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Giorgio Bertani, Jean Fallot e altri «eretici» nel catalogo della Bertani editore

Ritrovare “il piacere nella solidarietà, l’edonismo nella lotta” sulle orme di Giorgio Bertani e Jean Fallot



Il testo che vi presentiamo è una bozza di un capitolo che non è stato inserito nel volume Giorgio Bertani editore ribelle, da poco pubblicato da Milieu edizioni. È un percorso tortuoso attraverso alcuni titoli della Bertani editore (una delle più significative realtà editoriali alternative degli anni ’70) che, nel corso della ricerca che ha prodotto il libro, ci sono sembrati più interessanti e attuali. Ovviamente tra quelli che abbiamo potuto leggere o almeno consultare. C’è da tenere presente che Bertani pubblicò circa cinquecento titoli tra il 1971 e la fine degli anni ’90, e che circa l’80% di questi furono pubblicati negli anni ’70 e nei primi ’80. In questo capitolo, non abbiamo volutamente preso in considerazione titoli importanti poi ripubblicati da altri editori, come La parte maledetta di Georges Bataille, Nietzsche di Gilles Deleuze, Una tomba per edipo di Felix Guattari, Posizioni di Jacques Derrida, ma alcuni titoli e autori che non sono strati più ripubblicati ma che ci sono sembrati interessanti e attuali per le riflessioni che contengono.

«In cosa consiste l’unità di Alla ricerca del tempo perduto?», si chiede Deleuze a proposito dell’opera di Proust. E continua, «sappiamo almeno in cosa non consiste. Non consiste nella memoria, nel ricordo, seppur involontario», è invece «un telescopio psichico per una astronomia appassionata». Questo vale anche per gli intenti del libro dedicato alla Bertani editore, assolutamente non storici tantomeno nostalgici. Sulla metodologia della ricerca, rimandiamo invece alla lettura dell’introduzione del volume.


Giorgio Bertani. Prima di iniziare il nostro percorso librario, crediamo meriti un breve approfondimento la biografia di Giorgio Bertani. La sua è stata una vita ricca e complessa, con un percorso politico ed esistenziale che è «sfuggito a qualsiasi prevedibilità». In un passaggio emozionante del docufilm allegato al libro, Giorgio Bertani, classe 1937, figlio di operai fieramente antifascisti, ricorda un episodio: quando da ragazzino, nei primi anni Cinquanta, assiste agli scontri tra la polizia di Scelba e gli operai della Galtarossa, la grande ferriera della città. Gli occhi brillano mentre racconta dell’operaio-ex boxeur con l’occhio di vetro. Quando si levava l’occhio e lo riponeva nel borsello, quello era il segnale per partire contro i cordoni della polizia: tutti gli operai lo sapevano e dopo quel gesto si avventavano sugli sbirri lanciando le biciclette contro le camionette e poi passando allo scontro fisico. È proprio allora che Bertani scelse da che parte stare e per tutta la vita tenne fede a un’ideale che compendiò socialismo libertario, marxismo critico, antifascismo ed ecologia. Pulitore di manoscritti, garzone archivista, rappresentante di libri, libraio…e dal ’68 anche editore. Qualche anno prima, nel 1962, a venticinque anni compie un’efficace azione politica antifascista: con un gruppo di giovani ventenni – quattro socialisti rivoluzionari veronesi e quattro anarchici milanesi (tra cui Amedeo Bertolo, poi cofondatore di «A rivista anarchica» e delle edizioni Eleuthera) – rapiscono il viceconsole spagnolo a Milano e contribuiscono a salvare la vita a tre antifranchisti spagnoli condannati alla garrota. Tennero in ostaggio il viceconsole per una settimana, in un rifugio al confine con la Svizzera, e ogni sera lo interrogavano su un capitolo del Capitale di Marx (come si lamentò l’ambasciatore durante il processo successivo). Furono poi individuati, processati e condannati a qualche mese di carcere. Il gran clamore di stampa però contribuì a far nascere dei comitati di solidarietà in Italia (con tra i promotori Elio Vittorini, Alberto Moravia, Pierpaolo Pasolini, Lelio Basso) e in Europa.

Poi la vita di Bertani continuò tra libri e impegno politico, con la pubblicazione delle opere di Dario Fo, tra cui anche la prima edizione francese di Mistero buffo, edizione che fu importante per allacciare i rapporti di collaborazione con editori d’oltralpe che poi gli concessero i diritti di traduzione per vari autori. Negli anni ’70 libri e impegno politico divennero un tutt’uno, perché la Bertani editore diventò portavoce dei movimenti di quegli anni. Furono anni caldi per Bertani, tra successi, iniziative come il coordinamento tra case editrici Editoria Militante, persecuzioni giudiziarie (molti furono le denunce ai titoli di Dario Fo) e tentati suicidi come arma per attirare l’attenzione sulla critica situazione economica della casa editrice. Una pistola (secondo Bertani una semplice scacciacani) gli fu trovata anche durante le perquisizioni repressive contro il movimento del ’77. Negli anni ’90, in un clima ormai cambiato, Bertani non rinunciò alle sue idee, con un impegno forse non avventuroso per un soggetto cinematografico, ma coraggioso, con la partecipazione a missioni di pace durante la Guerra dei Balcani e la solidarietà ai Rom e ai nuovi migranti. Negli anni 2000 fu anche consigliere comunale dei Verdi, pur tenendo sempre gli occhi e la simpatia puntati sui nuovi movimenti.

Dacia Maraini – che nel 1977 con la Bertani editore pubblicò un curioso libro-intervista sul femminismo (Parlare con Dacia Marini, a cura di Ileana Montini) in Isolina, opera letteraria ibrida tra saggio e romanzo, pubblicata da Rizzoli nel 1985, racconta anche di suoi soggiorni veronesi per ricerche d’archivio e l’incontro con Bertani. Maraini ne fa una descrizione breve ma che fotografa bene alcune caratteristiche del rivoluzionario veronese: «Abbiamo appuntamento con l’amico Bertani, editore. Lo aspettiamo in piazza Erbe, davanti a un fioraio. Arriva con passo baldanzoso, i capelli rossi scossi dal vento, i baffi ad ala da granatiere», «è polemico e candido come sempre», le promette delle foto di Verona di inizio ‘900, «…me lo vedrò arrivare trafelato alla stazione l’ultimo giorno, pochi minuti prima che parta il treno per Roma, con una enorme cartella sotto il braccio, un sorriso buffo e gentile». L’essere polemico e candido, buffo e gentile, erano tratti del suo carattere. A cui possiamo aggiungere l’intuizione folgorante, l’intelligenza, la determinazione e la convinzione che la realtà si cambia solo partecipando in prima persona alla vita sociale.


Jean Fallot, marxista epicureo

Bertani pubblica, tra il 1972 e il 1976, tre testi di Jean Fallot (1912-1992), filosofo francese che insegnò per molti anni in Italia, Lotta di classe e morale marxista; Scienza della lotta di classe (a cura di Ivano Spano) e Sfruttamento, inquinamento, guerra. Scienza di classe. A proposito di Fallot, il filosofo Andrea Cavalletti in Classe (Bollati Boringhieri, 2009) sostiene l’assoluta importanza del pensiero del «marxista epicureo francese». Assieme a Il pensiero dell’Egitto antico (Einaudi), Marx e la questione delle macchine (La Nuova Italia) e Il piacere e la morte nella filosofia di Epicuro (Bollati Boringhieri), cita anche i titoli della Bertani editore, quali opere significative. «Occorre allora ritrovare il concatenamento: dialettica, solidarietà, limite, epicureismo. Occorre ritrovare, sulla scia di Fallot – sostiene Cavalletti – il piacere nella solidarietà, l’edonismo nella lotta», è un’esortazione che riassume bene anche le idealità di Giorgio Bertani, così come lo abbiamo conosciuto durante gli anni della nostra frequentazione, tra discussioni e risate, litigi e affetti. «La Science de lutte de classe – continua Cavalletti – contiene un breve paragrafo “sull’edonismo antico e moderno e i bisogni delle masse”: il materialismo antico teso alla soddisfazione dei bisogni naturali e necessari diventa qui storico, e la stessa nozione di natura impensabile senza quella di rapporto sociale di produzione. I principi dell’edonismo epicureo possono essere quindi raggiunti “a partire da altre premesse, che danno ad essi un significato rivoluzionario”: la soddisfazione “dei bisogni naturali di tutti, e prima di tutto dei produttori: l’edonismo proletario”. Prima ancora, però, in Lutte de classe et morale marxiste poneva un altro problema. “Così come il comunismo inventa rapporti di produzione diversi da quelli basati sulla proprietà, bisogna affermare un’altra morale al posto di quella dell’interesse: in tal senso l’esistenza della solidarietà doveva corrispondere “all’esistenza stessa del proletariato, il cui sfruttamento è reso possibile soltanto dall’avvilimento, dalla fiacchezza, dalla rivalità interna dei suoi membri per accedere individualmente alla condizione borghese, disertare (è termine più volte usato dal giovane Marx) la propria classe economicamente (in rapporto alla ricchezza), abbandonare la lotta di classe politicamente, non essere solidale moralmente”. Dunque non solo un senso morale soggettivo che affianca quello politico concreto; ma la rivoluzione stessa come morale, contro quella del borghese e l’immoralità del disertore. Dunque un magistero?». Nel 1972, nella prefazione all’edizione italiana pubblicata da Bertani, «Fallot vi aveva apposto una premessa – continua ancora Cavalletti – che era anche un’autocritica decisa: “La ‘massa’ resta anonima, indifferenziata…Un marxista-massa non avrebbe mai scritto una ‘morale marxista’ (non per il fatto di averla o di seguirla) bisogna pensare se stessi, estrapolarsi come individuo…Il mio è stato un errore da esteta”. «Nessuna morale qui, nessun maestro, dove “estetismovuol dire diserzione, “diserzione” desiderio di emergere dall’anonimato, “anonimato” piacere». Conclude Cavalletti: «Rileggere oggi Fallot significa opporre a questo disegno soffocante [i paradigmi della sicurezza su cui si basano i dispositivi di controllo; lo Stato] una diversa strategia, quella annunciata ad Atene dal “filosofo che è forse stato il più audace di tutti, perché è stato il più lucido”. Cos’è, nella visione epicurea il desiderio, e come sorge? È assenza di piacere, nasce dove l’immediatezza della sensazione e del godimento si rompe dando luogo a una sete inesauribile e infelice, alla aura del mancato appagamento o alle passioni, che sono poi desideri sedentari, desideri “che hanno messo su pancia”. Occorre dunque – è il primo principio edonistico – ribellarsi a tutte le separazioni, ritrovare il piacere nella sua attesa come nella soddisfazione di ogni bisogno naturale. Poiché il fondo della vita stessa è puro piacere, silenzio di ogni desiderio e di ogni angoscia o passione. Si tratta quindi di coltivare una morale del godimento contro quella cristiana, e lugubre, delle pene che gli succedono; di raggiungere l’atarassia non nella rinuncia, ma superando la lussuria […] Ricapitolazione: dove l’antagonismo stringe i bisogni ai desideri il piacere può darsi solo nell’allentamento, l’azione solidale può essere solo edonistica […] Se infine la folla, instabile e compressa, è la matrice dello Stato, la classe rivoluzionaria come allentamento interno è il preludio del “senza classi” - questa è l’espressione del piacere assoluto e davvero privo di inquietudini, formula anarchica dell’atarassia sociale».


Nel 1976, l’editore veronese pubblicò anche un altro testo innovativo di Jean Fallot si tratta di Sfruttamento inquinamento guerra. Scienza di classe, in cui il filosofo analizza il dominio capitalista nelle sue articolazioni. L’introduzione di Dario Paccino, altro pensatore «eccentrico» e «irregolare», che stava portando avanti analisi analoghe, conferma l’importanza del libro. Paccino collaborerà con Bertani anche in altre pubblicazioni, tra cui un dossier di grande interesse per la documentazione e la controinformazione: Seveso. La guerra chimica in Italia, curato da Paccino assieme a MassimoAloisi, Marco Gabrieli, Gianni Moriani, Luigi Perbellini, dedicato al terribile disastro ambientale del luglio 1976, quando dallo stabilimento chimico Icmesa fuoriuscì una nube tossica di diossina che provocò danni a lungo termine a persone e all’ambiente. «L’inquinamento è la conseguenza storicamente determinata più rilevante del sistema di dominio e dello sfruttamento», scrive Fallot. Nell’introduzione, Paccino rileva che per Fallot la rivoluzione è condizione necessaria ma non sufficiente per salvare il pianeta dalla catastrofe ecologica, «certo comunque che se sussiste una possibilità di sopravvivenza, di integrazione della società con la natura, di solidarietà umana, essa è legata alla rivoluzione». In mancanza della quale dobbiamo aspettarci la morte del pianeta. È quel che sta accadendo. Del resto Murray Bookchin – che arrivò al pensiero libertario dopo una lunga militanza marxista (che non rinnega ma amplia con un pensiero complesso: si legga in proposito il suo Ascolta marxista! In Post-scarcity anarchism) – negli stessi anni mette a fuoco la teoria dell’ecologia sociale, che ha proprio nella critica del dominio il suo nocciolo duro. Oggi quasi tutti – neomarxisti e neoanarchici o postmarxisti e postanarchici (semplificando più vari posizionamenti ideologici) – si guardano bene dal ripensare il concetto di rivoluzione. Che questa parola sia ormai legata solo al timore di involuzioni autoritarie (o, ancor peggio, a muffose nostalgiche formazioni politiche di stampo otto-novecentesco), significa forse solo che – come da decenni sostiene Bifo – non è possibile immaginare la libertà senza libertà di immaginazione, proprio per questo sarebbe necessario dare nuova linfa teorica e pragmatica a questo concetto.

Prima di concludere con una veloce carrellata su titoli del catalogo Bertani, che possono essere ancora interessanti o almeno curiosi, vogliamo soffermarci sulla personalità di due autori eccentrici pubblicati dall’editore veronese, Daniel Duérin e Jean-Pierre Carasso.


Daniel Guérin. Un autore che meriterebbe una ripubblicazione o una rilettura è Daniel Guérin (1904-1988), scrittore rivoluzionario francese, anticolonialista (su questo tema scrisse cinque volumi e fu tra i firmatari del Manifesto dei 121 in sostegno della rivoluzione algerina), attivista lgbt e animatore della rivista «Arcadie», teorico del comunismo anarchico, studioso di Rosa Luxemburg e dei pensatori libertari, storico dell'arte e critico, di cui Bertani pubblicò nel 1975 una delle opere più significative: Sul fascismo (in due volumi: La peste bruna e Fascismo e grande capitale), in cui vengono analizzati fascismo e nazismo quali frutti della grande finanza capitalista. Particolare di non poco conto: l’opera fu scritta quasi totalmente in «presa diretta», dopo un viaggio in bicicletta nella Germania nazista, nel 1933! Guérin nel secondo dopoguerra emigra negli Stati Uniti dove, da comunista rivoluzionario, partecipa alle lotte degli operai e degli afroamericani; durante il maccartismo viene accusato di essere anarchico e trotskysta ed espulso. Sul fascismo è significativo però di solo uno degli interessi di Guérin, che spaziavano in maniera eclettica tra molti argomenti, ma sempre tenendo insieme personale e politico, questo anche ben prima del ’68. Rivolta esistenziale, controcultura, sensibilità estetica, radicalità politica sono mixati in maniera originale e anticipatrice. In Italia sono stati tradotti soprattutto i titoli legati al pensiero libertario, meriterebbero anche quelli dedicati alla «rivoluzione sessuale». Fin dagli anni ’50, Guérin denunciò l’omofobia esistente nei partiti e gruppi della sinistra. Fondatore del Fronte omosessuale di azione rivoluzionaria, scrisse alcuni libri ancora interessanti, come Kinsey et la sexualité (1954), Shakespeare et Gide en correctionelle? (1959), Essai sur la révolution sexuelle après Reich et Kinsey (1963), Homosexualité et revolution (1983). I testi autobiografici, tra cui Le Feu du sang, autobiographie politique et charnelle (1979), sono vere e proprie scorribande entusiasmanti tra i movimenti politico-culturali del ‘900.


Jean-Pierre Carasso. Jean-Pierre Carasso (1942-2016) è stato un attivista radicale francese, vicino al situazionismo, fece parte del gruppo che dette vita all’Encyclopédie des nuisances, fu traduttore dall’inglese di Raymond Carver, Jay McInerney, Jonathan Safran Foer, Jamaica Kincaid, Alice Munro, Cynthia Ozick, Ethan Coen e altri, ha scritto poco a suo nome, soprattutto raccolte poesia. La rumeur irlandaise, pubblicato da Champ libre, la casa editrice di Gérard Lebovici, nel 1970, in Francia, e tradotto l’anno successivo – con gran tempismo e attenzione – da Bertani con il titolo La polveriera irlandese. Lotta di classe o lotta di religione? è un testo dedicato alla questione irlandese, con tesi anomale e innovative per quegli anni: nulla la fascinazione per la lotta armata dell’IRA e per la politica delle altre organizzazioni irlandesi, dura critica del nazionalismo inglese – ovviamente – ma anche di quello dell’Ira (che porta avanti «una lotta di retroguardia e di religione»): il proletariato quando ha sposato lotte nazionali alla lunga ha sempre perso! Forse Michael Löwy, di cui Mimesis ha da poco pubblicato Comunismo e questione nazionale. Madrepatria o Madre terra? dovrebbe rileggerselo attentamente, così come parte il movimento catalanista attuale (che a ottant’anni dalla Rivoluzione spagnola ha trasformato la visione utopica in miope sciovinismo travestito da progressismo). Il volume contiene un’antologia di saggi fino allora mai tradotti, con testi di James Connolly, Thomas Darragh, Friedrich Engels, Jenny e Karl Marx, ma non solo, in anni di ortodossia, l’autore si permette – da marxista – di criticare Marx – che a un certo punto della sua vita si era illuso che la rivoluzione irlandese potesse innescare la rivoluzione anche in Inghilterra. In periodo di sovranismi, anche «di sinistra», è un testo da rileggere. «Non si tratta di difendere l’imperialismo e di contestare ai popoli il diritto di scegliere i propri sfruttatori e di preferirli autoctoni. Ma è interessante ricordare che proprio in questo movimento generale di liberazione le ideologie reazionarie attingono nuove forze e, col pretesto di resistere all’imperialismo culturale, i ciarlatani e gli stregoni pongono solidamente le basi del loro regno sulle spalle dei popoli rivoluzionari. Quanti rivoluzionari hanno visto le loro budella colare dal loro ventre perché dei rabbini, dei muezzin, dei preti e dei bonzi facciano installare lo stereo nei loro bordelli metafisici? Quanti, credendo di morire per l’umanità, sono serviti agli imbrogli del sozzo patriottismo?», scrive Carasso nell’introduzione.


Editoria militante

Al di là dei libri pubblicati, vale la pena di ricordare un’esperienza breve ma significativa che vede Bertani protagonista. Dal 7 al 9 giugno del 1974 si svolse a Rimini il convegno «Per una editoria democratica». Un gruppo di piccoli editori che partecipano all’evento crea un nuovo coordinamento, nasce «Editoria militante. Gruppo operativo editori antifascisti e di classe», di cui faranno parte: Theleme edizioni; Vangelista editore; Tei editore – Edizioni del calendario; Sapere edizioni; Lavoro liberato; La Pietra; Il Guado; Il Formichiere; Fallo! Edizioni; Episteme editrice; Edizioni Oriente; Edizioni Movimento studentesco; Rosenberg & Sellier; Nuovi Quaderni; Newton Compton Italiana; Edizioni di cultura operaia; Editrice Centro di documentazione di Pistoia; C.U.E.M. Cooperativa universitaria milanese; Colonnese editore; Centro studi terzo mondo; C.L.U.C. cooperativa editrice; C.E.D.P. cooperativa editrice distributrice proletaria; C.E.B. cooperativa editrice bocconiana; Bertani Editore; Arcana editrice; Anteditore. Il gruppo prende le distanze sia dalla confindustriale Associazione Italiana Editori, sia da un altro convegno, svoltosi qualche mese prima, presieduto da Giulio Einaudi, con la partecipazione di Feltrinelli, Laterza e Jaca Book, e in parte anche dalla Lega per una editoria democratica, coordinata da Guaraldi, Mazzotta, Marsilio. Il coordinamento Editoria militante, stando a quanto dettoci dallo stesso Bertani, non durò a lungo, ma fu un fenomeno sintomatico del clima di quegli anni e continuò in maniera informale per alcuni anni sfociando poi nell’esperienza di distribuzione «Punti rossi». Interessante, su questo periodo e sulle dinamiche culturali ed editoriali, è l’opuscolo che lo stesso gruppo pubblica nel luglio del 1974. Si tratta di Editoria militante. Ragioni e catalogo, che contiene la mozione presentata da questi editori durante il convegno di Rimini, e inoltre: gli intenti della nuova organizzazione, un’analisi del processo di concentrazione editoriale, lo schema di organizzazione di Editoria militante, la struttura collettiva e di vendita, il progetto di biblioteche di base, il catalogo collettivo di tutti gli editori che aderiscono. Per completezza si veda anche Per una editoria democratica. Atti del convegno di Rimini, giugno 1974, pubblicato da Guaraldi, 1975.

Nanni Balestrini, che nei primi anni ‘70 era editor della Feltrinelli, sosteneva che in quel periodo La guerra di guerriglia di Che Guevara, vendette centinaia di migliaia di copie. Pur con le difficoltà di distribuzione di una piccola casa editrice, ebbero un notevole successo di vendite anche titoli analoghi di Bertani, come Formare l’Armata rossa (curato da Luciano Della Mea) e La guerriglia nella metropoli (con prefazione di Jean Genet) del gruppo Baader-Meinhof della RAF, Rote Armee Fraktion.

Per comprendere il clima politico-culturale di metà anni ‘70, con attenzione all’editoria alternativa, si rimanda a L’orda d’oro, di Primo Moroni e Nanni Balestrini (Feltrinelli). Oltre a quelle facenti parte di Editoria militante, meritano di essere ricordate anche altre case editrici di quegli anni culturalmente vivaci, legate più o meno alla sinistra alternativa: L’Erba Voglio, Tartaruga, Ottaviano, Arcana, La Salamandra, 10/16, Re Nudo, Clued, Ar&a, Antistato, La Fiaccola, Ottaviano, Editrice Sindacale, Stampa Alternativa, Savelli, De Donato, Anarchismo, Edizioni di Cultura Popolare, La Pietra, Multhipla, Sugar.


Panoramica eccentrica sul catalogo della Bertani editore, tra il 1968 e il 1977

Chiudiamo, come detto, con una veloce panoramica sul catalogo Bertani. Innanzitutto bisogna ricordare che Bertani è stato l’editore delle opere più significative di Dario Fo, per intenderci quelle a cavallo tra anni ’60 e ’70, quando sia la scrittura che la recitazione del futuro premio Nobel raggiungono il punto più alto della sua ricerca artistica e nell’impegno sociale e politico. Bertani collaborò con il collettivo politico-teatrale La Comune di Franca Rame e Fo e, prima con la E.D.B. poi con la Bertani editore, pubblicò per oltre un decennio i titoli che ebbero un successo internazionale. Ci sembra giusto elencarne almeno qualcuno per ravvivare la memoria, anche perché i titoli dicono tanto dello spirito del tempo: Mistero buffo; Guerra di popolo in Cile; Pum, pum! Chi è? La polizia!; Il Fanfani rapito; La giullarata; La marjuana della mamma è la più bella; Morte accidentale di un anarchico; Vorrei morire anche stasera se dovessi pensare che non è servito a niente; Tutti uniti! Tutti insieme! Ma scusa, quello non è il padrone?; Ci ragiono e canto, Ordine per dio.ooo.ooo; Ballate e canzoni. Bertani, nel 1973, pubblicò anche la prima edizione francese di Mistero buffo, Mystere bouffe, che – come lo stesso Bertani afferma nel docufilm – gli fece da «passaporto» per tessere relazioni con importanti editori francesi, come Maspero. Contatti che in seguito gli permisero di avere i diritti per la traduzione di molti titoli in catalogo della prestigiosa casa editrice d’oltralpe.


Significativi sono i primi due opuscoli di controinformazione: Operai e padroni alla Fiat, di Pino Ferraris, ideale continuatore dei gruppi operai della Torino di Gramsci e dei «Quaderni Rossi» di Raniero Panzieri, che nella fascetta di copertina portava lo slogan: «Contratto a settembre, rivoluzione a novembre»; e Rivoluzione d’ottobre, rivoluzione d’agosto di Le Duan, teorico vietnamita della rivolta antimperialista.

Molto interessanti e sintomatici di quel periodo storico sono i titoli delle collane in cui la Bertani editore suddivide le sue pubblicazioni, che ricaviamo dal catalogo dell’autunno del 1976: Il lavoro critico; Manifesti della lotta di classe; Per un movimento politico di liberazione della donna; Evidenze; Testi; Quaderni per delegati e militanti sindacali; Quaderni di intervento militante; La comune (opere di e su Dario Fo); Comunicazioni visive; Didattica e pedagogia oggi; Quaderni del Triveneto.

Uno dei libri di maggiore impatto fu senz’altro quello di Felix Guattari, Una tomba per Edipo. Psicoanalisi e metodo politico, con introduzione è di Gilles Deleuze, un titolo importante in cui l’autore spiega alcuni suoi concetti-chiave: micropotere, microfascismo, desiderio, rivoluzione molecolare. Fu proposto a Bertani da Franco Rella, tradotto da Luisa Muraro (giovane docente dell’Università di Verona, che negli anni ‘80 avrà fama come filosofa, fondatrice del gruppo Diotima e della Libreria delle donne di Milano) e pubblicato nel 1974, a soli due anni dall’edizione originale. È il primo libro di Guattari, che nel 1972 pubblica anche di L’Anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia, scritto in collaborazione con Deleuze, tradotto in Italia da Einaudi nel 1975.


Nel 1976, su interessamento di Franca Rame, nella collana «Quaderni di intervento militante», viene pubblicato Ormai è fatta! di Horst Fantazzini. Un libro eccezionale, cronaca di un'evasione, racconto autobiografico, con un capitolo di poesie. Il libro era stato curato da Soccorso Rosso Militante (la struttura organizzativa creata nel 1968 – con l’aiuto di molti militanti e avvocati – dal collettivo La Comune di Franca Rame e Dario Fo per fornire aiuto agli operai nelle lotte di fabbrica e ai militanti colpiti dalla repressione, oltre che per fornire assistenza legale, economica e monitoraggio delle condizioni carcerarie), con presentazioni di Franca Ongaro Basaglia e Anna Fantazzini.


Altri titoli significativi, mai ripubblicati, che meritano di essere ricordati, sono: Il capitale e lo stato. Crisi della gestione della crisi, a cura di Tino Costa e prefazione di Luciano Ferrari Bravo, con saggi di Claus Offe, Joachim Hirsch, Jan Gough, Elmar Altaver; La scienza del capitale: leggere Marx di Roger Establet e Pierre Macherey (allievi di Althusser), gli Scritti sull'arte e la letteratura di Rosa Luxemburg, con traduzione, cura e nota di Franco Volpi (curatela interessante se si pensa che negli anni ’80 Volpi diventerà un filosofo originale con tutt’altri altri riferimenti culturali), il volume raccoglie una serie di articoli scritti dalla Luxemburg per alcuni giornali tedeschi tra il 1898 e il 1919, dedicati - tra l'altro - alla letteratura russa, a Leone Tolstoj come pensatore sociale, a Franz Mehring e a Friedrich Schiller.

La maniera forte. Storia del potere politico in Italia 1860-1975 di Domenico Tarantini, la storia editoriale di questo saggio (ancora attuale per l’analisi del potere che viola sistematicamente le sue leggi) è lunga e tormentata, annunciato da Sugar nel 1964 e poi boicottato per incompatibilità con i socialisti al potere, rifiutato da De Donato, Feltrinelli e Jaca Book, dopo iniziali interessamenti. Grazie a Luciano Della Mea, vide finalmente la luce per Bertani nel 1975. «Quest'opera ripercorre l'operato repressivo delle forze di polizia dall'unità d'Italia alla metà degli anni '70 ed è un atto d'accusa al potere, all'ordine mantenuto per oltre un secolo con l'uso della pubblica sicurezza in chiave antipopolare, e alle forze politiche della sinistra storica, responsabili di avere contenuto e sedato le lotte popolari invece di appoggiarle».

Importante è anche la collaborazione con «Controinformazione», rivista di grande seguito, diretta da Luigi e Antonio Bellavita, che ebbe tra i collaboratori molte figure significative del movimento e che voleva essere il collettore del dibattito ideologico e della pratica politica di tutte le realtà del movimento anticapitalistico italiano e internazionale. Con «Controinformazione», nel 1979, Bertani pubblica Il carcere imperialista. Teoria e pratica dei proletari prigionieri nei documenti dei comitati di lotta, sulla repressione di fine anni ’70 diretta dal generale Dalla Chiesa e le lotte dei prigionieri politici negli undici carceri speciali, nelle sezioni di isolamento e nei campi di detenzione creati in alcune isole.

È interessante notare l’alternarsi in catalogo – anche nella stessa collana – di titoli molto diversi tra loro per tematiche e impostazione, come quelli precedentemente elencati, a cui si può aggiungerne altri: Testi della rivoluzione palestinese 1968-1976, volume antologico a cura di Bichara e Naim Khader, con documenti delle organizzazioni di resistenza Olp, Al Fatah, Fplp, Fdplp; e il romanzo L'abate C. di George Bataille; il volume collettaneo Requisitoria Feltrinelli, Requisitoria Brigate Rosse. Criminalizzazione delle lotte di classe (per la cura editoriale di Antonio Moresco, come racconta lui stesso nel contributo a Giorgio Bertani editore ribelle) di Guido Viola e Bruno Caccia, con contributi di Aldo Bonomi, Giannino Guiso e Franco Tommei; alcune opere del regista e drammaturgo Giorgio Strehler, esattamente Il re Lear di Shakespeare e Santa Giovanna dei macelli di Brecht, con le note di regia, repertorio fotografico di documentazione degli spettacoli, ma anche Autonomia operaia. Giornali operai della Montedison di Ferrara, di Ninetta Zandegiacomi (fondatrice de «Il Manifesto», con Luigi Pintor, Rossana Rossanda, Valentino Parlato), o ancora Il caso Marini, volume dedicato alla campagna per la scarcerazione del giovane antifascista anarchico Giovanni Marini, a cura di Soccorso Rosso, con interventi di Pio Baldelli, Giuliano Spazzali, Pietro Valpreda, Franca Rame, Sebastian Matta e molti altri; e A Pugno chiuso: sul fronte del carcere, bollettino periodico del Soccorso Rosso Militante. L’equilibrio tra testi militanti e testi di ricerca è stata una delle originalità del progetto editoriale di Giorgio Bertani.


Bertani, nell’arco di un ventennio, pubblicò alcune riviste importanti di cultura e politica, tra cui Quaderni razionalisti, Peripezie, Fotogramma, Erodoto, Classe. Quella che equilibrò meglio gli interessi dell’editore fu L’arma propria, che con Gianni Scalia, Ivano Spano, Roberto di Marco, Marco Gabrieli e lo stesso Bertani, aveva in redazione anche il giovane Marco Belpoliti. Il primo numero, pubblicato nel 1979, conteneva contributi tra gli altri di Nanni Balestrini, Renzo Paris, Franco Berardi, Antonio Porta, Beppe Sebaste, Bianca Tarozzi, Francesco Leonetti e Ugo Dessy (un intellettuale, giornalista, scrittore, militante, che meriterebbe di essere riscoperto, di cui Bertani pubblicò anche I galli non cantano più; Quali banditi?; La Maddalena, la morte atomica).


La repressione nel 1977 e gli anni successivi

Il 7 maggio 1977 – nell’ambito dell’inchiesta sugli incidenti di marzo dello stesso anno a Bologna – vengono perquisite diverse librerie e case editrici di movimento (Calusca e Porto di mare; ARE&A, L’erba voglio, Bertani) e diverse abitazioni di attivisti (quaranta in tutta Italia, secondo la ricostruzione fatta in Una sparatoria tranquilla, pubblicato da Odradek nel 1997). Nella perquisizione dell’abitazione di Bertani viene trovata una pistola lanciarazzi e di conseguenza l’editore viene arrestato. Bertani viene citato anche nella lettera degli intellettuali francesi contro la repressione in Italia, scritta nei giorni successivi e firmata da Gilles Deleuze, Jean-Paul Sartre, Michel Foucault, Félix Guattari, Roland Barthes, Philippe Sollers, Gérard Fromanger, Jean Pierre Faye, Jerome Lindon, Christian Bourgeois, Yvon Bourdet, François Chatelet, Genevieve Clancy, Pierre Clement, David Cooper, Philippe Gavi, Roger Gentis, Daniel Guérin, Georges Lapassade, Denis Roche, Horace Torrubia, Jean-Marie Vincent, Claude Mauriac, François Wahl. Uno dei motivi della perquisizione da Bertani fu il libro che stava per pubblicare (e pubblicò qualche mese più tardi) – un esempio di istant-book militante – che denunciava la repressione del movimento con testi e foto, un libro essenziale della storia dei movimenti: Bologna marzo 1977 fatti nostri, «autori molti compagni» c’era scritto in copertina. I redattori erano giovani militanti che facevano riferimento a Radio Alice: Carlo Rovelli, poi divenuto fisico di importanza internazionale, Enrico Palandri, poi affermato romanziere e teorico della letteratura, Claudio Piersanti, poi scrittore, e Maurizio Torrealta, poi giornalista e autore televisivo.

Carlo Rovelli, veronese che studiava a Bologna, ci ha raccontato le traversie di quel libro: il sequestro da parte della polizia di una parte delle foto e del trasmettitore di Radio Anguana, che doveva essere la radio libera di Verona, i nascondigli per eludere le perquisizioni, ma anche l’istantaneo entusiasmo di Bertani quando gli fu proposta la pubblicazione del libro.

Nel libro compariva anche un contributo di Franco Bifo Berardi, che qualche mese dopo pubblicò con Bertani Teoria del valore e rimozione del soggetto. Critica dei fondamenti teorici del riformismo. Maurizio Torrealta invece, assieme a Alberto Benini, nel 1981, pubblicherà con Bertani Simulazione e Falsificazione. Il segno come valore: semiotica e lotta di classe (con contributi di Paolo Fabbri e di Bifo), un testo sulla guerriglia semiotica e sulla sovversione comunicativa contro il discorso del potere.


Dei tardi anni ’80 vanno segnalati anche tre numeri della nuova serie della rivista Classe, diretta da Attilio Mangano. Trovano pubblicazione – in un interessante connubio – testi dei fondatori di Socialisme ou barbarie Cornelius Castoriadis e Claude Lefort, operaisti italiani come Sergio Bologna, ecologisti marxisti come il già citato Dario Paccino, e anche Marco Boato e Lidia Menapace.


Gabriele Martignoni, Sergio Morandini, Il diritto all’odio. Dentro/fuori/ai bordi dell’area dell’autonomia. La documentazione più ricca e articolata sull’«area dell’autonomia», le sue matrici teoriche, i suoi atti di nascita negli anni successivi al ’68, i suoi documenti, il suo vario emergere in settori e da angolazioni più diverse. Il diritto all’odio, mentre fornisce i testi, abbozza una prima interpretazione globale del «fenomeno-autonomia», si collega ai momenti più vicini a noi della cronaca politica, documenta, ad esempio, per primo e da solo, il dibattito del dicembre scorso a Milano tra i Circoli del Proletariato Giovanile. Un libro indispensabile a chi non si accontenta di censure preventive e teme i luoghi comuni.


Da segnalare anche: tre opere del filosofo Augusto Ponzio: Marxismo, scienza e problema dell'uomo. Con un'intervista ad Adam Schaff; Segni e contraddizioni. Fra Marx e Bachtin; Interpretazione e scrittura. Scienza dei segni ed eccedenza letteraria; molto interessante e innovativo il volume Handicap e sesso:omissis. Elogio della disobbedienza sessuale, di Cesare Padovani (intellettuale originale, che partì dalla propria disabilità per giungere ad acute riflessioni sulle disparità sociali) e Ivano Spano, e che si avvale della collaborazione di Giovanna Milani (e interventi di Pier Paolo Pasolini, Ugo Dessy, Alfredo Cohen, Gabriella Bertini, Ivo Gigli, Manuela Del Fabbro e altri); Il quoziente intellettuale Michel Tort (allievo di Althusser) smaschera l’ideologia riduzionista dei test per il quoziente intellettivo (il libro è a cura di Giuliana Ferri e Hrayr Terzian, due nomi importanti delle battaglie per la riforma psichiatrica); segnaliamo infine anche i romanzi di fantapolitica L’intuizione e L’insinuazione e di autore anonimo, che molti pensano siano attribuibili allo stesso Bertani; di scarso interesse letterario, destarono curiosità per l’intreccio complottista, con storie che attraversavano fatti salienti della politica italiana: strategia della tensione, terrorismo, strage di Piazza della Loggia di Brescia, la morte di Giangiacomo Feltrinelli, anni di piombo.


Il libro/docufilm

Per conoscere in maniera approfondita il catalogo della Bertani editore e la vita avventurosa di Giorgio Bertani, rimandiamo alla lettura del libro Giorgio Bertani editore ribelle, e alla visione del docufilm allegato. Pubblicato da Milieu edizioni e curato da chi firma questo articolo, con contributi di Antonio Moresco e Carlo Rovelli, il libro/docufilm è frutto del lavoro collettivo di un gruppo di compagni che hanno attraversato l’avventura del centro sociale occupato e autogestito La Chimica. Questi i contenuti del libro: Introduzione; Attraverso il catalogo della Bertani editore e la biografia di Giorgio Bertani: Giorgio Bertani, cenni biografici; 1962. Il rapimento del viceconsole spagnolo; Dario Fo e il catalogo della Bertani editore; I primi anni della Bertani editore, con Franco Rella e Alberto Tomiolo; Editoria militante; Tra il 1968 e il 1977; La repressione nel 1977 e gli anni successivi; L’attenzione alla cultura delle classi subalterne; Dagli anni ’80 alla chiusura; Giorgio Bertani e Verona in La città e lo psichiatra di Vittorino Andreoli; L’archivio/biblioteca di Giorgio Bertani; Cenni biografici degli intervistati in Verona city lights: Fiorenzo Angoscini, Antonio Moresco, Giovanni Battista Novello Paglianti, Walter Peruzzi, Raffaella Poldelmengo, Carlo Rovelli, Alberto Tomiolo, Mauro Tosi, Tiziana Valpiana; La Verona degli anni Settanta in Lettere a nessuno di Antonio Moresco; I miei anni veronesi e altre considerazioni di Antonio Moresco; Documenti storici: 1962. Salvare la vita a un antifranchista condannato a morte in Spagna. Storia del rapimento del viceconsole spagnolo in Italia di Antonio Tellez; Dal 1977 e sul 1977: Appello degli intellettuali francesi per il convegno sulla repressione in Italia; Comunicato per l’uscita di Bologna marzo 1977… fatti nostri…; Sogni, errori, libertà. Il nostro ’77 fu diverso di Carlo Rovelli; Il catalogo della Bertani editore; Le copertine della Bertani editore; Fotografie e immagini.



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