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Disagi metropolitani (Caro Jeffrey)







Dedicato a Jeffrey Dahmer, il cannibale di Milwaukee.


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lattine vuote di birra una bottiglia vuota di rum Paramount un sacchetto di carta vuoto piatti sporchi tre sacchetti di plastica lenzuola e coperte una scatola con coperchio di polistirolo un barile industriale blu da 250 litri un album di fotografie una tazza di ceramica nera una bottiglia di deodorante Odorsorb bastoncini di incenso cinquanta buste da lettera Woolworth’s un tubetto di pomata contro l’acme un set da barba uno spazzolino Oral-B un contratto d’affitto la tessera della biblioteca un paio di boxer di nylon neri una Bibbia audiocassette sulla Scienza della Creazione e altri nastri intitolati Il Diluvio universale e L’Età del mondo La numerologia e Il Triangolo divino un ago ipodermico guanti di gomma resistenti agli acidi sei scatole di soda Solilex una latta di candeggina Chlorax quattro scatole di acido muriatico formaldeide etere cloroformio un trapano da 10 mm punte da 1,5 un martello a coda una sega un acquario perfettamente curato pulito e sano ricco di piante vive rari pesci esotici un’atmosfera straordinariamente inquinata


il congelatore a pozzetto sul ripiano in basso gocce di sangue sul fondo una scatola di cartone contenente la testa mozzata con la faccia in su due teschi sbiancati sullo scaffale due teschi adagiati su un asciugamano nero dipinti di verde a macchie nere grigio scuro con una superficie simile al marmo una grossa pentola di alluminio che conteneva due mani tre teste e un sacco di plastica con dentro un torso un cuore e porzioni di muscolo carni e vari organi dei genitali umani che comprendevano il pene i testicoli il pube un materasso macchiato di sangue e altro sangue sparso sulle pareti e sulla federa del cuscino con un viso dai lineamenti regolari ma privo di colorito e di allegria


decapitati smembrati scarnificati lo scheletro frantumato con un grosso martello e sparso nel bosco ne conservò il teschio le mani e i genitali e li fotografò fu drogato strangolato poi lasciato sul pavimento della camera per tre giorni la testa nel congelatore i suoi organi attaccati sul fondo e il torso nel barile blu in camera da letto il suo cuore nel frigorifero la sua testa nel freezer e il suo torso nel barile si faceva la doccia con due cadaveri nella vasca mangiò un bicipite dopo averlo fatto frollare averlo fritto in padella e cosparso di salsa giaceva per ore con i cadaveri abbracciandoli adorandoli conservava undici tra teste e teschi più due scheletri completi circondato da resti umani dormiva accanto a resti umani mangiava davanti a resti umani


pesava 3 chili e 100 grammi era alto 46 centimetri con capelli castani chiari e dei luminosi occhioni blu ebbe il suo primo incidente a poche settimane quando cadde dal girello sbucciandosi le mani e ferendosi il mento a nove mesi fu sculacciato con due colpetti sul sedere per il suo primo compleanno gli fu fatta una festa e a un anno e mezzo ebbe un pesce rosso e una tartarughina alzava due dita per indicare l’età sapeva dire vasino e tivù e entro pochi mesi imparò la sua prima preghierina gli scalini cosparsi di topi morti serpenti rospi granchi tartarughe pesci conigli selvatici e un gattino tra le carogne trovate ai lati delle strade c’erano cani volpi e un opossum il teschio su un palo nei boschi la testa impalata su un bastone il corpo del cane appeso al ramo spezzato di un pino completamente sventrato e gli intestini penzolavano dall’albero come festoni


il taglio profondo l’esplorazione del suo interno la sensazione che delle mani estranee stessero invadendo le sue parti più intime con guanti di plastica che arrivavano fino alle ascelle aprendoli sul davanti per vedere come erano dentro fredda meccanica dissezione una volta scomposto poteva anche cercare di ricostruirlo un’ossessione per il loro funzionamento per la loro struttura per la loro forma lo scheletro il cuore il fegato i polmoni oggetti che come in un puzzle potevano essere assemblati per formare un animale questa ossessione per i meccanismi della vita piuttosto che per la vita stessa le sezioni orizzontali del corpo umano che rivelano la posizione e il funzionamento di ogni organo la parte più segreta e intima di un’altra creatura il suo interno la sorgente della sua stessa esistenza il motore che faceva muovere le lancette di busti muscolosi e di petti glabri esplorare e conoscere l’interno di un corpo un corpo prostrato addormentato privo di conoscenza disponibile a essere esplorato con la testa appoggiata sul petto ascoltandone i battiti del cuore o sul suo ventre ascoltando i suoni del corpo la parte di dentro i suoi organi interni le sue parti più segrete cose che respiravano con un battito cardiaco i pugni nel petto dell’uomo addormentato per entrare dentro di lui e una musica intestinale passiva e glabra come una donna madre e padre moglie e marito terra e oceano il dio dell’energia della frenesia della libertà del caos


gli passò le mani sul petto lo carezzò lo baciò poi si distese accanto al corpo si mise in piedi sopra il cadavere e si masturbò addosso a esso tagliò via le braccia e le gambe poi la testa gli tagliò il ventre per vedere come era fatto dentro mise la testa per terra e si masturbò davanti a essa guardandola sollevò i pezzi di osso che erano stati la testa li tirò fuori e li frantumò uno dopo l’altro con una grossa pietra fino a ridurli in schegge si nascose in tasca una fiala di sangue se la portò sul tetto e lo bevve non gli piacque lo sputò staccò la testa e aprì il ventre tagliò via la carne a pezzi piccoli da essere presi in mano lasciò il corpo nel letto mentre faceva colazione con la nonna e lo portò in cantina quando lei andò in chiesa


lasciò dentro la testa e i genitali per una settimana chiusi nell’armadio comprò dei fondotinta e ci dipinse i genitali per farli sembrare più veri la testa si era prosciugata ma per quattro volte la tenne in mano mentre si masturbava con l’altra e arrivò a mimare con essa un rapporto orale comprò un beauty-case ovale Samsonite ci mise la testa e i genitali e lo depositò nel suo armadietto alla Ambrosia Chocolate come se l’immagine della bellezza fosse più eccitante della bellezza stessa molto contatto sessuale tattile e nessuna penetrazione si era tutto trasformato in una poltiglia nerastra un affilato coltellino per le patate incidendo dapprima la base del collo tagliando su fino alla sommità del cranio e poi tirando via la pelle ai due lati dell’incisione la testa all’estremità inferiore dell’inquadratura il petto in fuori nel mezzo e termina in alto con i peli eiaculava sul petto come una firma appoggiata di schiena al bordo della vasca con la testa e le braccia che pendono fuori e la parte inferiore del torso seduta a gambe incrociate nella vasca stessa la testa presa di lato la mostra di nuovo con la mani disposte intorno e sotto dei genitali via insieme alla regione pubica


prese il trapano e fece un piccolo foro attraverso il cranio sulla parte superiore a cinque centimetri dalla corona inclinato in vanti con una siringa da cucina iniettò poi dell’acido muriatico nel cervello arrivando a inserire l’ago per più di cinque centimetri gli iniettò in testa un’altra siringa di acido gli fece un buco nel cranio e gli schizzò nel cervello dell’acqua bollente un’altra dose di pillole e un’altra siringa di acqua bollente nello stesso buco lo decapitò lo sventrò lo fotografò la macchina fotografica completa l’oggettificazione distrugge l’ultima traccia della sua individualità le toglie la loro indipendenza il fotografo le permette di esistere grazie a immagini che lui ha creato quando trasforma l’oggetto del suo amore in un’immagine fissa una specie di strumento di contenzione la macchina fotografica è un oggetto che registra inscatola solifica la macchina fotografica non glorifica ma sminuisce


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Sergio Bianchi ha lavorato per il cinema e la televisione. È stato tra i fondatori della rivista e poi della casa editrice DeriveApprodi, di cui è stato amministratore e direttore editoriale per 25 anni. Ha curato diversi saggi sui movimenti politici degli anni Settanta.

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