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Che ci faccio qui? Vengo a essere terribile





Una riflessione sull’ibrido, sul post-umano e sull’acqua come fluido in grado di connettere corpi, specie, spazi e tempi differenti. Un pensiero acceso dalla performance dell’artista Agnes Questionmark realizzata per la mostra CHM13hTERT all’interno di spazioSERRA a Milano.


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È una sfida costante per noi cogliere l'occasione, prendere l'onda delle intensità della vita e cavalcarla, esponendo i confini o i limiti mentre li trasgrediamo.


Rosi Braidotti



MC Escher realizza nel 1939 la xilografia Metamorphosis II. L’artista parte proprio dalla parola «metamorphose», che insieme ad altre piccole scritte identiche va a delineare una griglia, una scacchiera bianca e nera in continua evoluzione. I quadrati vengono gradualmente scomposti fino a prendere la forma di salamandre, che sfociano a loro volta in un alveare, attraverso un gioco percettivo di positivo e negativo nel quale nulla è mai ciò che sembra. Le api diventano pesci, i pesci sfumano fino a trasformarsi in colombe. Quest’ultime, si accorpano in cubi che mutano nella città di Atrani, che diviene successivamente una scacchiera durante una partita ed infine, viene ricomposto l’ordine originario ritornando alla griglia e alla scritta da cui tutto è partito. Non sono sicura che Escher negli anni ’40 pensasse già a una metamorfosi tra specie, ma la forza insita nel suo lavoro di divenire altro, di mutare, di uscire e trasgredire dalle rigide griglie di controllo è estremamente attuale.

Alla stazione ferroviaria Lancetti a Milano si sprofonda nel surreale: un essere metà donna metà sirena - con la tipica coda che termina, in questo caso, con dei tentacoli - è appeso tramite delle cinghie mediche, in totale solitudine, all’interno di spazioSERRA.



Non è chiaro da quale «altrove» provenga, se siamo i testimoni di un esperimento in laboratorio oppure di una vera e propria metamorfosi in corso. L’opera è frutto dell’immaginazione dell’artista Agnes Questionmark che è anche la parte vivente della scultura. Per 16 giorni, dalle 8.00 alle 20.00, l’artista non solo resta sospesa per 12 ore, mettendo a dura prova il suo corpo e la sua resistenza psicofisica, ma soprattutto, sopprime la sua umanità proponendo un essere ibrido e presentando al pubblico - tramite la mostra CHM13hTERT – la sua propria e personale evoluzione.



Agnes Questionmark unisce l’arte alla ricerca scientifica e pone in discussione la nostra origine e la nostra destinazione attraverso la creazione di habitat immersivi, che analizzano il corpo umano e il suo rapporto con la natura. L’artista utilizza performance, installazione e scultura per annunciare la nascita di creature antropomorfe ibride, mutevoli, libere dalle convenzioni sociali, che mettono in luce le potenzialità e la fluidità del nostro essere. Nell’epoca contemporanea le esigenze tecnologiche e capitaliste hanno costruito un sistema di rigida immobilità che sta ostacolando quella che è invece la natura intrinseca della nostra specie, ovvero l’impulso a cambiare, evolversi e adattarsi. L’artista crea, in questo caso, una via di fuga dai rigidi canoni ed etichette imposte dalla società inseguendo, invece, la sua personale metamorfosi.

Non è un caso che molte delle opere di Agnes abbiano a che fare con l’acqua e con le creature marine. Molte delle sue performance accadono sott’acqua, l’artista si immerge all’interno di vasche d’acquario per ritornare, simbolicamente, allo stato fetale, all’amnios da cui tutto è partito, ma da cui tutto può ancora evolversi.



In TRANSGENESIS, realizzata all’interno di un centro sportivo abbandonato di Londra, l’artista propone un’installazione e una performance di lunga durata: 84 ore nel corso di 23 giorni consecutivi per 8 ore al giorno. Un tunnel in resina di oltre 9 metri porta i visitatori a ripercorrere il processo evolutivo dallo stato embrionale fino alla trasformazione epica conclusiva, nella quale Agnes Questionmark performa come creatura monumentale, dalle sembianze di un octopus, all’interno di una vasca abbandonata.

È singolare come l’artista porti avanti nella sua ricerca il concetto di «Transpecies» che trascende non solo i generi, ma anche le specie. A questo proposito suggerisce un ritorno all’acqua, che diviene così luogo di genesi e trasformazione di tutte le cose, quasi una materia aliena – come l’oceano di Solaris di Andrej Tarkovskij – che contiene infinite possibilità di divenire.

Gilles Deleuze in Cosa può un corpo? parla di «un oceano stellare di menti e corpi che si uniscono all’infinito. Non abbiamo perso nulla di noi stessi, ma siamo fatti di una miriade di porte. […] Possiamo tutto, perché la potenza cui partecipiamo è un’immensa forza creativa che passa dallo stringersi di infinite mani». I fluidi all’interno dei nostri corpi non solo ci sostengono, ma ci connettono con altri corpi e mondi al di là dell’umano. Quelli che Astrida Neimanis in Bodies of water chiama corpi d’acqua non sono solamente umani, ma riguardano tutti i corpi acquosi come il mare, il vapore, la pioggia. Siamo tutti corpi idrici in un mondo acquoso, il femminismo che porta avanti questo pensiero prende il nome di Hydrofeminism che vede nell’incarnazione concepita come acquosa un modo per – citando Donna Haraway – «reimpostare il palcoscenico per possibili passati e futuri» in termini post-umani e non antropocentrici. Perché l’acqua collega i corpi attraverso i tempi e gli spazi, in vari momenti e cicli complessi, in diversi scambi, doni, furti e abbandoni.

Nel panorama contemporaneo carico di dibattiti sulle modificazioni genetiche e di Paesi che ancora ostacolano, o vietano, l’utilizzo di farmaci essenziali come la pillola anticoncezionale o la terapia ormonale, Agnes Questionmark porta all’estremo queste questioni presentando una creatura ibrida la cui metamorfosi è già in atto e non si può fermare. Potremmo definire questa creatura nuova addirittura mostruosa, nell’accezione data da Paul Preciado in Sono un mostro che vi parla, nel quale sostiene che il mostro sia colui che vive in transizione. Colui il cui volto, il cui corpo e le cui pratiche non possono ancora essere considerate come effettive in un regime di sapere e di potere determinati. Molto tempo prima Victor Hugo scriveva:


Che ci faccio qui? Vengo a essere terribile.

Sono un mostro, voi dite. […]

Sono un’eccezione? No, sono come chiunque.

L’eccezione siete voi. Voi siete la chimera, io sono la realtà.


Attraverso la sua performance Agnes Questionmark porta tutti a fare i conti con il mostro nella stanza e interpella direttamente chi si ferma a guardare, sembra chiedere: «E voi? In cosa volete evolvervi?»




Immagini

1) Octosapiens I, Transgenesis, The Orange Garden & Harlesden High Street. Foto di Henry Kisielewski, Courtesy dell’artista

2) CHM13hTERT, Agnes Questionmark, spazioSERRA. Foto di Cristiano Rizzo

3) CHM13hTERT, Agnes Questionmark, spazioSERRA. Foto di Cristiano Rizzo

4) Bodies of Water, London, 2018. Foto di Henri Kisielewski

5) CHM13hTERT, Agnes Questionmark, spazioSERRA. Foto di Cristiano Rizzo


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Alessia Riva è una giovane curatrice e critica d’arte contemporanea, scrive per varie riviste tra le quali «Artribune» e ha recentemente curato «(Im)possible Ecolologies» all'orto Botanico di Roma. Studia alla NABA di Milano.









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