Bogotà come modello di città neoliberale
Questo contributo nasce dall’esperienza diretta dell’autore nella città di Bogotà. La suddivisione della città entro rigide maglie amministrative e la relativa politica urbana rappresentano un unicum nel panorama mondiale con un forte impatto sia sulla dimensione materiale che simbolica della capitale colombiana.
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«A quale strato appartieni? Al quattro ma prima o poi apparterrò al 7 o all’8. Questo ristorante è da strato 8 anche se si trova in uno strato 6. Mia zia vive in uno strato alto ma con la pensione non riesce a pagare tutti i servizi. Dovrà prendere casa in uno strato 4, forse 3». Chi vive a Bogotà, facilmente può ascoltare domande o frasi del genere. Eppure, chi non conosce la Colombia, ascoltandole si troverebbe piuttosto spiazzato. Stiamo facendo riferimento al gergo che riflette la suddivisione urbana colombiana, la quale, con la politica degli estratos, ha assegnato a ogni comuna, barrio e perfino lotto un numero rappresentativo del livello socioeconomico cui essi appartengono. Si tratta di un esperimento unico di burocratizzazione delle diseguaglianze. Eppure, l’obiettivo era l’opposto: identificare i singoli strati rappresentativi della soglia sociale ivi presente per modulare il costo dei servizi a seconda del loro livello socioeconomico. Ciò consente ai settori a basso reddito di pagare meno per acqua, luce, gas, ecc. Senonché, nel momento in cui questo sistema è stato formalizzato, non è stato preso in considerazione l’impatto che avrebbe avuto sulla dimensione simbolica: il risultato è stato così l’istituzionalizzazione della frammentazione urbana e dello stigma sociale. Invero, la politica urbana di suddivisione socioeconomica a partire dagli estratos è stata applicata sin dagli anni Ottanta. Attraverso una legge sui servizi pubblici essa è stata poi formalizzata nel 1994: questa politica si fonda su un sistema di classificazione degli edifici nelle città colombiane, ma di fatto investe interi quartieri o comuna urbane, che vengono inquadrati tanto sulla base della qualità edilizia, come ad esempio i materiali impiegati, la tipologia abitativa, ecc., quanto del contesto socioeconomico in cui essi si trovano. Gli strati superiori (5, 6, 7, 8) pagano di più per gli stessi servizi che gli strati inferiori ricevono a un minor prezzo. L’acqua, l’energia elettrica, il riscaldamento vengono infatti sussidiati in maniera decrescente fino al livello 4, che paga il costo reale del servizio equivalente, mentre a partire dal livello 5 si paga una sovrattassa. Ad un primo sguardo sembra un sistema non solo equitativo ma perfino progressivo. Senonché è lo schematismo dell’assunto che lascia perplessi, in quanto da un lato si dà per scontato che gli estratos riflettano perfettamente il potere di acquisto dei residenti, mentre dall’altro non viene presa in considerazione la dinamica stigmatizzante innescata dalla formalizzazione burocratica dei livelli simbolici di esistenza. Così a ciascun colombiano viene ricordato, insieme alle bollette della luce e del telefono, a quale classe sociale egli appartiene (o deve appartenere).
Chiaramente è Bogotà, una città che rasenta i dieci milioni di abitanti e secondo alcuni osservatori li supera abbondantemente, la realtà urbana in cui il sistema degli estratos presenta il massimo impatto: nelle città colombiane piccole e di medie dimensioni infatti gli strati di suddivisione socioeconomica sono al massimo 3 e 4. A Bogotà, nei quartieri più esclusivi e nelle gated community si arriva allo strato 8, mentre nella considerevole periferia urbana si arriva facilmente allo strato 2 o a quello che rappresenta l’ultimo girone di un vero e proprio inferno dantesco: lo strato 1. Inoltre, la politica degli estratos trova a Bogotà anche una certa facilitazione geografica: situata su di un altopiano a più di 2500 metri, la città presenta una forma a scacchiera che, a partire dal centro urbano, si sviluppa quasi geometricamente lungo lo scorrimento delle principali arterie urbane. Grossomodo la Candelaria, l’antico e pittoresco centro coloniale, segna il confine tra la moderna parte settentrionale della città (il nord di Bogotà), dominata dal municipio (nella città sono 20) di Usaquen, dove si trovano soltanto estratos a partire dal 4, e l’altrettanto vasto settore meridionale, in cui risiedono la maggioranza degli estratos popolari. Paradossalmente, la comuna della Candelaria, in cui insistono edifici dall’alto valore storico, appartiene quasi del tutto all’estrato 1, forse per preservarne l’atmosfera e il patrimonio storico. Da questo punto di vista, sarebbe interessante verificare se le politica degli estratos non abbia in questo caso contrastato il fenomeno della gentrificazione, permettendo alla popolazione originaria con scarso reddito di pagare un basso costo per i servizi. Le contraddizioni potrebbero non essere tutte e solo «negative», insomma.
Ciononostante, l’obiettivo della progressività delle imposte legate alla politica di stratificazione urbana burocratizzata nasconde l’interesse delle società di erogazione dei servizi, parzialmente privatizzate negli anni Ottanta e Novanta nel segno delle riforme neoliberiste che hanno investito la regione, di perseguire il proprio profitto: nelle tariffe vengono pertanto considerati non solo i costi di produzione, che si applicano ai livelli più alti, ma anche gli investimenti e altri costi di fornitura; inoltre, occorre considerare come prima delle privatizzazioni i prezzi relativi dei servizi erano nettamente più bassi e, quindi, la politica di stratificazione ha consentito, contestualmente alla liberalizzazione dei prezzi, una maggiore redditività per queste imprese. I sussidi per gli estratos più bassi (fino al 70% del costo per lo estrato 1) sono del resto a carico dell’erario, anche se dalle tariffe più alte pagate da chi vive a partire dallo estrato 5 viene dedotta una percentuale che copre parte del costo dei sussidi erogati agli estratos più bassi. In sostanza lo Stato, con la politica dei sussidi, consente da un lato a tutta la popolazione, anche quella più marginale, di vedere garantiti i servizi basici, dall’altro sostiene la redditività e il profitto per le imprese di quei medesi servizi.
Il sistema degli estratos è nato quindi principalmente per ragioni di carattere organizzativo. Tuttavia ha avuto notevoli ricadute a livello simbolico, contribuendo non solo a stigmatizzare alcune comunas ma anche a istituzionalizzare la frammentazione socio-territoriale metropolitana. Realizzando alcune interviste, ad esempio ad un’avvocata residente nell’affluente nord cittadino, si è potuto costatare che molti sconsigliano di abitare in estratos inferiori al 5, nonostante nel 4 dovrebbero vivere coloro che non ricevono sussidi per pagare i servizi, cioè quella che dovrebbe essere considerata una classe media. Eppure, le comunas sotto gli estratos 5 vengono considerate pericolose. Tuttavia, si è potuto costatare come un barrio di strato 4 nel municipio settentrionale di Usaquen, pur preservando la propria natura popolare, presenta un’ottima collocazione di servizi (parchi, ristoranti, centri commerciali). Eppure vive parzialmente lo stigma di barrio pericoloso in confronto a quartieri di strato 5 e 6 che si trovano nelle vicinanze: come vedremo, tutto ciò si riflette sul valore degli immobili.
L’altra perplessità, cui abbiamo accennato, cioè che non di rado gli estratos non riflettono effettivamente il potere d’acquisto degli abitanti delle comunas, ha trovato riscontro in un’intervista ad un’altra abitante del municipio di Usaquen, nel barrio di Cedritos, che si situa alla frontiera tra gli estratos 5 e 4, la quale è stata costretta a mettere in vendita il proprio appartamento di estrato 5 giacché stava accumulando debiti per pagare sia la sovrattassa sui servizi che i costi di amministrazione, generalmente più elevati negli estratos superiori al 4.
Anche il mercato immobiliare a Bogotà, che risente di una vasta offerta abitativa ed edilizia a fronte di una domanda non sempre così sostenuta, risente paradossalmente della stratificazione burocratizzata: secondo la logica chi compra in uno strato basso dovrebbe essere avvantaggiato, dato che i costi dei servizi sarebbero calmierati, così come quelli dell’amministrazione, a Bogotà quest’ultimi molto alti in quanto essa contempla il servizio di vigilanza privata 24 ore su 24. Nondimeno, a chi se lo può permettere, si sconsiglia di comprare un immobile in uno estrato basso, anche per motivi di stigmatizzazione, in quanto sarebbe poi praticamente impossibile rivenderlo, se non a un prezzo minore. Chiaramente è possibile fare la scommessa inversa, come quella di ascensione di strato: tuttavia, si dovrebbe verificare in che misura si tratti di un’evenienza piuttosto rara.
Tuttavia, c’è anche chi ritiene, per ragioni equitative, positivo il sistema di stratificazione, anche se il lungo periodo di vigenza ne ha in qualche modo decretato la naturalizzazione, è più facile che sorprenda chi non conosce Bogotà in quanto si tratta di un unicum nel suo genere: un’intervistata sorpresa dalla domanda mi ha detto che lei non si era mai soffermata finora a riflettere sul funzionamento del sistema di pagamento dei servizi, ma che in ogni caso, pensandoci senza conoscere altri fattori per un’analisi più strutturata, si tratta di un piccolo granello di sabbia restituito ai settori meno privilegiati della città.
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Nazareno Galiè ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia, Culture e Religioni presso Sapienza Università di Roma, dove ha anche insegnato come docente a contratto. Attualmente collabora con l’Istituto di Studi Politici «S. Pio V», dove sta svolgendo un lavoro di ricerca sulla violenza urbana in America Latina.
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