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«Siamo tutto ciò che abbiamo»

Recensione del film Il mondo dietro di te




Il mondo dietro di te, still da video

Di tanto in tanto capita che alcuni prodotti della cultura pop riescano a restituire meglio di altri lo spirito del nostro tempo. È questo il caso de Il mondo dietro di te, un film di Sam Esmail, già autore di Mr Robot, prodotto da Netflix. In questa bella recensione (contiene qualche spoiler), Jason Read, discutendo il film, ragiona sulle trasformazioni del genere post-apocalittico; sulla diffidenza latente che paradossalmente un mondo sempre più interconnesso continua a generare; sulla necessità di prendere atto che il mondo è cambiato e che per affrontare le molteplici crisi che lo stanno rendendo imprevedibile e insicuro dobbiamo costruire dei nuovi legami di amicizia politica.

Traduzione a cura di Francesca Ioannilli e Marco Piccolo

 

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Ultimamente, qualcosa è cambiato nei film post-apocalittici. È difficile dire con precisione quando e quale sia stata esattamente la causa, ma a un certo punto negli ultimi anni la post apocalisse, da una fantasia di evasione, è diventata figura del terrore. L’intensificarsi del riscaldamento globale, causa di incendi, siccità e uragani; la pandemia di Covid-19 tutt'ora in corso; e l'ascesa del nazionalismo di destra hanno trasformato l'apocalisse dasottogenere della fantascienza, a termometro delle paure e delle ansie. Come osserva Robert Tally, il senso del futuro è cambiato drammaticamente nell'ultima decade: nella narrativa e nel cinema contemporaneo l'utopia è stata sostituita dalla distopia mentre la post-apocalisse ha rimpiazzato le previsioni del miracoloso mondo di domani[1]. Questo è un altro modo di affrontare il vecchio adagio di Fredric Jameson secondo cui è più facile immaginare la fine del mondo che la fine del capitalismo. A ciò potremmo aggiungere che l’immaginazione non si sostanzia più in una speculazione sul futuro ma è immediatamente vissuta come anticipazione di un futuro prossimo, a fronte di un’apocalisse che sembra sempre più avvicinarsi. Forse nessun film spiega questo sentire meglio di Leave the world behind; un film che non tratta tanto dell'apocalisse come un evento lontano, quanto della crescente permutazione delle paure e delle ansie apocalittiche nella vita quotidiana.

Leave the world behind è un film diretto da Sam Esmail, rilasciato da Netflix nel dicembre del 2023, basato sul romanzo omonimo di Rumaan Alam pubblicato nel 2020. Il film comincia quando Amanda Sanford (Julia Roberts) decide improvvisamente di affittare una casa a Long Island e scappare da New York con suo marito Clay (Ethan Hawke) e i suoi due bambini, Archie e Rose. La sua decisione è dettata tanto da un generale senso di misantropia, come dice Amanda, «odio le persone, cazzo», quanto dalla sua specifica situazione lavorativa e finanziaria. La loro vacanza è un tentativo di allontanarsi non solo dalla città ma anche dalle persone, infatti, la casa che affittano è lontano diverse miglia da qualsiasi vicino o contatto col mondo. Nel corso del film, l'isolamento passa dall'essere un sogno al diventare un incubo. Non appena la famiglia si stabilisce nella nuova casa, salta il wifi, la fibra e la ricezione del telefono, tagliandoli fuori dal mondo più di quanto volessero. Più tardi, quando stanno andando in spiaggia, una petroliera si incaglia e si schianta sulla spiaggia. Questi eventi non sconvolgono immediatamente la loro vacanza; la famiglia sopporta il primo con frustrazione e guarda il secondo con curiosità, scattando foto. La situazione cambia quando a tarda notte si sente bussare alla porta e Clay e Amanda si trovano davanti G.H Scott (Mahershala Ali) e sua figlia Ruth (Myha'la). G.H. si presenta come il proprietario della casa in cui sono in affitto e spiega che stavano assistendo a una sinfonia a New York quando la corrente è saltata. Hanno così deciso di rifugiarsi nella loro casa vacanze a Long Island piuttosto che tornare nel loro appartamento in città. La stessa casa in cui i Sandfords sono in affitto. Questo rende imbarazzante l’incontro, dal momento che entrambe le famiglie rivendicano il diritto alla casa. Dato che hanno interagito solamente per mail e l'intera contrattazione si era svolta attraverso una piattaforma terza, nessuno dei due gruppi conosce o riconosce l'altro. Come dice G.H, o George, come preferisce essere chiamato, se avessero parlato al telefono avrebbero almeno riconosciuto il suono della voce. Poiché la loro relazione è mediata da app e interfacce (Airbnb è sottointesa ma mai menzionata) le due famiglie non si conoscono e non si fidano le une delle altre nonostante una parte avesse già trasferito centinaia di dollari e l'altra li avesse fatti entrare nella loro casa. La mediazione dei loro rapporti attraverso la tecnologia, app di affitto case e e-mail, li porta a non avere il livello base di fiducia che potrebbe costruirsi attraverso il commercio; un fatto ancora più ironico data l'intimità della relazione mediata: stanno condividendo la stessa casa. Amanda è inizialmente molto diffidente verso gli Scotts, teme che possano tentare di mettere in atto una truffa, o peggio ancora, che possano essere potenziali molestatori di bambini. Il fatto che George e Ruth siano neri e Amanda e Clay siano bianchi esaspera ulteriormente la situazione. Amanda è abbastanza educata da non menzionare la questione per quanto sia parte dei suoi sospetti su George anche dopo che questi ha fornito la chiave dell'armadietto dei liquori della casa. La diffidenza in un certo senso è reciproca, più tardi sentiamo Ruth rimproverare il padre per essersi fidato così facilmente dei «bianchi». Il fatto che il film sia in parte prodotto da Barack e Michelle Obama ha portato qualcuno online a vederlo come un film che fomenta la divisione razziale e la diffidenza[2]. Questo è in parte sostenuto sulla base della convinzione radicata nella destra che la sola menzione della razza come fattore della vita sociale produca razzismo. Tuttavia, nel film la razza è solo una delle varianti all’interno di un più generale collasso delle relazioni sociali. Le divisioni razziali sono solo una versione più acuta di ciò che ha portato le persone a scappare dalla città e ad allontanarsi da tutti. Mentre le due famiglie si rintanano insieme, gli eventi fuori di casa diventano ancora più strani. Tutti gli avvenimenti richiamano un aspetto diverso di una potenziale apocalisse: l'intero sistema di comunicazione, dalla televisione ai cellulari satellitari, sembra collassare; aeroplani precipitano dal cielo e si schiantano sulla spiaggia; un drone vola distribuendo opuscoli che sembrano dire «Morte all'America» in arabo; i cervi si radunano in grande numero nel cortile e i fenicotteri arrivano in piscina, suggerendo che anche il mondo naturale ha perso l’equilibrio; un suono molto forte invade la casa, distruggendo le finestre; Tesla autoguidate si scontrano tra loro e si ammassano in autostrada; e il figlio, Archie, si ammala presumibilmente per una puntura di una zecca. Anche la sua malattia assume sintomi strani, tra i più drammatici la perdita di tutti i denti. La logica del film è più simile a quella della lettura di un quotidiano o alla visione di un notiziario, più che di un'apocalisse si tratta dello sviluppo disomogeneo di molteplici potenziali apocalittici[3].  È difficile capire come questi diversi eventi costituiscano un'unica narrazione coerente di un'apocalisse; sembrano invece far pensare alle molteplici possibilità di fine del mondo, politiche, tecnologiche ed ecologiche.

Di fronte a questi eventi, le famiglie riunite elaborano teorie e speculano sulla natura della minaccia che stanno affrontando. Non è tanto un film su una specifica visione del collasso sociale quanto piuttosto sulle paure incoerenti di tale collasso. Dato che il film si concentra sulle persone nella casa che sono tagliate fuori da qualsiasi contatto sociale e ancor più da qualsiasi fonte di notizie o informazioni, noi abbiamo solo un'immagine parziale di ciò che starebbe accadendo nel mondo oltre la casa. Ciò che ci rimane è solo una speculazione basata su informazioni molto limitate e parziali. Senza dilungarsi troppo sul paragone tra libro e film, vale la pena notare che il film non si allontana mai dal presente immediato dei pochi giorni nella casa in affitto. Ad eccezione dell'immagine della terra vista dallo spazio, noi non vediamo niente che anche loro non vedano. Mentre il libro su cui è basato il film si allontana di tanto in tanto dal punto di vista dei protagonisti, andando avanti per dirci che i vicini muoiono mesi dopo in un campo profughi fuori Los Angeles. Il libro poi conferma il sospetto del lettore di trovarsi di fronte all'inizio di un definitivo collasso pandemico e sociale. Questi passaggi appaiono nelle sezioni finali del libro in cui il lettore alla fine apprende che sta leggendo dell'inizio di un'apocalisse totale in cui la vita normale non tornerà mai più. Il romanzo racconta così la visita di Rose, la giovane ragazza di Amanda e Clay alla casa di un vicino:

«Non poteva sapere, non avrebbe mai saputo, che i Thorne, la famiglia che abitava lì, erano all'aeroporto di San Diego, impossibilitati a fare piani per il ritorno poiché non c'erano voli nazionali a causa di un'emergenza nazionale senza precedenti, come se i precedenti fossero necessari. I Thorne non avrebbero mai più rivisto questa casa, anche se Nadine, la matriarca, l'avrebbe sognata a volte prima di soccombere al cancro in una delle tendopoli che l'esercito era riuscito a costruire fuori dall'aeroporto. Avrebbero bruciato il suo corpo, prima di smettere di preoccuparsi di fare quello sforzo, dato che i corpi erano diventati più numerosi delle persone rimaste a bruciarli»[4]

Il salto in avanti e in un altro contesto conferma ciò che ci aspettiamo, ovvero che il mondo come lo conosciamo è giunto alla fine. Invece, nel film lo spettatore non sa mai nulla di più dei personaggi, non sa cosa ne sarà di loro o del mondo, ma assiste a una serie di immagini di crisi più spettacolari rispetto a quelle del libro, come quella di un aereo che si schianta sulla spiaggia. Una seconda differenza importante è che nel libro l'apparizione degli Scott alla porta della casa nel cuore della notte avviene prima che si verifichi qualsiasi vera e propria crisi. Nel romanzo in questo punto [della narrazione, ndt] l'unica cosa che è andata male è che internet non funziona, il che  difficilmente rappresenta una crisi importante. Nel film la petroliera si incaglia il primo giorno di vacanza della famiglia di Amanda e Clay. Questo non solo aumenta il terrore, ma conferma la storia degli Scott che qualcosa non va e che hanno ragione a cercare un riparo. Fa sembrare il sospetto di Amanda ancora più antisociale o addirittura razzista. Nel film proliferano le immagini di collasso sociale, tenendo conto del drone e dell'ammasso di auto a guida autonoma sull'autostrada. Ci sono altre differenze: Ruth nel libro è la moglie di George e non sua figlia, inoltre il film introduce l'ossessione di Rose per il programma televisivo Friends, un punto su cui si tornerà in seguito. La differenza principale è il modo in cui il libro e il film, in quanto media, utilizzano i propri punti di forza e i propri limiti per rappresentare la particolare situazione di terrore e incertezza. Il libro offre momenti di narrazione onnisciente in terza persona da un punto di vista che ci permette di vedere l'enormità della crisi, lasciando che il lettore sappia ciò che i personaggi non sanno, mentre il film presenta più che altro uno spettacolo della crisi, barche, aerei e auto che si schiantano, riducendo il nostro punto di vista alla conoscenza limitata dei personaggi centrali. Nell'adattamento filmico del romanzo, vediamo di più, vediamo carneficine ed esplosioni, ma in definitiva sappiamo meno.

Inizialmente le famiglie non corrono alcun pericolo immediato. Hanno cibo, acqua, un riparo e persino la corrente elettrica, nonostante la notizia di un blackout. La domanda su cosa fare è inizialmente astratta. È impossibile sapere se bisogna restare nella casa o tornare alla propria dimora. È difficile sapere cosa fare senza sapere cosa sta succedendo. Le nostre vite e attività quotidiane presuppongono come sfondo un mondo tanto prevedibile quanto scontato. Diamo per scontato che internet funzionerà, che i negozi saranno aperti e che una casa affittata tramite un sito web sarà nostra e solo nostra. La razionalità o l'irrazionalità delle nostre azioni hanno senso sullo sfondo di un mondo, o delle istituzioni e delle strutture che danno forma e definiscono le nostre decisioni. Quando quel mondo diventa incerto, non si sa come agire. Se tornare a casa in città, terminare la vacanza o rimanere in un luogo sicuro, rifornito di cibo e con corrente elettrica. È solo la malattia di Archie che li spinge a lasciare la casa in cerca di aiuto. George suggerisce di andare a chiedere aiuto a Danny, il suo tuttofare. Poco prima Amanda aveva visto Danny al supermercato fare scorta di acqua e cibi in scatola. Lui viene presentato come una persona che sa come fare le cose e forse sa anche cosa sta succedendo. Quando George e Clay arrivano a casa di Danny, quest'ultimo non è affatto contento di vederli. Consiglia loro di fare come lui, di rintanarsi e di proteggere la propria famiglia. Ammonisce George a fare lo stesso e quando George si appella all'idea di un vicino che aiuta un altro vicino, di Danny che potrebbe fornire le medicine per aiutare Archie, i due hanno il seguente scambio di battute:


George: «Dai, su. Sono io. Siamo amici».

Danny: «Quello è il vecchio modo, George. Non stai pensando lucidamente».

George: «Danny, cosa stai dicendo? Stai dicendo a quest'uomo di non prendersi cura di suo figlio».

Danny: «Niente ha molto senso in questo momento. Quando il mondo non ha più senso, posso ancora fare ciò che è razionale, ovvero proteggere il mio»[5].


Danny si presenta come la persona che ha il quadro della situazione e che si è adattata alla realtà del nuovo mondo. Anche se ciò che offre in termini di teorie e spiegazioni, tra cui un riferimento alla sindrome dell'Avana e a un attacco cinese o russo alle infrastrutture, non è molto meglio delle altre speculazioni offerte da George e Clay. Le sue teorie sono forse più apocalittiche, più estreme nelle loro conseguenze, ma si tratta comunque di speculazioni basate su informazioni limitate. L'unica cosa che offre, tuttavia, è una linea d'azione decisiva, che considera razionale: proteggere la propria persona, proteggere la proprietà. L'amicizia, il vicinato, gli obblighi sociali vengono liquidati come «vecchia maniera». Resta però da chiedersi fino a che punto questo sia un nuovo ethos, un nuovo modo di vivere. Se il fucile è un nuovo elemento, «proteggere il mio» è stata in tutto il film la mentalità dominante e l'idea prevalente di razionalità di tutti [i personaggi, ndt]. Dal piano di vacanza di Amanda, che inizia con la realizzazione di «odiare fottutamente le persone», al tentativo di George e Ruth di tornare a casa loro, tutti si sforzano di proteggere il «loro». La retorica survivalista di Danny non è altro che la continuazione della logica della società capitalistica contemporanea con altri mezzi. Il confronto tra George e Clay è intervallato da un altro confronto; mentre sono alla ricerca di Rose, Ruth e Amanda si trovano di fronte a un grande e sorprendentemente aggressivo branco di cervi. I cervi sono intimidatori, persino minacciosi, fino a quando Rose e Amanda abbandonano l'ostilità reciproca per rispondere aggressivamente con un urlo. Queste due diverse scene, l'una sul tema dell'uomo contro l'uomo, l'altra su quello della donna contro la natura, definiscono anche due diverse idee di cosa significhi essere razionali, ognuno per sé o insieme uniti in un qualche atto di solidarietà.Tutto ciò solleva la questione del titolo del film, Leave the World Behind. La frase viene citata per la prima volta in riferimento alla pubblicità della casa in affitto. Promette una fuga dal mondo. Man mano che il film procede, però, questa frase diventa la questione centrale della cultura post-apocalittica. A che punto bisogna riconoscere che la normalità non tornerà, che occorre lasciarsi alle spalle il vecchio mondo e iniziare a adattarsi a uno nuovo? Questo è uno dei modi per dare un senso al finale enigmatico e, per alcuni spettatori, frustrante del film.

Per tutto il film, la ragazza Rose è ossessionata dalla serie Friends. La guarda su un iPad mentre si dirigono verso la casa in affitto e quando internet si blocca, si innervosisce nel tentativo di guardare l'ultimo episodio, per vedere la fine. Viene rimarcato che Rose è ossessionata da uno show che ha avuto luogo ed è stato girato prima che lei nascesse. Mentre Ruth commenta l'interesse di Rose per Friends: «Ma è quasi…nostalgico per un tempo che non è mai esistito, capisci?[6]», nella scena finale del film Rose si avventura nella casa vuota dei vicini. Lì trova il loro bunker di sopravvivenza vuoto, un bunker rifornito di cibo, acqua, una serra e, cosa più importante per Rose, uno scaffale di DVD. Trova un cofanetto di episodi di Friends e finalmente riesce a guardare l'ultimo episodio. Rose riesce a concludere la sua particolare ricerca e la sua chiusura conclude il film. L'ultima immagine è quella del suo volto accompagnata dalla famosa sigla. È un finale fondamentalmente ambiguo. Potremmo interpretare la visione dell'ultimo episodio come un atto di chiusura, per lasciarsi alle spalle il mondo degli schermi e dei divertimenti della cultura pop, e per prepararsi a un nuovo mondo da un nuovo bunker di sopravvivenza. Oppure potremmo interpretarlo in modo opposto, vedendolo come un ripiegamento proprio in quel tipo di intrattenimento da evasione che ci ha reso tutti inconsapevoli dei crescenti pericoli, ecologici, economici e politici, che minacciano il nostro mondo fatto di vacanze in famiglia e di tempo illimitato sugli schermi. Non si può trascurare il fatto che questo particolare atto finale ha a che fare non solo con il guardare la televisione, ma con un programma televisivo che rappresenta la nostalgia di un mondo precedente agli affitti Airbnb e persino alla diffusione degli schermi, antecedente all’accelerazione dell'isolamento della società capitalista. La popolarità dello show presso le generazioni che sono cresciute dopo la sua messa in onda ha a che fare tanto con questa nostalgia quanto con la sua diffusione sulle piattaforme di streaming[7]. L'oggetto di questa nostalgia è forse l'amicizia stessa. Come dice Ruth all'inizio del film, «Ma per quanto le persone possano essere terribili…niente cambierà il fatto che siamo tutto ciò che abbiamo»[8]. Lasciarsi il mondo alle spalle forse non è tanto difendere il «proprio», quanto riconoscere che è proprio questa logica ad averlo distrutto. Lasciarsi il mondo alle spalle non significa rinunciare a tutti i legami per difendere il «proprio», ma trovare nuove forme di solidarietà, nuovi legami.

 


Note

[1] Robert T. Tally Jr., The Fiction of Dread: Dystopia, Monstrosity, and Apocalypse, London: Bloomsbury, 2024, 1.

[2]  Robyn Autry, Conservatives fixate on one line in ‘Leave the World Behind’ and miss the point. MSNBC, December 14, 2023, https://www.msnbc.com/opinion/msnbc-opinion/netflix-leave-the-world-behind-movie-barack-michelle-obama-rcna129768

[3] Yves Citton and Jacopo Rasmi, Générations Collapsonaute: Naviguer par temps d’effondrements, Paris: Seuil, 2020, 82.

[4] Rumaan Alam, Leave the World Behind, New York: Ecco, 2020, 171.

[5]  Sam Esmail, Leave the World Behind, Netflix Studios, 2023

[6] Sam Esmail, Leave the World Behind, Netflix Studios, 2023.

[7] M. McFarland, Why Millenials and Gen Z love Friends, «Salon», September 20, 2019. https://www.salon.com/2019/09/20/why-millennials-and-gen-z-love-friends/

[8] Sam Esmail, Leave the World Behind, Netflix Studios, 2023.



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Jason Read è professore di filosofia presso la University of Southern Maine. È autore di The Micro-Politics of Capital: Marx and the Prehistory of the Present (SUNY 2003), The Politics of Transindividuality (Haymarket 2018), The Production of Subjectivity: Marx and phylosophy (Haymarket 2023) e The Double Shift: Spinoza and Marx on the Politics of Work (Verso 2024). Tiene un blog di filosofia, politica e cultura all'indirizzo unemployednegativity.com.

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