top of page

CosmoAntiCapitalismo

Avventurismo spaziale o rivoluzione cosmica


Correva l’anno 1998 quando due pezzi del creativo movimento degli anni Novanta, l’Associazione Astronauti Autonomi (AAA) e Ufologia Radicale (col collettivo MIR) si «diedero battaglia» presso il Centro sociale occupato autogestito Link di Bologna, nella Seconda Conferenza Intergalattica organizzata dalla AAA. L’oggetto del contendere verteva intorno alla giusta strategia d’accesso non capitalistico allo spazio extraatmosferico; questione allora abbastanza incomprensibile tanto per gli astanti spettatori quanto, in parte, per gli stessi cosmorelatori, ma oggi al centro della ristrutturazione ed espansione neoliberista a opera della New Space Economy: capitalismo spaziale. Lo scontro/confronto ruotava attorno alla categoria del microfascismo della coppia Deleuze – Guattari e a distanza di più di vent’anni dobbiamo ammettere che ad avere ragione erano gli Ufologi radicali con le loro premure rivoluzionarie, contro l’incauto spontaneismo della AAA.

* * *


Correva l’anno 1998 nel mese di aprile, quando a Bologna, nel csoa Link due pezzi del creativo Movimento degli anni Novanta, l’Associazione Astronauti Autonomi (AAA) e l’Ufologia Radicale (UR, incarnata dal collettivo romano MIR – Men In Red) si diedero battaglia durante la Seconda conferenza intergalattica, organizzata dal network mondiale della AAA. Tra il pubblico presente, anche un perplesso e incuriosito Franco Berardi Bifo. Il collettivo degli ufologi radicali come realtà estranea ai collettivi astronautici era stato invitato dopo mesi di confronto maturato con la sezione bolognese della AAA su questioni concernenti l’analisi e la prassi politica esoplanetaria, ovvero sul Che fare? in quello spazio che oggi è definito come extraatmosferico. Di fatto, dopo le concrete esperienze della rivista «Un’ambigua utopia» (e in parte anche di quelle di «Robota nervoso», «Robot» e di «Pianeta rosso»), che coniugava le riflessioni sull’egemonia politica da edificare con gli scenari prefigurati dalla fantascienza, da almeno quindici anni il Movimento anticapitalista non si era più occupato di cosa stesse accadendo nella dimensione geometrica posta al di sopra delle nostre teste. Ma tra la fine degli anni Settanta e quella dei Novanta s’era prodotta una differenza sostanziale. Non era solo più la fantascienza a essere riscoperta come scintilla elettiva per progettisti di mondi a venire, ma l’analisi era catalizzata dai primi espliciti, evidenti, giurisprudenziali passi che il capitale compiva nella trasformazione dello spazio in arena economica: la space economy (iniziata, invero, con la Conquista dello spazio) si compiva a partire dal reganiano Commercial space launch act del 1984. Con verso opposto, ma con stessa direzione e intensità, tanto AAA che UR scrutavano e avversavano quel vettore politico ed economico che iniziava a rendere indistinguibili Terra e spazio, osservando e producendo analisi sulle tecnologie che dal nostro pianeta si protendono all’indirizzo dell’occupazione del cosmo nel primo caso, e ribaltando specularmente la prospettiva, nel secondo. A chi fosse a digiuno di prospettive cosmoanticapitaliste, l’approccio dell’UR potrebbe apparire come una tardiva, anche se aggiornata, riedizione del posadismo quartinternazionalista, di quella eclettica, ma in fondo coerente, espansione dell'internazionalismo alla sua conseguente dimensione interplanetaria; tracimazione, eccedenza, che in altri campi non fu per nulla estranea allo stesso Trockij. In realtà il percorso dell’Ufologia radicale è completamente indipendente e solo tardivamente intaccato dalle idee di Juan Romulo Posadas; e comunque solo indirettamente, sempre attraverso la profonda revisione compiuta dal marxista argentino Dante Minazzoli sul finire degli anni Ottanta. Le categorie di capitale-Terra e di esoplanetarismo introdotte dall’UR emergono invece dall’incontro con il cosmomarxismo bogdanoviano (vicino ad un proto-trockijsmo), il situazionismo spaziale di Eduardo Rothe (e quindi di Amadeo Bordiga) e le suggestioni intergalattiche/locali (interglocal) dell’Ezln, tanto vivide negli anni Novanta. Da tutto ciò emerge l’Ufo come «feticcio teosofico», extraatmosferico e disfunzionale: irriducibile alle pratiche d’identificazione, sussunzione e valorizzazione del capitale. L’AAA ha invece una storia tutta interna all’esperienza situazionista del cultural jamming propria dei collettivi psicogeografici (a partire dalla London psychogeographical association) che in Italia s’innestano sul finire dell’esperienza del Luther Blissett Project (come anche in parte nel caso del collettivo MIR). Per questa strada, il collettivo Wu Ming approderà di recente al Proletkult chiudendo il cerchio nuovamente con Bogdanov. Guidata da un progetto di respiro quinquennale, la AAA ha avuto il merito di smascherare l’ideologia Nasa come null’altro che eso-imperialista, proprio mentre la nascente Alt.right statunitense (incarnata, in questo caso, dall’Alt.space proto-accelerazionista) dava battaglia all’ente spaziale tacciato di essere tiepidamente nazionalista e niente affatto white power oriented. La AAA reinventa inoltre l’approccio consapevolmente anticapitalista all’accesso autonomo allo spazio extraatmosferico; ovviamente dopo quello proposto da Konstantin Ėduardovič Ciolkovskije dall’Unione sovietica. Prima c’era stata la sua riscoperta, molto meno orientata, da parte di movimenti come l’Afronautismo e l’Afrofuturismo. Prima ancora, s’era accesa la scintilla, più unica che rara, rappresentata da Jack Parsons, l’occulto fondatore del Jpl-Nasa, la cui vicenda umana, politica e ingegneristica precede l’era Nikita Sergeevič Chruščëv; ma succede al cosmismo novecentesco di cui è profondamente intrisa. Proprio questo ultimo aspetto, la modalità d’accesso allo spazio extraatmosferico, ci immerge nella fervente (e quindi oggi irriconoscibile) Bologna della fine anni Novanta. Agli atti, raccolti in un rapporto della AAA scritto per l’omonima rivista dei MIR, la conferenza iniziata su temi squisitamente astronautici, degenerò al momento dell’intervento del collettivo dell’UR che, senza andare troppo per il sottile, tacciò il progetto esodista dell’AAA d’avventurismo politico. Indubbiamente la matrice ultra immediatista che, non senza alcune inoppugnabili ragioni, a partire dalla T.A.Z. caratterizzava molte frange del movimento degli anni Novanta, animava più o meno celatamente l’idea di una alternativa spontaneista (e un po’ improvvisata) alla Conquista dello spazio. Ma la carovana astronautica, anche animata dalle migliori intenzioni, appariva agli occhi dei MIR viziata nella sua iniziativa dal voler approcciare allo spazio portando con sé l’irrisolto problema del dominio capitalista e dell’inevitabile grado di collusione che con esso intrattengono anche le più radicali controculture. Lanciarsi alla conquista del cosmo con ogni mezzo disponibile (e necessario) o realizzare prima le condizioni per mandare a gambe all’aria il capitale, onde evitare di prolungarne involontariamente il raggio d'azione? In quegli anni i MIR erano fortemente influenzati dalle idee di Dante Minazzoli sul motivo per cui degli ipotetici alieni non avessero ancora ufficialmente preso contatto con i terrestri. La ragione tanto per il guerrigliero posadista argentino che per gli UR risiede nell’immaturità politica e sociale terrestre (coscienza e passaggio alla classe per sé), condizione con cui il capitalismo assoggetta l’intero vivente (e non) alle proprie estreme priorità e condizioni di esistenza. La categoria sottile utilizzata per sostenere queste argomentazioni era quella di microfascismo, presa in prestito dalla coppia Deleuze-Guattari e nota come questione molecolare, inscritta geneticamente nelle pratiche (anche antagoniste) dei contesti sociali retti da forme di dominio. Non è chiaro se le due fazioni fossero davvero completamente consapevoli delle conseguenze ultime del dibattito sciorinato, giacché per cogliere a fondo alcuni aspetti profondi e strutturali della new space economy saranno necessari ancora un po’ di anni; di giurisprudenza scritta ad hoc (nella forma di trattati economici per lo spazio a opera di Obama e di Trump), nonché l’emergere dei cosiddetti astropreneur, i capi d’azienda più ricchi al mondo impegnati nella costruzione di vettori spaziali di nuova generazione e in progetti di terraformazione di pianeti alieni. Si sarebbe inoltre dovuto assistere all’incredibile recupero tattico e tecnologico della Cina in questo campo e all’inquietante tentativo (quasi riuscito) di un’azienda privata israeliana di atterrare sulla superfice lunare con un proprio lander e un suo rover, così da espandere extraatmosfericamente i limiti delle colonie nazionali. Per noi contemporanei, questa fase di ristrutturazione ed espansione neoliberista è indubbiamente più chiara, sorretta da novità quotidiane che vedono contrapposti il modello statunitense del NewSpace (derivato dall’Alt.space) e quello cinese. Sulla lunga distanza, di quel dibattito ci resta la consapevolezza della generale lungimiranza e la certezza che, per quel che può valere, i MIR avevano ragione. Esattamente il capitalismo, nella sua forma più brutale, per certi versi primordiale, del neoliberismo è oggi alla guida della nuova conquista dello spazio, nonostante l’apparente eccentricità-esternità delle sue visioni traccianti, ammantate di retorica scientista: come ancor più lungimirantemente avevano colto Bordiga e Rothe. Di contro, oggi occorrerebbe recuperare un po’ di spontaneismo immediatista nel proporre progetti di modi di vita alternativi che tengano conto della dimensione verticale delle forme di dominio, spesso non adeguatamente contemplata. Parafrasando i MIR: 10-100-1000 cosmodromi occupati e autogestiti! Per approfondire: https://archive.org/details/MenInRed/mir-2/page/n39/mode/2up https://archive.org/details/ufologia-radicale/ https://archive.org/details/anche-tu-astronauta/


Immagine tratta da «Robota nervoso», n. 2, ottobre-dicembre 1977.


* * *


Cobol Pongide è scienziato, ufociclista e musicista. Lavora nel campo delle tecniche di mappatura dello spazio, del cicloattivismo e della definizione dello spazio extra atmosferico come terreno di conflitto. Ha pubblicato (con Daniele Vazquez) Ufociclismo. Atlante tattico ad uso del ciclista sensibile (D editore 2018); Marte oltre marte. L’era del capitalismo multiplanetario (DeriveApprodi, 2019); Cosmo anticapitalismo. Critica e conflitto nel tempo della conquista dello spazio (Novalogos, 2021).



bottom of page