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«Krisis» - Machina summer school

Seconda edizione

Mercoledì 1 - Domenica 5 settembre 2021


Il termine crisi, come è noto, ha un’origine medica. Krisis indica la fase decisiva della malattia, in cui la situazione può precipitare oppure permettere di rinascere a nuova vita. Estremo rischio ed estrema occasione. Dal 2007-8 viviamo in una crisi di durata consistente, con differenti fasi e molteplici declinazioni: dalla crisi economico-finanziaria a quella sanitaria, dalla crisi sociale a quella ambientale e culturale, dalla crisi politica a quella della militanza. La crisi sembra essersi impossessata delle nostre vite, esserne diventata la cifra e l’orizzonte.

Dalla crisi non c’è un’uscita lineare, come vorrebbe lo storytelling capitalistico. La crisi non è però neppure l’anticamera del crollo, come troppo spesso viene annunciato dall’estetica catastrofista. Non sappiamo se la ripresa di cui si parla sia pura retorica oppure ci siano elementi di realtà. Sappiamo però che i nuovi processi di accumulazione e di crescita che già si intravedono produrranno nuove forme di sfruttamento e nuovi terreni di conflitto.

Per afferrarli ci serve studio, analisi, immaginazione. Come sempre, più di sempre. Dobbiamo ripercorrere le genealogie lunghe del presente per riconquistare la prospettiva, intrecciare saperi e conoscenze per evitare gli specialismi accademici, affermare una visione globale per comprendere quello che abbiamo sotto i nostri occhi. È questo che tentiamo di fare quotidianamente con Machina e che ci proponiamo di intensificare con la summer school, attraverso un programma ricco e articolato, con una rete di collaborazioni rappresentativa dello spazio cooperativo che stiamo provando a costruire.

A uno sguardo sommario, leggendo i molteplici temi di discussione e l’eterogeneità degli approcci, oppure sfogliando distrattamente le pagine virtuali della rivista, si ha la sensazione di uno spazio caotico. Forse è così, e tuttavia non ce ne preoccupiamo: perché solo immergendoci nel caos del presente possiamo riorientare delle bussole teoriche che da tempo sono impazzite o inutilizzabili. Per far nascere, dentro questo caos, delle stelle in grado di riprendere a danzare.


Di seguito pubblichiamo il programma della summer school, che si terrà online da mercoledì 1 settembre a domenica 5 settembre.

Il costo della scuola è di 15 euro + IVA. Con l'iscrizione è possibile seguire tutte le lezioni, nonché ricevere le registrazioni e i materiali didattici.

Per iscriversi basta mandare una mail a machina@deriveapprodi.org.


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Programma


Corsi


Interzone latinoamericane

A cura di Giuseppe Cocco e Graziano Mazzocchini


Se nei primi anni 2000 la cosiddetta «marea rosa» dell'ascesa dei governi progressisti in America Latina non ha semplicemente rappresentato un cambio politico-istituzionale, ma l'effetto e il segno di lotte autonome di soggettività indigene, del precariato metropolitano e contadine, dalle cui spinte quegli stessi governi erano attraversati, oggi, venti anni dopo, quello stesso ciclo ci appare nella sua irreversibile e definitiva eclissi. Cooptata una parte dei già «ex nuovi» movimenti sociali e repressi e/o disarticolati quelli che potevano metterne a repentaglio la «governance» (come la sollevazione del giugno del 2013 in Brasile), questo insieme di partiti e di governi costituisce oggi nel migliore dei casi un blocco per le lotte, nel peggiore parte integrante della reazione nel continente. Ma a fronte di questa decadenza riscontriamo nella regione nuove vitalità, nuovi protagonismi di nuovi soggetti sociali, o addirittura rivolte e sollevazioni generalizzate (Ecuador, Colombia) quando non veri e propri processi costituenti (Cile); e anche quando i vecchi progressismi tornano alla ribalta (Bolivia, Argentina), non si tratta di un mero ritorno al passato, ma sempre di processi complessi e inediti. Sullo sfondo delle tendenze strutturali geopolitiche e geoeconomiche, poi, l'ombra della nuova governance globale cinese. Questo quadro d'insieme sarà appunto sviscerato nei suoi processi costitutivi da questo corso.


Lezioni:


1. Introduzione generale – Graziano Mazzocchini

La vita della moneta e i poveri – Giuseppe Cocco e Bruno Cava (Brasile)

2. La differenza brasiliana – Giuseppe Cocco e Bruno Cava

3. I Caraibi: l’altro Mediterraneo – Jeudiel Martinez (Caracas, Venezuela)

4. Tavola rotonda: Divenire Amazzonia – con Barbara Szaniecki (Brasile), Guilherme Bianchi (Brasile), Carolina Viola (Ecuador)

5. Tavola rotonda: Fine del ciclo progressista e nuovi processi costituenti – modera Graziano Mazzocchini, con Clarissa Naback (Brasile), Ariel Pennisi (Argentina), Andrea Fagioli (Cile/Argentina)


Crisi e riproduzione del capitale

A cura di Salvatore Cominu, Anna Curcio, Giuseppe Molinari


La crisi pandemica da Covid 19 ha fornito ulteriore evidenza alla centralità della «questione della riproduzione» negli assetti del capitalismo contemporaneo. L’ipotesi da cui muoviamo si può così riassumere: proiettata dalla critica femminista al di fuori del cono d’ombra in cui la stessa teoria marxiana l’aveva confinata, la sfera riproduttiva (qui intesa come riproduzione delle persone e delle loro capacità in quanto forza-lavoro) si è progressivamente spostata al centro dei processi di accumulazione. Non più solo in forma indiretta, come avveniva in passato, ma come campo diretto di accumulazione e riproduzione dei rapporti capitalistici. Il seminario intende mettere a fuoco questi processi e le loro possibili ambivalenze, analizzandoli da molteplici punti di vista. Il primo momento, con Alisa Del Re e Christian Marazzi, si propone di ricostruire e socializzare le basi teoriche del problema della riproduzione e riflette sulla centralità della riproduzione oggi. Il secondo momento, con Sandra Burchi e Leopoldina Fortunati, intende affrontare le trasformazioni della sfera produttiva e riproduttiva focalizzando lo sguardo sul lavoro a domicilio in rapporto con le nuove tecnologie: lavoro salariato a distanza, lavoro esternalizzato dalle piattaforme e lavoro riproduttivo in senso tradizionale, ma riorganizzato anch’esso dalle nuove macchine digitali. Il terzo momento, con Emiliano Brancaccio e Andrea Fumagalli, apre a un confronto sugli assetti regolativi emergenti nella crisi, sulla possibilità che questi aprano un ciclo differente e sullo spazio occupato dalle industrie riproduttive nel rilancio su larga scala dell'accumulazione.


Lezioni:


1. La centralità della riproduzione – Alisa Del Re e Christian Marazzi

2. La transizione digitale del quotidiano – Sandra Burchi e Leopoldina Fortunati

3. Verso un nuovo ciclo di accumulazione capitalistica? – Emiliano Brancaccio, Andrea Fumagalli e Carlos Prieto del Campo


Lezioni e tavole rotonde


Il legno storto dell’umanità [Lezione]

Mario Tronti


Progressisti e conservatori, sinistra e destra, un uomo intrinsecamente buono oppure homo homini lupus. Lungo questa dialettica sembra inesorabilmente snodarsi la storia della modernità capitalistica. Afferrare il legno storto dell’umanità, ripercorrere la tradizione dell’antropologia negativa, rileggere Dostoevskij e Thomas Mann, per trovare lì le risorse di un pensiero politico rivoluzionario in grado di cambiare segno e andare fino alla radice delle cose, di liberarsi dalla concezione illuminista e dall’universalismo dell’interesse generale.


Crisi di panico [Lezione]

Claudio Cavallari


La presente proposta di intervento trae occasione dal ricorrere quest’anno del centenario della pubblicazione di Psicologia delle masse e analisi dell’Io di Sigmund Freud. Al di là di ogni tentativo di ricostruire il tracciato delle influenze trasversali che questo testo ha saputo ispirare, tanto nella letteratura psicoanalitica quanto in quella sociologica, l’intento sarà quello di metterne a valore, nel senso più nietzscheano del termine, l’inattualità. La contemporanea congiuntura socio-culturale e politica pare infatti esibire sulla scena piuttosto confusionaria della sua rappresentazione non tanto l’affermarsi del soggetto-massa, quanto piuttosto il movimento oscillatorio della sua perpetua disgregazione e occasionale, strumentale, ricomposizione. Cento anni fa Freud seppe individuare l’effetto precipuo di questo dissolversi dei legami libidici in grado di costituire l’architettura interna della massa: il panico. Oggi, il paradigma securitario tenta di porsi quale istanza di precaria mediazione tra le esigenze sempre più coercitive dell’individualismo proprietario e il necessario contenimento di disagi sempre più diffusi, per mezzo della riproposizione asfittica di significanti ben noti: identità, nazione, razza, “cultura”, quali surrogati del progressivo farsi evanescente del legame sociale. Nel dialogo tra il testo freudiano e la riflessione di autori che all’analisi della massa hanno dedicato importanti contributi (tra questi Elias Canetti, José Ortega y Gasset, Wilhelm Reich, Georges Bataille) l’obiettivo del contributo sarà quello di approfondire l’insieme dei processi psichici che informano la costituzione della massa, assieme alla sintomatologia che ne connota oggi il disgregarsi, individuando, da ultimo, in alcune intuizioni di Jacques Lacan, una possibile via al superamento di una simile aporia, propriamente a partire dal suo farsi sintomo, e attraverso di esso.


Ecologia politica e città [Tavola rotonda]

Maurizio Corrado, Caterina Ciarleglio, Matteo Bronzi


La città non è fatta di case, ma di persone. Non c'è sostenibilità senza gruppo sociale. La città è la relazione fra persone, animali, piante, strade, case, acque, terre. In questa tavola rotonda si affronteranno le possibili declinazioni di queste interconnessioni tra ambiente e umano.


A vent’anni da Genova [Tavola rotonda]

Coordina Alberto Pantaloni, con M. Grispigni, G. Proglio, I. Rossini


A vent’anni di distanza dal G8 di Genova, comincia ad affacciarsi un inizio di contestualizzazione e di approfondimento storico che si affianca alle controverse memorie di quelle giornate (quelle di chi ha partecipato alla tre giorni di manifestazioni, da una parte, e quella dei media e dei partiti politici, dall'altra). Se la memoria è chiaramente «contesa», e non potrebbe essere diversamente, così come aperte sono ancora oggi le ferite create da quell'evento, l'avvio degli studi (tanto su fonti orali, tanto su quelle documentarie, principalmente degli archivi dei movimenti e di quelli dei mezzi di informazione) permette di cominciare a ragionare su alcuni temi e di abbozzare una risposta ad alcune domande:


1) L'onda lunga di Seattle (passando per Praga, Goteborg e Napoli): si ritrovano gli echi e le caratteristiche di un movimento internazionale, come fu per il ’68 ad esempio?

2) Fu fine di un movimento e di una generazione politica o l'inizio di una nuova consapevolezza politica e di una nuova responsabilità individuale e collettiva?

3) Come definire il rapporto che si diede fra i partiti della sinistra e quei movimenti?

4) Repressione, cariche, torture, l’omicidio di Carlo Giuliani: sospensione dei diritti o laboratorio di modelli di gestione dell’ordine pubblico?

5) Resistenza, lotta, solidarietà: quanto la dicotomia violenza-non violenza, e l'immaginario del blocco nero raccontato dai media (e non solo) ha pregiudicato una gestione politica coesa di quelle giornate?

6) C’è un legame fra il ruolo avuto dai mass-media sulle giornate del G8 e il fatto che poi negli anni successivi Genova sia diventata argomento off limits o comunque «scomodo» da analizzare e raccontare?

Svilupperemo questi temi insieme a Marco Grispigni (storico e curatore del volume edito da manifestolibri), Gabriele Proglio (storico e autore del volume I fatti di Genova. Una storia orale) e Ilenia Rossini (storica, della redazione di «Zapruder»).


Nihil humani a me alienum puto: individui, formazioni sociali e società umana in Marx [Lezione]

Emanuela Conversano


Dalla critica all’antropologia filosofica degli anni Quaranta alla critica delle scienze antropologiche degli anni Settanta e Ottanta dell’800, la questione dell’individuo come prodotto dei rapporti sociali è un basso continuo del pensiero di Marx, che non solo definisce il suo materialismo in chiave antiessenzialistica, ma attraversa la sua teoria del modo di produzione capitalistico legandola alle prospettive rivoluzionarie. Il punto di vista del Marx maturo, che coglie nella specificità della società borghese capitalistica – la contraddizione tra individualizzazione e socializzazione – anche il suo limite, è in fondo ancora quello del «nuovo materialismo» degli scritti giovanili? La domanda spinge a interrogarsi ancora sul tema della produzione di soggettività come condizione di possibilità per una «umanità socializzata» (X tesi su Feuerbach).


Geografie asimmetriche della crisi nell’arte contemporanea [Lezione]

Manuela Gandini


L’intervento si sviluppa su un percorso che vede via via l’arte depotenziare la propria carica sovversiva. Una pericolosa ascesa verso il conformismo e il consenso di mercato ha caratterizzato le pratiche artistiche a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso. Dal manierismo postmodern occidentale alla nascita di gruppi e di micro-comunità internazionali attive in paesi euroasiatici, alcune frange dell’arte extra-europea si sono concentrate su problematiche ambientali, sociali, trasformative. L’incontro, della durata di un paio d’ore, analizzerà il percorso che porta dalla sovversione degli anni Sessanta alla complessità critica dell’arte contemporanea sino ai dispositivi di cooperazione.


L’Asia nella globalizzazione [Lezione]

Romeo Orlandi


L’emersione dell’Asia e della Cina è un fatto epocale ma non apocalittico. Ha già ridisegnato gli assetti strategici e continuerà a farlo. L’ordine scaturito dalla seconda guerra mondiale e dal crollo dell’Unione Sovietica è messo in discussione. Sembrava invincibile, il liberismo appariva la sintesi migliore del pensiero unico, la scorciatoia in grado di coniugare prosperità, libertà, democrazia. L’affermazione, di Pechino soprattutto e delle capitali asiatiche, ha messo in discussione questo arrogante postulato, creando una nuova divisione internazionale del lavoro e delle specializzazioni produttive. Ha avuto luogo un bizzarro matrimonio di interessi tra le multinazionali e i governi asiatici, capaci di garantire stabilità e crescita, con il controllo di una manodopera inesauribile e disciplinata.

Nella crisi, questi assetti vengono rimessi in discussione. La Cina docile viene consegnata alla storia. Ora cerca di riscuotere i dividendi politici dei successi economici. La minaccia alla Pax Americana dell'Oceano Pacifico è reale. Il patto liberista – produzione del valore a Oriente, estrazione del valore a Occidente – viene messo in discussione. I risparmi dei contadini cinesi non saranno più sufficienti a garantire i consumi della middle class statunitense. Si rafforzano le aree di crisi, si preparano nuove tensioni.


L’urbano sindemico: pandemie, climate change e classi sociali alla prova dell'accelerazione sociale [Lezione]

Giovanni Semi


In questa lezione verrà letto il passaggio d'epoca del 2020-2021 come un momento chiave della dinamica di accelerazione che il capitalismo ha impresso al pianeta e ai suoi abitanti (virus, batteri, animali, esseri umani). L'urbano, ancora adesso il modo principale attraverso cui gli esseri umani stanno assieme, rimane il criterio di agglomerazione ineludibile per un pianeta in costante crescita demografica, eppure si è dimostrato un guscio oppressivo e non solo protettivo. Ripercorreremo i dibattiti più recenti in tema di urbanizzazione planetaria e, infine, osserveremo da vicino le strategie di fuga già visibili in questi ultimi mesi.


Radicalismo religioso e rivolta sociale: l’eresia donatista [Lezione]

Chicco Funaro


Del Donatismo africano colpiscono subito, anche a un approccio appena critico, intanto la durata nel tempo, che dalla Grande Persecuzione e i suoi esiti, che lo vedono nascere come scisma ed eresia, si spinge anche sino alla conquista araba del Nord Africa e alla sua islamizzazione. Altrettanto notabile l’estensione e il radicamento del fenomeno: nel 330, fonti della burocrazia imperiale attestano l’esistenza di circa 270 vescovi donatisti, corrispondenti a quasi altrettante comunità di fedeli. Il Donatismo può essere dunque ritenuto un passaggio critico centrale nel complesso della formazione del cristianesimo occidentale. Come tale la sua storia andrebbe ogni volta ripercorsa e rivisitata.


Genere e razza: i nuovi monopoli dell’arte contemporanea [Lezione]

Elvira Vannini


Quello che potremmo chiamare «capitalismo artistico», con le sue strutture produttive, simbolico-culturali e soprattutto economico-finanziarie – da sempre costitutivamente articolato su asimmetrie di classe, di ordine patriarcale, razzista e coloniale – ha fondato il proprio dominio (escludendo tutto quello che poteva intaccare la fiaba modernista dell’imparzialità e dell’universalismo) intorno all’esibizione del privilegio e a un regime di visibilità del potere, in un mondo che si voleva gerarchicamente diviso tra «culture curatrici» e «culture curate». Anche storicamente basti pensare al ruolo della storia dell’arte nella costruzione del primitivismo come soggettivazione di uno stereotipo inferiorizzato del selvaggio, o l’esibizione di Saartjie Baartman, la venere nera che rappresentava la bruttezza della sua razza. Sotto gli occhi della benevolenza civilizzatrice (e dell’egemonia) dell’Occidente.

L’intervento si concentrerà però, soprattutto, sull’attualità. La cooptazione capitalistica delle differenze agisce oggi con incredibile velocità e rapacità nei territori dell’arte, accompagnata da nuove retoriche e dispositivi di estrazione del valore, ora incentrati su questioni di genere e razza (dalla cattura ed espropriazione di linguaggi e immaginari femministi che, da strumenti di rottura, vengono completamente rovesciati e sussunti come brand dalle industrie del lusso dentro circuiti artistici ad alta visibilità, alla presenza di Black Lives Matter al primo posto nella power list dei 100 personaggi più potenti del sistema o tutti i programmi istituzionali ed espositivi che trattano artisti di colore come dentro a moderni zoo umani), solo per fare qualche esempio. Ruoli, funzioni creative ed enunciazioni, non solo non sfuggono alla valorizzazione capitalistica della razza e del genere ma, al contrario, è proprio dentro il campo dell’estetico, che si rivelano elementi di grande attrattività senza i quali la logica del capitale non potrebbe darsi con la stessa efficacia e ricorsività.

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