz Seehofer è soddisfatto. La sua richiesta del 2011 di far aderire gli immigrati ai valori tedeschi è stata pienamente soddisfatta. I lavoratori stranieri stagionali hanno «firmato» per la giornata lavorativa di dieci ore e per la settimana lavorativa di sette giorni (il duro lavoro è un valore tipicamente tedesco, soprattutto quando sono i «freiwillig fremdarbeiter» a sopportarlo) e per la reclusione e l'isolamento (antichi tipici valori antichi dell'ospitalità tedesca, rinnovati all'infinito). L’imprenditore tedesco intervistato sembra ossessionato dalla ricerca di una sorta di «arbeiter» jungeriano [16], moderno e europeo, che ha trovato nell'esercito dei lavoratori stagionali rumeni, polacchi e bulgari.

Per molti versi, questi lavoratori immigrati rappresentano il mezzo più efficiente per rendere l'Europa di nuovo «competitiva»: sono mobili, flessibili, altamente produttivi, a basso costo e senza oneri (sono portatori di rischi per la salute, ma fortunatamente soprattutto per loro stessi e le loro famiglie !).

Ormai in tutti i paesi europei, i lavoratori «essenziali» che operano in strutture mediche, ospedaliere, di assistenza («prima linea»), aziende agricole, fabbriche, supermercati, magazzini, trasporti, gestione dei rifiuti («seconda linea») sono presentati come «eroi» della pandemia. Ma allora, gli immigrati stagionali che lasciano le loro famiglie confinate per intraprendere viaggi pericolosi verso lager malsani, campi insicuri e lavori faticosi e sottopagati, per salvare il raccolto europeo di frutta e verdura, dovrebbero essere glorificati come «supereroi» della pandemia. Non sorprende che la propaganda dei governi sia molto attenta a non presentarli sotto questa luce: vogliono solo «fare soldi», ha detto l'imperturbabile Julia Klöckner.

Anche la commissione europea e la sua presidente von der Leyen sono contenti. Nonostante le chiusure nazionali per contenere il virus, la mobilità attraverso i confini del blocco dei 27 Paesi è garantita a centinaia di migliaia di persone che «piantano e raccolgono le nostre colture».

Costi Rogozanu e Daniela Gabor sottolineano con forza come la politica economica europea abbia creato la figura sociale del «soldato universale post-comunista»[14], in grado di convertirsi da bracciante agricolo a badante, a lavoratore edile e quant’altro secondo la stagione. Catene di approvvigionamento, infrastrutture e servizi essenziali dell'Europa occidentale si appoggiano (e gravano) su di lui.

In tempi di pandemia, il miracolo dell'unione europea e dei suoi stati membri è stato quello di ripristinare per la forza-lavoro europea la libertà di andare e venire trasformandola in migrazione «volontaria» per la sopravvivenza, sotto forma di trasferimento di confinati dagli «arresti domiciliari» ai campi di lavoro. È la realizzazione inaspettata del sogno della libera circolazione della manodopera in Europa, tanto cara ai «padri fondatori»: forza-lavoro a basso costo, senza oneri sociali, mobile, flessibile e produttiva in un mercato unico !


Conclusione provvisoria

In tempi di pandemia, gli imprenditori agricoli, i politici e i funzionari tedeschi, con la connivenza del governo rumeno e della commissione europea, hanno gestito la sussistenza, la salute e la sicurezza dei migranti stagionali come esternalità per l'economia e il sistema sanitario tedesco.

Il piano è stato quello di confinare ermeticamente questi lavoratori a basso costo, senza oneri, flessibili e produttivi nelle affollate caserme dei campi di lavoro, lontano dalla popolazione nazionale tedesca, e di rispedirli nei paesi d'origine immediatamente appena finito il lavoro. Quasi sicuramente le decine di migliaia di lavoratori stagionali hanno costituito focolai di infezione che riporteranno in patria. Per i pensionati tedeschi che mangiano asparagi – una popolazione a rischio di Covid grave – l'unica preoccupazione sembra essere: il confinamento nei campi di lavoro dei lavoratori stagionali è stato efficace per contenere il contagio, o questo maledetto coronavirus, collettivista e internazionalista si diffonderà di nuovo nella madre patria ? Vedremo.


Note

[1] Sorbonne Université. Alcov2 : Une enquête de grande ampleur pour l’étude de la transmission de SARS-CoV-2 au sein des foyers français. http://www.sorbonne-universite.fr/dossiers/covid-19-nos-recherches/alcov2-une-enquete-de-grande-ampleur-pour-letude-de-la-transmission-de-sars-cov2-au-sein-des-foyers

[2] Graeber, D. (2018). Bullshit jobs: A Theory. Penguin.

[3] The Economist (2019, Nov 14). Why Germany sticks to strict budget rules despite a slowdown. The Economist. https://www.economist.com/europe/2019/11/14/why-germany-sticks-to-strict-budget-rules-despite-a-slowdown

[4] Chapoutot, J. (2020, June 7). En Allemagne, les citoyens sont considérés comme des adultes (E. Aeshimann, Interviewer) [Interview]. L’Obs. https://www.nouvelobs.com/idees/20200607.OBS29805/johann-chapoutot-en-allemagne-les-citoyens-sont-consideres-comme-des-adultes.html

[5] Kühnel, A. (2020, Apr 08). Germany drafts Romanian farm labor for coronavirus pandemic. DW.COM https://www.dw.com/en/germany-drafts-romanian-farm-labor-for-coronavirus-pandemic/a-53066735

[6] Hurst, L., with AP (2020, Apr 10). Germany flies in seasonal workers with strict coronavirus precautions. Euronews. https://www.euronews.com/2020/04/10/germany-flies-in-seasonal-workers-with-strict-coronavirus-precautions

[7] Edelhoff, J., Ghassim, A., and Hurst, F. (2020, Apr 23). Die Ernte ist sicher - nur die Erntehelfer nicht. Das Erste. Panorama. https://daserste.ndr.de/panorama/archiv/2020/Die-Ernte-ist-sicher-nur-die-Erntehelfer-nicht,erntehelfer198.html

[8] DW (2020, Apr 23). Der Spiegel: "O viață pentru sparanghel?". DW.COM https://www.dw.com/ro/der-spiegel-o-via%C8%9B%C4%83-pentru-sparanghel/a-53223939

[9] DW (2020, Apr 02). Germany eases border rules to allow in harvest workers amid coronavirus crisis. DW. https://www.dw.com/en/germany-eases-border-rules-to-allow-in-harvest-workers-amid-coronavirus-crisis/a-53000322

[10] Pitu, L., & Kuhnel, L. (2020, April 17). Video: Ce fac sezonierii români dacă se îmbolnăvesc în Germania? DW.COM. https://www.dw.com/ro/video-ce-fac-sezonierii-rom%C3%A2ni-dac%C4%83-se-%C3%AEmboln%C4%83vesc-%C3%AEn-germania/a-53160302

[11] Faire Mobilität, DGB Advisory Centres. https://www.faire-mobilitaet.de/en/beratungsstellen

[13] Jünger, E. (2017). The Worker—Dominion and Form (L. P. Hemming & B. Costea, Trans.). Northwestern University Press.

[14] Rogozanu, C., and Gabor, D. (2020, Apr 18). Are western Europe's food supplies worth more than east European workers' health? The Guardian. https://www.theguardian.com/world/commentisfree/2020/apr/16/western-europe-food-east-european-workers-coronavirus


Immagine: Opera di Christopher Wood

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